di don Filadelfio Alberto Iraci

teresina

L’idea di accostare due figure così diverse, don Giovanni da un lato e santa Teresa di Lisieux dall’altro, scaturisce dall’aver rinvenuto una singolare coincidenza: è possibile infatti caratterizzare le loro rispettive esperienze attorno all’espressione “Io scelgo tutto”, che si ritrova sulle labbra di entrambi. Le due vicende, però, hanno esiti diametralmente opposti: la santità per la prima, un rovinoso naufragio per il secondo. Eppure il punto di partenza sembra essere, apparentemente, lo stesso.

Il Don Giovanni di Mozart: «Io le prendo tutte»

Le interpretazioni della figura del don Giovanni sono molteplici, ma si possono riassumere essenzialmente attorno a due principali, il libertino seduttore e il miscredente razionalista, entrambe incarnazione dell’anelito all’affermazione dell’Io, o tramite la potenza dell’Eros per godere della vita o tramite la negazione di Dio per rifuggire qualunque obbedienza.

In quest’ultimo caso, l’espressione dell’autoaffermazione del proprio Io contro Dio è l’a solo del servo Leporello con il quale, dopo l’overture, si apre il capolavoro mozartiano. Egli afferma chiaramente e ripetutamente: «Non voglio più servir», che riflette e anticipa la ribellione tipica del suo padrone, la quale riecheggia il diabolico Non serviam (cf. Ger 2,20), espressione degli angeli “ribelli” e quindi della loro “caduta”.

L’affermazione dell’Io tramite l’Eros ha invece la cifra dell’infedeltà in amore. In realtà Don Giovanni non ama, egli si limita a fare “prove d’amore” su vittime che, in fin dei conti, sono puramente casuali, ma tuttavia egli pretende di «voler bene a tutte quante», in un delirio di onnipotenza che si basa sull’affastellarsi delle sue conquiste. Considerando la figura del Don Giovanni nel commento all’opera lirica di Mozart, S. Kierkegaard gli pone sulla bocca queste parole: «Vi sbagliate! Io non sono affatto un marito che ha bisogno di una fanciulla straordinaria per essere felice, …e ciò che mi rende felice l’ha ogni fanciulla, e quindi le prendo tutte!». Don Giovanni le prende tutte ma in realtà non sceglie niente e non sceglie mai, perché non ha mai scelto nessuna donna. E quindi non sceglie mai neppure se stesso, perché la scoperta di se stessi avviene nella scelta di qualcosa e di qualcuno, in una scelta che implica una dimensione e una forma etica del volere e non solo la visione estetica del possedere. Don Giovanni alla fine perde tutto e perde se stesso perché è un amore fallimentare quello che vuole vincere innalzandosi sull’altro, possedendolo e sottomettendolo. Questo modo di affermare l’amore è illusorio e disumanizzante.

Santa Teresa di Gesù Bambino: «Io scelgo tutto»

Nelle prime pagine del suo scritto autobiografico, la “piccola Teresa” racconta un episodio della sua infanzia: «Un giorno Leonia, pensando di essere troppo grande per giocare a bambola, venne a trovarci tutte e due con un cestino pieno di vestitini e di pezzi di stoffa destinati a farne altri; al di sopra era stesa la sua bambola. “Tenete, sorelline mie, ci disse, scegliete, è tutto quanto per voi”. Celina allungò la mano e prese un pacchetto di cordoncini che le piaceva. Dopo un momento di riflessione, allungai la mano a mia volta dicendo: “Io scelgo tutto!”, e presi il cestino senza tante cerimonie […]. Questo piccolo fatto della mia infanzia è il riassunto di tutta la mia vita: più avanti, quando mi è apparsa la perfezione, ho capito che per diventare una santa bisognava soffrire molto, cercare sempre il più perfetto e dimenticare se stessi, ho capito che c’erano molti gradi nella perfezione e che ogni anima era libera di rispondere agli inviti di Nostro Signore, di fare poco o molto per Lui, in una parola di scegliere tra i sacrifici che Egli chiede. Allora, come ai giorni della mia prima infanzia ho esclamato: “Mio Dio, scelgo tutto. Non voglio essere una santa a metà, non mi fa paura soffrire per te, non temo che una cosa: conservare la mia volontà. Prendila, perché ‘scelgo tutto’ quello che vuoi tu!...”» (Ms A, 10r°-v°).

Questa scelta si è rivelata come un nodo fondamentale della sua vita: nell’aver scelto tutto ciò che Dio avrebbe voluto per lei, Teresa individua un reale cammino di santità, scarta ogni via di mediocrità e concretizza i suoi desideri infiniti. Che siano gioie o sofferenze, Teresa sceglie ciò che ha scelto Gesù: non di fare la sua volontà, ma la volontà del Padre (cf. Mc 14,36).

In questa obbedienza a Dio, Teresa ritrova se stessa e trova la sua vocazione all’amore vero e totale: «Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in nessuno dei membri descritti da san Paolo, o meglio, volevo riconoscermi in tutti! La Carità mi dette la chiave della mia vocazione. […] Allora nell’eccesso della mia gioia delirante, ho esclamato: O Gesù, mio Amore… la mia vocazione l’ho trovata finalmente!... La mia vocazione è l’Amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l’hai dato: nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’Amore!... Così sarò tutto… così il mio sogno sarà realizzato!!!» (Ms B, 3v°).

Si sente ancora riecheggiare quel “Io scelgo tutto”, il desiderio umano di cose grandi mai definitivamente sopito ma che trova nell’Amore di Dio “tutto”, perché per conquistare tutto il nostro amore Dio è giunto a donarci tutto se stesso, fino a donarci il suo medesimo e unico Figlio perché noi fossimo resi conformi all’immagine del Figlio suo.

Don Giovanni e il Santo

Una lettura cristiana del don Giovanni lo ha inteso come l’uomo in cerca dell’Amore infinito, che non si appaga dell’amore umano e di conseguenza lo vive in maniera infedele. Dall’altra parte abbiamo visto l’esperienza di Teresa che riceve da Dio di essere l’Amore nel cuore della Chiesa, fino ad essere tutto, tutti i membri della Chiesa, quando sceglie tutto ciò che Dio vuole per lei.

Nel fare la volontà del Padre e nell’accogliere la vocazione all’amore, santa Teresa si lascia rendere conforme a Cristo e, come scriveva F. Castelli, «più l’uomo si configura a Gesù Cristo, suo prototipo, più si realizza. Ne consegue che il vero Don Giovanni, pellegrino alla ricerca dell’Amore, è il Santo, cioè colui che vive di Cristo».

 

 

Per approfondire il confronto tra il Don Giovanni di Mozart e santa Teresa di Lisieux:

F. A. Iraci, Pretesa di onnipotenza e forza della debolezza. Il Don Giovanni di Mozart vs S. Teresa di Lisieux, in R. Tremblay – J. Mimeault (a cura di), Forza nella debolezza. Fecondità di un paradosso cristologico, (coll. Quaderni Hypsosis, 1) Aracne, Roma, 2016, pp. 23-35.

F. A. Iraci, La forma oltre la bellezza. Indagine sulla forma dell’ethos alla luce di alcuni autori contemporanei, (coll. Dissertatio. Serie romana, 53) Pontificio Seminario Lombardo – Glossa, Roma – Milano, 2017, pp. 55-85; 531-538.