2. La crescita del desiderio dell’unione con Dio

di P. Ermanno Barucco ocd

Le due grandi tappe dell’Avvento…
Il tempo dell’Avvento non è solo segnato dalle figure tematiche delle quattro domeniche che lo scandiscono (il ritorno del Figlio dell’uomo, la figura di Giovanni Battista e poi quelle di Maria Vergine e di Giuseppe), ma anche dal ritmo in due grandi tappe: la prima che va dalla prima domenica di Avvento fino al 15 dicembre e la seconda caratterizzata da un desiderio più ardente nell’attesa della venuta del Signore con la Novena di preparazione al Natale (dal 16 al 24 dicembre). La prima tappa mette l’accento sulla seconda venuta di Cristo nella gloria alla fine dei tempi, la seconda tappa ci fa attendere il ritorno del Signore rivivendo la sua prima venuta nella nostra carne mortale.

 …e del fidanzamento spirituale…

San Giovanni della Croce immagina due tappe simili nella crescita del desiderio di Dio quando descrive nella Fiamma d’amor viva il cammino dell’anima nel fidanzamento spirituale, perché il desiderio dell’unione con lo Sposo Cristo aumenta più ci si sta avvicinando al matrimonio spirituale. Per descrivere questi due periodi il santo carmelitano prende dal libro di Ester la tipologia delle fanciulle che si stanno preparando per l’incontro con il re Assuero, che sceglierà tra loro una come sua sposa, e sarà Ester appunto. Così il tempo del fidanzamento «è simboleggiato da quelle ragazze che furono scelte per il re Assuero: pur avendole ormai tolte dalle loro terre e dalla casa dei loro genitori, tuttavia, prima di arrivare al letto del re, le tenevano un anno rinchiuse, anche se nel palazzo, in modo che per mezzo anno si disponevano con certi unguenti di mirra e di altri aromi, e per l’altro mezzo anno con altri unguenti più preziosi, e dopo ciò entravano nel letto del re (cf. Est 2,1-14). Al tempo dunque di questo fidanzamento e nell’attesa del matrimonio, nelle unzioni dello Spirito Santo, che preparano al matrimonio, quando sono più preziosi gli unguenti delle disposizioni all’unione con Dio, di solito le ansie delle caverne dell’anima sono più intense e delicate; infatti, poiché questi unguenti preparano in modo più prossimo all’unione con Dio, poiché sono più vicini a Dio, e perciò allettano l’anima e più delicatamente la rendono golosa di Dio, il desiderio è più delicato e profondo, perché il desiderio di Dio è disposizione per unirsi a Dio» (FB 3,25-26).
San Giovanni della Croce descrive l’anima liberata dagli appetiti imperfetti attraverso l’allegoria delle fanciulle tolte dalle loro terre e dalle case dei loro genitori, ma prima di arrivare all’unione espressa allegoricamente dal “letto nuziale” si passa per due periodi di preparazione qualificati dalla differenza dei due tipi di “unguenti”. Gli unguenti più preziosi diventano “segno” di un desiderio più intenso dell’Amato, un “desiderio crescente” che deve caratterizzare anche per noi il passaggio da un periodo all’altro dell’Avvento, secondo l’espressione di san Gregorio Magno ripresa nella Fiamma: «Quando l’anima desidera Dio con piena verità possiede già colui che ama».

…e del crescente desiderio del Cristo nei profeti

Questa progressione nel desiderio all’approssimarsi della venuta dello Sposo, era già stata fissata da Giovanni della Croce nelle Romanze. Descrivendo infatti l’attesa del Messia da parte dei profeti di Israele, le cui letture erano molto presenti nella liturgia del tempo d’Avvento, egli mette un accento sul desiderio che cresce, e immagina ancora questo percorso in due tappe. La prima è quella dei profeti inviati da Dio molto tempo prima della nascita di Gesù: «Con questa buona speranza / che dall’alto a lor veniva, / delle fatiche il tedio / più lieve gli appariva; // ma la speranza era lunga / e il crescente desiderio / di godere con lo Sposo / di continuo li affliggeva; // e così con le preghiere, / e sospiri agonizzavano / e con le lacrime e lamenti, / notte e dì lo supplicavano // perché ormai si decidesse / a far loro compagnia» (Romanza V, vv. 167-180). La seconda è rappresentata dalla figura del “profeta” Simeone, un po’ di tempo prima della presentazione di Gesù nel tempio, quand’egli ancora attende il Messia, ma più vicina è la sua venuta, e quindi san Giovanni della Croce parla di un desiderio sempre più ardente: «Tra queste ed altre preghiere / gran tempo già era passato; / però negli ultimi anni / il fervore era molto aumentato, // quando il vecchio Simeone / di desiderio infiammato, / pregava Dio che volesse / mostrare il giorno bramato» (Romanza VI, vv. 203-210).

Questa idea del santo carmelitano è impregnata della dinamica propria delle letture bibliche della liturgia dell’Avvento. Il parallelismo è evidente. Nel primo periodo dell’Avvento infatti troviamo l’annuncio del Messia attraverso gli antichi profeti, Isaia in particolare. Queste letture continuano anche nella Novena di Natale, ma si leggono quei brani che con più evidenza si sono compiuti nella venuta di Gesù in parallelo soprattutto con i vangeli dell’Infanzia. Proprio questi ultimi presentano le persone che hanno vissuto l’attesa più prossima della nascita di Cristo: Zaccaria ed Elisabetta, Maria e Giuseppe.
Ma la preparazione è in funzione del compimento, dell’avvenimento. Ecco che nell’ultima Romanza, “Sulla Natività”, san Giovanni della Croce descrive allora l’Incarnazione del Verbo, l’unione della natura divina con la natura umana, come il matrimonio compiuto tra Dio e l’uomo, che si manifesta nella nascita di Gesù bambino: «Poiché il tempo era arrivato / in cui nascere doveva, / il Signor come uno sposo, / dal suo talamo sorgeva, // avvinto alla sua sposa, / che tra le braccia portava, / mentre la Madre graziosa / in un presepio l’adagiava, // in mezzo ad alcuni animali / che proprio lì se ne stavano. / Gli uomini alzavano cantici, / e gli angeli melodiavano: // festeggiando il matrimonio / che tra due nature accadeva» (Romanza IX, vv. 287-300).