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BEATO BATTISTA SPAGNOLI
(detto "Il Mantovano")

1447 - 1516

Preposito generale dell'Ordine Carmelitano
Poeta

Memoria facoltativa, 17 aprile

battista spagnoli3Beato Battista SpagnoliNacque a Mantova il 17 aprile 1447 da Pietro Modover di origine spagnola, e da Costanza Maggi, di Brescia. Compiuti i primi studi nella città natale sotto la guida di Gregorio Tifernate e di Giorgio Merula, già suo condiscepolo, poi a Padova alla scuola di Paolo Bagelardi, entrò giovanissimo nella Congregazione Mantovana dell'Ordine Carmelitano a Ferrara, dove emise la professione religiosa nel 1464. Conseguì il grado di baccelliere nel 1469 e quello di maestro in teologia presso l'università di Bologna nel 1475. Le doti eccezionali gli acquistarono subito la stima e la fiducia dei superiori; già nel 1466, non ancora ventenne, fu incaricato di tenere il discorso ufficiale al capitolo di Brescia; priore a Parma nel 1471 e a Mantova nel 1479, assurgeva alla suprema responsabilità di vicario generale della congregazione nel 1483, carica che gli fu rinnovata per altre cinque volte, finché, nel 1513, fu eletto priore generale di tutto l'Ordine.

La sua attività non si limitò nell'ambito della propria famiglia religiosa; nel 1481, mentre era reggente degli studi a Bologna, fu membro della commissione giudicatrice al processo contro Giorgio di Novara; nel 1513 fu invitato a partecipare al Concilio Lateranense V; nel 1515 ebbe da Leone X l'incarico di compiere una missione di pace tra il re di Francia e il duca di Milano. Ma a servizio del suo Ordine e della Chiesa dedicò specialmente la fecondità di un genio letterario non comune; del suo amore al Carmelo rimane principale documento l'Apologia pro Ordine Carmelitarum, e della sua completa dedizione alla Chiesa sono testimonianza non solo i carmi in onore di Innocenzo VIII, di Giulio II e di Leone X, ma anche tutti quegli scritti che, come l'Obiurgatio cum exhortatione ad capienda arma contra infideles ad reges et principes christianos, ne rivelano l'attiva partecipazione ai problemi allora più sentiti dalla cristianità.

Anche gli avvenimenti che in quel tempo turbavano la vita della nazione commossero il suo spirito; i versi Pro pacata Italia post bellum ferrariense, quelli In Romam bellis tumultuantem, i De bello veneto commentariolus, il Trophaeum pro Gallis expulsis pro duce Mantuae, e soprattutto il De calamitatibus temporum, ristampato circa trenta volte, soltanto tra il 1489 e il 1510, dimostrano come lo Spagnoli, pur nella visione a volte ristretta d'interessi politici legati a determinate corti e pur nello stile aulico proprio di tanti umanisti, sentisse profondamente il dramma che andava travagliando l'Italia in quegli anni.

antonio maria crespiA.M. Crespi, Ritratto di Battista SpagnoliL'amicizia che lo legò a Giovanni Pico della Mirandola, a Pomponio Leto, a Gioviano Fontano, a Filippo Beroaldo, a Giovanni Sabbadmo degli Arienti, ad Andrea Mantegna e ad altri insigni personaggi dell'epoca, è prova del suo alto prestigio nel mondo della cultura. Del movimento umanistico fu, anzi, uno dei più celebri protagonisti, specialmente per quella Bucolica seu adolescentia in decem aeglogas divisa, di cui si contano circa centocinquanta edizioni delle quali oltre cento nel solo sec. XVI, che portò i contemporanei, persino Erasmo di Rotterdam, a proclamarlo il Virgilio cristiano. L'influsso della sua opera poetica, la cui fama si trova accolta anche da Shakespeare, che ne riporta alcuni versi in Loves Labour's Lost, si esercitò particolarmente nella letteratura inglese; Alexander Barclay ne parafrasò le egloghe, Edmund Spenser lo imitò nello Shepheardes Calender, John Milton nella Ode on the Morning of Christ's Nativity.

Il lavoro che gli veniva dagli uffici assegnatigli e l'intensa attività letteraria non lo distolsero dagli ideali carmelitani della vita interiore e dalla speciale devozione alla Madonna. L'esercizio delle virtù e la rinuncia al mondo furono già il tema del De vita beata, dialogo che scrisse ad appena sedici anni; l'aspirazione alla solitudine e il desiderio della presenza di Dio si ritrovano costantemente nelle opere successive e nella corrispondenza epistolare. In onore della Madonna compose vari carmi e un poema in tre libri, la Parthenice Mariana, che ebbe rapida diffusione in tutta Europa (una settantina di edizioni, di cui quindici nel sec. XV e circa cinquanta nel XVI); si adoperò perché fosse affidata alla sua congregazione la custodia del santuario di Loreto, ciò che ottenne, sebbene per pochi anni, nel 1489.

Le sei Parthenices composte per le martiri Caterina, Margherita, Agata, Lucia, Apollonia, Cecilia, e i carmi in onore di S. Giovanni Battista, di S. Giorgio e di altri santi sono, insieme ai dodici libri del De sacris diebus, un altro indizio della sua pietà religiosa. Colpito dalla dilagante corruzione del clero e del popolo, espresse la sua ansia riformatrice non solo con felici spunti letterari, come nella IX egloga De moribus curiae romanae, ma anche con un vibrante discorso pronunciato nel 1489 nella basilica vaticana davanti a Innocenzo VIII e ai cardinali. Alcune frasi particolarmente severe indussero lo stesso Lutero ad appoggiarsi sulla sua autorità nel prendere posizione contro Roma; e in una Anthologia... sententiosa collecta ex operibus Baptistae Mantuani, pubblicata a Norimberga nel 1571, i protestanti arrivarono ad additare nel carmelitano un precursore del riformatore tedesco. Ma è superfluo notare la differenza essenziale tra lo spirito di riforma del Beato, che intendeva agire all'interno della Chiesa, e quello luterano, che doveva condurre allo scisma.

Il culto del Beato, che ebbe inizio subito dopo la morte, avvenuta nella città natale il 20 marzo 1516, fu approvato da Leone XIII il 17 dicembre 1885. Il corpo si conserva nella chiesa cattedrale di Mantova; se ne celebra la memoria il 17 aprile.


di P. Edmondo Coccia ocarm
da Santi del Carmelo, a cura di Ludovico Saggi Ocarm, Institutum Carmelitanum, Roma, 1972.