Meditazione carmelitana sulla II Domenica d'Avvento dell'anno C (Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6)

di F. Iacopo Iadarola ocd

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Nel deserto...

Nella liturgia della II Domenica d’Avvento siamo richiamati al deserto: quello di Giuda (Vangelo), quello del Negheb (Salmo), quello della nostra arida quotidianità. Infatti, per passare dall’Avvento finale del Figlio dell’Uomo, come ricordato Domenica scorsa, all’Avvento iniziale del Natale, cui ci stiamo avvicinando, la Chiesa ci insegna che bisogna passare per l’Avvento mediano dell’oggi mediocre, del Signore che viene ora, in ogni momento, nel nostro niente. Solo così, esercitandoci ad attenderlo in ogni minuto, sapremo riconoscere nel minuto corpo di un bambino il Re della Gloria. Il deserto serve a questo: lì ogni dettaglio è sovraesposto, le proporzioni si fanno eterne, disertando dal tran-tran del mondo e della sua transitorietà. Il Vangelo di questa Domenica ce lo dimostra plasticamente, nei primi versetti che ascolteremo: non nelle tetrarchie, non sotto l’imperatore, il procuratore o il sommo sacerdote, ma “venne la Parola di Dio sopra Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Lc 3,2). Ma perché proprio nel deserto? Ecco cosa ci risponderebbe Teresa d’Avila:

di P. Ermanno Barucco ocd

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Seguendo la “tradizione carmelitana”, nei refettori dei conventi e monasteri carmelitani si trovano spesso due “scritte” poste ai lati di una croce: la prima scritta, a sinistra, è «Ad mensam sicut ad crucem»; la seconda, a destra, è «Ad crucem sicut ad mensam». L’origine di questa tradizione è fatta risalire, così viene sovente detto ai “novizi carmelitani”, a san Giovanni della Croce.

Meditazione carmelitana sulla I Domenica d'Avvento dell'anno C (Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36)

di P. Ermanno Barucco ocd

san-lucas-el-grecoLuca: il vangelo della misericordia

Con la prima domenica di Avvento di quest’anno, comincia la lettura domenicale del vangelo di Luca, “il vangelo della misericordia”, come è chiamato, perché presenta il ministero di Gesù sotto l’angolatura particolare dell’annuncio della misericordia e del perdono di Dio. Non tanto per la frequenza elevata della parola “misericordia”, peraltro usata sei volte all’inizio, nei Cantici del Magnificat e del Benedictus (Lc 1,46-55.58.68-79), come fosse una porta di ingresso del vangelo, ma in forza delle “parabole della misericordia”, alcune tipicamente lucane (Lc 15,1-32), e degli episodi di Zaccheo (Lc 19,1-10) e della peccatrice perdonata con relativa parabola (Lc 7,36-50). Il vangelo di Luca non insiste molto più degli altri evangelisti nel mettere in evidenza che Gesù perdona i peccati, tuttavia esso solo trasmette le parole di Gesù sulla croce «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34) e la figura del buon ladrone “perdonato” e accolto in Paradiso (Lc 23,39-43). Inoltre, a partire dalla fine del suo vangelo, Luca introduce l’annuncio del perdono dei peccati proclamato a tutte le nazioni (Lc 24,47) che riprenderà più volte lungo gli Atti degli Apostoli, che sono il secondo volume della sua opera, la continuazione del suo vangelo.

di P. Agostino Pappalardo ocd

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«Ma in che cosa consiste il “potere” regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto.

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La «Rivista di Vita Spirituale» ha pubblicato recentemente (numeri 1, 2 e 3 del 2015) uno strumento di lavoro che può aiutarci a meglio comprendere, meditare e fare nostro il ciclo di Elia. Si tratta di una lettura in forma di analisi narrativa di 1Re 16,29 - 2Re 2,18, testo che riveste un’importanza particolare per i carmelitani visto il loro legame con il grande profeta biblico. Ne proponiamo qui alcuni passi (per le note rinviamo alla rivista). L'autore è un frate della nostra Provincia veneta, F. Fabio Roana ocd.

Nella Bibbia, a cavallo dei due Libri dei Re, troviamo una sezione caratterizzata dalla presenza di Elia, una figura che segna profondamente la tradizione ebraico-cristiana, a partire dalla Scrittura stessa (2Cr 21,12-20; Sir 48,1-12; 1Mac 2,58; Ml 3,22-24; il Nuovo Testamento con trenta ricorrenze). Ma com’è il testo che ci tramanda la sua storia? Chi ne è l’autore? Quale mondo esso dischiude? Contiene al suo interno gli elementi sufficienti per la sua interpretazione oppure richiede un’estensione dei suoi limiti? Inoltre, a partire da tale testimonianza, cosa si può dire di Elia? Quali personaggi costellano le vicende che lo riguardano? È proprio lui il protagonista? In che ambiente si trova a vivere? Come racconta questa storia il narratore? A chi si rivolge? Sono necessarie una competenza specifica e una collaborazione attiva da parte del lettore oppure no? Qual è il messaggio del racconto? Perché finisce per essere tanto importante? Queste sono alcune delle domande che un’analisi narrativa può aiutare a risolvere e sulle quali lo studio che segue cercherà di riflettere, sulla base di un manuale introduttivo e di alcuni altri sussidi essenziali, come traduzioni, commentari, bibbie commentate e studi biblici di vario tipo; il tutto però incentrato su una lettura per quanto possibile attenta del testo così com’è – almeno in una sua traduzione affidabile –, con l’intento di far parlare questo rendendolo meglio intelligibile.

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