di F. Iacopo Iadarola ocd

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La solennità di san Giuseppe è celebrata nell'ordine del Carmelo almeno dalla seconda metà del XV secolo. Addirittura furono i carmelitani i primi a comporre nella Chiesa latina un'ufficiatura liturgica interamente dedicata al santo. Ecco una traduzione dell'introito della Messa del 19 marzo riportato nell'antico messale carmelitano: "Gioisci san Giuseppe, padre della Chiesa, tu che per doni spicchi fra tutti i padri: custode del Signore, sposo provvido della puerpera Maria, guida castissima; dall'alto dei cieli sii guida anche di noi supplici...".

Come è noto, la devozione della santa madre Teresa d'Avila nei suoi confronti era sconfinata, e di essa ci testimonia il P. Gracian: "In tutte le fondazioni portava con sé una statua di questo glorioso santo, che ora sta ad Avila, chiamandolo fondatore di questo Ordine... I quali [i discepoli della santa] riconoscono come fondatore di questa riforma il glorioso san Giuseppe, con la cui devozione la fondò la Madre Teresa...". Tale devozione a san Giuseppe maturò negli anni della tremenda malattia della santa, che la portò in fin di vita appena venticinquenne e da cui fu guarita per intercessione del "medico celeste" Giuseppe, come lei stessa ci racconta in un celebre brano della Vita (6,5-8) che riportiamo qui sotto. Che san Giuseppe custodisca il suo Carmelo, la Chiesa e il mondo intero in questo drammatico momento! 

"Quando vidi lo stato in cui i medici della terra mi avevano ridotta, e come fossi tutta contorta in così giovane età, decisi di ricorrere ai medici del cielo e domandare ad essi la salute, perché, quantunque sopportassi quel male con tanta gioia, desideravo anche di guarire. Pensavo talvolta che se con la salute avessi dovuto dannarmi, sarebbe stato meglio rimanere così, ma insieme pensavo che con la salute avrei potuto servire meglio il Signore. - Ecco qui il nostro errore: non voler rimetterci in tutto nelle mani di Dio che sa meglio di noi quello che ci conviene. Cominciai a far celebrare messe e a recitare orazioni approvate. Non fui mai portata a certe devozione che alcuni praticano, specialmente donne, nelle quali entrano non so quali cerimonie che io non ho mai potuto soffrire, e che a loro piacciono tanto. Poi si conobbe che non erano convenienti e sapevano di superstizione.

Io invece presi per mio avvocato e patrono il glorioso S. Giuseppe, e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nella necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi in cui - era in gioco il mio onore e la salute dell'anima mia. Ho visto chiaramente che il suo aiuto mi fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l'intercessione di questo santo benedetto. Ad altri santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell'altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol darci a intendere che, a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, altrettanto gli sia ora in cielo nel fare tutto ciò che gli chiede. Ciò hanno riconosciuto per esperienza varie altre persone che dietro mio consiglio gli si sono raccomandate. Molte altre si sono fatte da poco sue devote per aver sperimentato questa verità.

Procuravo di celebrarne la festa con la maggior possibile solennità. È vero che ci mettevo più vanità che spirito, perché volevo che si facesse tutto con ricercatezza e scrupolosità, ma l'intenzione era buona. Del resto, era questo il mio male, che appena il Signore mi faceva grazia d'intraprendere qualche cosa di buono, lo frammischiavo a molte imperfezioni e mancanze. - Dio mi perdoni se per il male, le ricercatezze e le vanità usavo invece tanta industria e diligenza! Per la grande esperienza che ho dei favori di S. Giuseppe, vorrei che tutti si persuadessero ad essergli devoti. Non ho conosciuta persona che gli sia veramente devota e gli renda qualche particolare servizio senza far progressi in virtù. Egli aiuta moltissimo chi si raccomanda a lui. È già da vari anni che nel giorno della sua festa io gli chiedo qualche grazia, e sempre mi sono vista esaudita. Se la mia domanda non è tanto retta, egli la raddrizza per il mio maggior bene.

Se la mia parola potesse essere autorevole, ben volentieri mi dilungherei nel narrare dettagliatamente le grazie che questo Santo glorioso ha fatto a me e ad altri, ma per non varcare i limiti che mi furono imposti, in molte cose sarò più breve di quanto vorrei, e in altre più lunga del bisogno: insomma, come colei che ha poca discrezione in tutto ciò che è bene. Chiedo solo per amore di Dio che chi non mi crede ne faccia la prova, e vedrà per esperienza come sia vantaggioso raccomandarsi a questo glorioso Patriarca ed essergli devoti. Gli devono essere affezionate specialmente le persone di orazione, perché non so come si possa pensare alla Regina degli angeli e al molto da lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare S. Giuseppe che fu loro di tanto aiuto. Chi non avesse maestro da cui imparare a far orazione, prenda per guida questo Santo glorioso, e non sbaglierà. Piaccia a Dio che non abbia sbagliato io nell'arrischiarmi a parlarne, perché sebbene mi professi sua devota, tuttavia nel modo di servirlo e imitarlo sono piena di difetti. Egli, da quegli che è, mi ha dato di alzarmi da letto, raddrizzarmi e camminare; e io, da quella che sono, l'ho ripagato con usare male la sua grazia".