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Segnaliamo la recente pubblicazione della miscellanea Teologia dell'amore, curata da P. Christof Betschart e suor Maria Manuela Romano, ocd, per le edizioni Città Nuova: "Due millenni di cristianesimo non sono bastati per fare emergere pienamente il significato della rivelazione che «Dio è amore». In questo volume collettivo, un gruppo di giovani filosofi e teologi si interroga su questo significato e sull’apporto della spiritualità carmelitana nelle sue figure, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux ed Edith Stein, alla teologia dell’amore contemporanea con la speranza di contribuire a una Weltanschauung cristiana". Fra i contributi del volume c'è anche un saggio su Teresa d'Avila di un padre della nostra Provincia veneta, Iacopo Iadarola.
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Il Teresianum organizza, nei giorni tra il 13 e il 17 marzo 2022, la 63° edizione della Settimana di Spiritualità con il titolo “Dilatasti cor meum”. La preghiera atto d’amore.
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In questi “esercizi spirituali online” per la Quaresima 2022 contempleremo ogni settimana, a partire dal mercoledì delle ceneri, il Vangelo domenicale con l'aiuto di un/a santo/a del Carmelo.
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di P. Marco Paolinelli ocd
Cento anni fa, il 1° gennaio 1922, la dottoressa Edith Stein, filosofa allieva di Edmund Husserl e già sua assistente, veniva battezzata nella chiesa parrocchiale di Bergzabern col nome di Theresia Hedwig (per il nome religioso, con cui è venerata nell’Ordine e nella Chiesa, Teresa Benedetta della Croce, si dovranno attendere ancora dodici anni). «Ben preparata e ben disposta, – recita l’atto di Battesimo – si è convertita dall’ebraismo alla religione cattolica»[1]. A qualcuno è dispiaciuto quel “dall’ebraismo” (ex judaismo), perché in effetti, più che da una sentita professione della fede ebraica, Edith usciva da un lungo periodo di ateismo o assoluta indifferenza religiosa; o meglio, piuttosto, da un cammino che, partendo da quella posizione, l’aveva condotta alla fede cattolica.
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Riportiamo da L'Osservatore Romano del 20 dicembre 2021 la recensione del recente saggio pubblicato per le nostre Edizioni OCD da un padre della nostra provincia, Iacopo Iadarola: «Nessuno ha un amore più grande di questo». Contributi carmelitani per una spiritualità dell’offerta della vita.
di P. Stefano Zamboni, sci
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Ma come si può dare la vita? In che modo offrire qualcosa che in fondo non ci appartiene, che è per noi dono prima d’essere possesso? E in quanti modi si può offrire la propria vita? Nel 2017 Papa Francesco ha promulgato un «motu proprio», ispirato nel titolo proprio alle parole del Quarto vangelo sopra riportate (Maiorem hac dilectionem), con il quale ha disposto che, come ulteriore possibile via di canonizzazione, vi sia anche quella che riconosce la testimonianza di quanti «seguendo più da vicino le orme e gli insegnamenti del Signore Gesù, hanno offerto volontariamente e liberamente la vita per gli altri ed hanno perseverato fino alla morte in questo proposito».
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