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di Iacopo Iadarola
«È solo quando la memoria viene filtrata dall'immaginazione, che i film arrivano realmente nel profondo dell'anima»
Con queste parole del celebre regista Louis Malle vogliamo prepararci alla Giornata della Memoria che si terrà il prossimo 27 gennaio, in ricordo delle vittime ebree della violenza nazista. Di queste vittime Malle ha celebrato il ricordo con il suo pluripremiato film Au revoirs les enfants (fra i più significativi riconoscimenti: Leone d’Oro nel 1987, David di Donatello e Oscar come migliore sceneggiatura nel 1988. Uscito in Italia col titolo: Arrivederci ragazzi). Storia - ruvida e delicatissima insieme - di un’amicizia fra due collegiali, Julien e Jean, che sul nascere viene brutalmente tranciata dall’irruzione della Gestapo nel collegio, in cerca di tre ragazzi ebrei che lì vivevano sotto falso nome, fra i quali Jean. Oltre ai tre ragazzi, subito scovati e spediti ad Auschwitz dove saranno gassati, in campo di concentramento viene mandato anche il responsabile del loro occultamento, il direttore del collegio Padre Jean. Che serenamente, nella scena finale del film, mentre viene scortato via, così saluta i suoi studenti:
“Au revoirs les enfants!”
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Pubblichiamo questo interessante articolo di Fidel García Martínez, docente universitario in filologia romanza, per gentile concessione del giornale spagnolo Guadalajaradiario.es.
In questo appena cominciato 2015 si celebrano due centenari di due nascite molto differenti ma collegate tra loro. Quello più importante è senza dubbio il V centenario della nascita della più grande scrittrice in lingua castigliana, come testimoniò Luis de Leòn quando affermò: «Dubito che ci sia all’interno della nostra lingua uno stile di scrittura che possa eguagliarsi a quello di S. Teresa». Per quanto riguarda il secondo centenario non si tratta della nascita di una persona, bensì della “Seconda Parte” del “Don Chisciotte” che compie il suo IV centenario di pubblicazione in questo stesso anno. È in questa “Seconda Parte” che è possibile ritrovare la vera essenza del romanzo cervantesco per le sue raffinate risorse e per il fatto che i protagonisti Don Chisciotte e Sancio vi si trovano perfettamente configurati.
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di Iacopo Iadarola
È appena trascorso, il 7 gennaio 2015, il trentesimo anniversario della morte di P.Sergio Sorgon, missionario carmelitano in Madagascar: l’Isola rossa nei cui “fiumi si direbbe che scorre sangue”. Così si era espresso vedendo il paese dall’aereo che lì lo aveva portato nel 1969, insieme ad altri due padri, per impiantare la missione promossa dal Carmelo veneto. Non sapeva che, molto dopo - dopo 16 anni di infaticabile lavoro missionario, di costruzione di scuole e parrocchie in ruoli di alta responsabilità - in quei fiumi avrebbe versato il proprio sangue. Il 7 gennaio 1985 infatti, in circostanze ancore misteriose, sarebbe stato barbaramente ucciso per moventi certamente non irrelati al suo sforzo e al suo impegno appassionato per il riscatto e l’emancipazione del popolo malgascio. A questo riguardo, impiegava spesso il termine "malgascizzazione" per indicare quel lungo e faticoso processo culturale che si auspicava avvenisse per la nazione e per la Chiesa del Madagascar, processo tramite cui il popolo malgascio avrebbe dovuto diventare il protagonista e l'interprete delle propria fede, cultura ed economia - e non un passivo ricettore di istruzioni impartite dall'alto.
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di Iacopo Iadarola
E’ veramente incredibile constatare quanto la nostra S. Teresina sia stata in grado di addentrarsi nella terra desolata del nostro secolo alienato da Dio. A partire dal caso di Pranzini, l’assassino convertito sul patibolo dalle sue preghiere, S. Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo non ha smesso di pregare per i fratelli più lontani e più impaludati nel peccato, secondo la commovente preghiera consegnataci nel Manoscritto C di Storia di un’anima: “Immaginiamo che io sia nata in un paese circondato da una fitta nebbia: mai ho contemplato l’aspetto ridente della natura, inondata, trasfigurata dal sole splendente; fin dalla mia infanzia, è vero, sento parlare di queste meraviglie, so che il paese in cui mi trovo non è la mia patria, che ce n’è un altro al quale devo aspirare incessantemente. Non è una storia inventata da un abitante del triste paese in cui mi trovo: è una realtà certa, perché il Re della patria dal sole splendente è venuto a vivere 33 anni nel paese delle tenebre. Ahimè, le tenebre non hanno affatto capito che questo Re Divino era la luce del mondo!... Ma, Signore, tua figlia l’ha capita la tua luce divina! Ti chiede perdono per i suoi fratelli. Ella accetta di mangiare per quanto tempo vorrai il pane del dolore e non vuole affatto alzarsi, prima del giorno che hai stabilito, da questa tavola piena di amarezza alla quale mangiano i poveri peccatori…Così ella può dire a nome suo, a nome dei suoi fratelli: Abbia pietà di noi Signore, perché siamo poveri peccatori!...Oh, Signore, rimandaci giustificati!... Che tutti coloro che non sono illuminati dalla luminosa fiaccola della Fede la vedano finalmente brillare…O Gesù, se è necessario che la tavola profanata da loro sia purificata da un’anima che ti ama, accetto di mangiarvi da sola il pane della prova fino a quando ti piaccia introdurmi nel tuo regno luminoso.”[1].
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di P. Angelo Lanfranchi ocd
Beata Mariam BouardySabato 6 dicembre, papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione della beata Maria di Gesù Crocifisso (al secolo: Maria Baouardy), monaca dell’ordine dei Carmelitani Scalzi; nata a Abellin in Galilea il 5 gennaio 1846 e morta a Betlemme il 26 agosto 1878.
Si tratta di un evento a lungo atteso, soprattutto da coloro che guardano alle vicende umane non con l’occhio superficiale che si sofferma su ciò che è effimero, ma è invece attento a ciò che resta per sempre.
René Schwob, uno scrittore francese di origine ebraica, le dedicò un libro dal titolo: Leggenda aurea al di là del mare, in cui definiva la vita di Mariam «una delle vite più meravigliose della storia del cattolicesimo». E concludeva con questo commento: «Ci sia permesso auspicare che questa piccola illetterata, quando sarà avvenuta la sua canonizzazione, divenga la patrona degli intellettuali. È ben qualificata per liberarli dall’orgoglio». Un altro celebre poeta e romanziere – quel Francis Jammes che si proclamava sempre «entusiasta del miracolo dell’universo» – scrisse di lei: «Era una vera figlia di oriente, che cantava le lodi del Creatore servendosi di immagini belle, ingenue», e l’ammirò tanto da spingere fino a scrivere al papa per chiederne la canonizzazione.
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