SANTA TERESA DI GESÙ

1515 - 1582

Dottore della Chiesa

Madre Riformatrice dei Carmelitani Scalzi

Solennità, 15 ottobre

 Nascita

Teresa di Gesù (de Cepeda y Ahumada), nata in Avila (Spagna) nel 1515 e morta ad Alba de Tormes nel 1582, è universalmente riconosciuta come Maestra di dottrina e di esperienza spirituale, al punto che è stata la prima donna della storia alla quale è stato riconosciuto (da Paolo VI, nel 1970) il titolo di Dottore della Chiesa. Ella stessa ci ha lasciato il racconto della sua vita, ma l’ha narrata come storia di un “incontro d’amore” tra lei e Cristo. 

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img04«Alcune volte, anzi quasi sempre... mi sentivo sollevata dopo aver fatto la comunione; talvolta anche con il solo avvicinarmi al Santissimo Sacramento, mi sentivo subito così bene nell’anima e nel corpo da esserne meravigliata» (Vita 30,14).

Teresa ci insegna come far crescere la nostra fede in Gesù presente nell’Eucarestia. Le sue grazie mistiche non si sostituiscono alla fede; questa ne è il perenne fondamento. Teresa apre il suo cuore con una squisita confidenza eucaristica

Miracolo dell'EucaristiaI. Il castello e la persona

Il “Castello interiore” è molto di più di un libro. Parla di chi è Dio e della dignità dell’uomo; parla della chiamata di ogni uomo alla piena comunione con la Trinità nella stanza centrale del castello.

«Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo.
Del resto, sorelle, se ci pensiamo bene, che cos’è l’anima del giusto se non un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? E allora come sarà la stanza in cui si diletta un Re così potente, così saggio, così puro, così pieno di ricchezze? No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un’anima e alla sua immensa capacità! Il nostro intelletto, per acuto che sia, non arriverà mai a comprenderla, come non potrà mai comprendere Dio, alla cui immagine e somiglianza noi siamo stati creati.

img2Teresa cerca sceglie gli episodi dove Gesù è solo per offrirgli la sua compagnia con la certezza di essere gradita. Per lei ri-presentare significa richiamarsi le verità della fede sulla presenza del Signore, sul suo amore.

«Questo era il mio metodo di orazione. Non potendo discorrere con l’intelletto, procuravo di ri-presentarmi Gesù Cristo nel mio interno, specialmente in quei tratti della sua vita in cui lo vedevo più solo. Mi sembrava che, essendo solo ed afflitto, mi avrebbe accolta più facilmente, come persona bisognosa d’aiuto.
Mi trovavo molto bene con l’orazione dell’orto dove gli tenevo compagnia. Pensavo al sudore e all’afflizione che vi aveva sofferto, e desideravo di asciugargli quel sudore così penoso. Ma ripensando ai miei gravi peccati, ricordo che non ne avevo il coraggio. Me ne stavo con lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano, perché mi disturbavano assai.

di P. Aldino Cazzago ocd

Incoronazione di S.Teresa1. Il quarto e conclusivo aspetto della vita di Teresa di Gesù sul quale papa Francesco fissa la sua attenzione nel Messaggio per il Centenario teresiano è il fatto che ella ha saputo vivere fino in fondo le problematiche del suo tempo. «La sua esperienza mistica, scrive il papa, non la separò dal mondo né dalle preoccupazioni della gente.[…] Lei visse le difficoltà del suo tempo – tanto complicato – senza cedere alla tentazione del lamento amaro, ma piuttosto accettandole nella fede come un’opportunità per fare un passo avanti nel cammino».

Come scriveva oltre sessant’anni fa il pastore protestante svizzero Walter Nigg, «la grande mistica della Spagna non guardava fissa il cielo sì che tutto il resto sfuggiva ai suoi occhi».

di P. Aldino Cazzago

t ovs1. Il terzo significativo aspetto dell’esperienza spirituale di Teresa d’Avila che papa Francesco mette in risalto è quello della «via della fraternità». Per Teresa questa non fu, né a livello personale,né comunitario, una fuga che oggi chiameremmo intimistica. Fu,come scrive papa Francesco, «la sua risposta provvidenziale (…)ai problemi della Chiesa e della società del suo tempo».

Ma qual è il fondamento di questa «via della fraternità» e secondo quale dinamica deve vivere e svilupparsi? La risposta al primo interrogativo è semplice: la certezza che Cristo è «con noi» (Vita,32,11); quella al secondo, è un famoso testo del Cammino di perfezione: «Non crediate, sorelle ed amiche mie, che le cose da raccomandarvi siano molte. […]

di Iacopo Iadarola

 

paolo VI

Pubblichiamo l'allocuzione che Paolo VI tenne agli studenti del Collegio Internazionale Teresianum il 27 febbraio 1966, in occasione della visita alla parrocchia di S.Pancrazio attigua al Collegio. La preziosità del discorso, oltre che nel contenuto, risiede nel suo carattere inedito: non figura infatti fra i discorsi ufficiali del Pontefice, ma è stato trascritto esclusivamente negli atti del nostro Ordine (Acta Ordinis Carmelitarum Discalceatorum n.11 (1966), fasc.1-4, pp.3-7). 

 

Invitato a fare atto di presenza anche in questo Istituto, vengo molto volentieri — per conoscere intanto —, e sono lieto di vedere una casa di silenzio, di preghiera, di formazione, così nuova, così bella e anche così popolata. Vi lascio qui la mia benedizione, in modo par­ticolare. In questa forma le cose diventano più significative, espressive, e ne sono contento perché voglio che tutti sappiate quale sia la mia stima per la vostra famiglia religiosa e quale sia il desiderio di vederla fiorire e prosperare; quanto cuore io metta nel benedire il vostro Padre Generale — non è vero? — ringraziandolo di questa sua acco­glienza, il Rettore di questa casa, e poi tutti i Superiori che presie­dono alla grande famiglia dei Carmelitani Scalzi.