di Piero Graziani
Sabato 18 e domenica 19 Gennaio il nostro convento di Treviso ha ospitato una testimonianza sulla vita di Chiara Corbella Petrillo. Hanno parlato il marito Enrico e il padre spirituale della coppia P. Vito; sono venuti ad ascoltarli un numero davvero sorprendente di ragazzi provenienti da buona parte del Nord Italia (addirittura una coppia di giovani sposi dalla Germania). Secondo una stima approssimativa abbiamo toccato le 700 presenze sabato sera in chiesa e oltre il migliaio domenica mattina in auditorium.
La storia di Chiara e di Enrico si sta diffondendo grazie alla pubblicazione del libro “Siamo nati e non moriremo mai più” edito da Porziuncola; alle persone presenti a questi giorni è stato concesso il privilegio di ascoltare una testimonianza con le tinte e le sfumature che solo l’esperienza personale può fornire al racconto.
Enrico ha cominciato la prima sera a parlare del suo incontro con Chiara e del loro lungo fidanzamento: durato ben sei anni. Un tempo che ha definito prezioso nonostante le numerose traversie e l’instabilità continua: Enrico stesso ha ammesso di non ricordare quante volte lui e Chiara si siano lasciati e poi rimessi insieme. Non un ritratto agiografico ma una riproduzione fedele delle difficoltà e delle ferite di un cammino; proprio questa immersione nei problemi comuni alla grande maggioranza delle coppie ha catturato l’attenzione dei giovani.
Forse una delle frasi più toccanti è stata la citazione che Enrico ha fatto del figlio Francesco, di appena 3 anni: “Per vedere come una cosa è fatta dentro è necessario spezzarla; così deve avvenire col nostro cuore e a questo servono le fatiche: per riappropriarci della nostra splendente dignità di figli amati dal Padre”.
E’ stato molto interessante come Enrico abbia rimarcato alcune linee fondamentali per poter progredire nel cammino del fidanzamento: come, ad esempio, l’affidarsi a un direttore spirituale (nella specie P. Vito dei frati minori). Inoltre ha affermato che il tempo del fidanzamento è stato un tempo di preparazione a tutto quello che è seguito dopo le nozze. In poche parole si potrebbe dire che la testimonianza del sabato ha acceso la speranza nella vita di tanti: è come se il trovarsi accomunati dalle fatiche dei due coniugi romani avesse fatto rialzare gli occhi verso l’alto e andare oltre le difficoltà di ogni giorno.
Domenica mattina in un auditorium vicino al convento è proseguita la testimonianza; P. Vito ha presieduto la messa per il migliaio di presenti che, nell’omelia, ha definito “figli chiamati da Chiara”. Terminata la messa Enrico ha ripreso la parola per raccontare della vita con Chiara dopo il matrimonio.
Ha cominciato dalla prima gravidanza della moglie segnata molto presto dalla diagnosi prenatale di una grave malformazione della piccola Maria. I medici avevano già avvisato Chiara che dopo il parto sua figlia avrebbe potuto vivere solo pochi minuti ma lei ha deciso di portare avanti la gravidanza. Enrico ha raccontato dello stupore e il disarmo che tale scelta ha lasciato tra i medici e i conoscenti. Ancora più ha lasciato il segno il fatto che Chiara vivesse una sorta di similitudine con Maria in questa gravidanza: come Maria infatti si vedeva portatrice di un figlio che non era per lei ma per gli altri. E questa consapevolezza di non aver perduto un figlio ma di averlo donato a Dio e all’umanità ha dato alla coppia una grande serenità tanto da allontanare le paure di una nuova gravidanza; infatti poco dopo Chiara è rimasta incinta di nuovo. Anche questa attesa viene presto turbata da una diagnosi prima di grave disabilità poco dopo aggravata in nessuna possibilità di vita. Anche questa volta Chiara ed Enrico hanno scelto di tenere il bambino contro tutto e tutti. Il piccolo Davide è nato nell’imbarazzo dei medici e degli ospedalieri che non sapevano come accoglierlo visto che oramai bimbi come lui vengono soppressi molto prima del parto. Davide, al pari di Maria, è stato battezzato poco dopo la nascita ed è rimasto, come la sorella, pochi momenti insieme alla sua famiglia per poi andare in cielo. Colpisce come nel riportare queste dolorose perdite Enrico raccontasse della pace e della fiducia che gli ha sempre accompagnati.
Sulla scia di questa fede, non distrutta ma fortificata dalle prove, Enrico e Chiara decidono di restare comunque aperti alla vita e così Chiara si ritrova nuovamente ad essere in dolce attesa. Questa volta sembra andare tutto bene: il piccolo Francesco è sano e ha una crescita normale ma a Chiara viene diagnosticato un carcinoma alla lingua. Nonostante questo Chiara sceglie di non seguire un ciclo di cure che metterebbe a rischio la sua gravidanza. Francesco nasce sano ma la malattia di Chiara raggiunge uno stadio troppo avanzato per essere vinta dalle cure tardive e così la giovane eroica madre muore il 13 Giugno 2012 a soli 28 anni.
Dopo questo drammatico ma mai disperato racconto Enrico ci ha presentato un video inedito in cui è raccolta l’ultima testimonianza di Chiara un mese prima della morte. E’ stato sorprendente vedere la vitalità e la forza di questa donna nonostante la ormai prossima fine e lo stato fisico davvero difficoltoso: negli occhi di Chiara si vedeva il riflesso della vita eterna. Nel video è stato creato un bellissimo parallelismo con alcuni spezzoni del matrimonio e del funerale di Chiara come a significare l’ultimo messaggio che Enrico ha inviato ad amici e conoscenti durante gli ultimi minuti di vita della moglie: “Le lampade sono accese: aspettiamo lo Sposo”.
E’ davvero incredibile notare quanto questa storia parli agli uomini e alle donne del nostro tempo: dove la gravidanza è spesso accolta come un diritto e un possesso Chiara ci mostra questo straordinario esempio di amore gratuito; dove la vita matrimoniale è troppe volte vissuta come oppressione alla propria libertà Enrico e Chiara ci mostrano quale risorsa immensa sia la fedeltà reciproca nella vita di ogni giorno; dove siamo bloccati dalle nostre paure abbiamo un esempio di quanto sia più bello e semplice vivere nell’abbandono fiducioso a Dio Padre. Chiara sembra proprio la testimonianza di cui avevamo bisogno: è come il Battista che indica ai discepoli l’Agnello mentre sta passando.
Per chi volesse approfondire ulteriormente questa storia di santità, qui è possibile leggere un articolo di P. Fabio Silvestri pubblicato su Dialoghi Carmelitani, anno 13, n. 3, settembre 2012.