di P. Giacomo Gubert ocd

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Clicca qui per consultare il Vangelo di questa Domenica (Mt 11,2-11).

“Ogni anno si rinnova in noi la gioia per il fatto che Egli è disceso sino a noi. E pochi cuori si rifiutano di aprirsi alla quieta gioia dell’Avvento e all’esultante gioia del Natale” (Edith Stein).

La lunghissima attesa del popolo, la gravidanza della madre, il desiderio infuocato del figlio stanno per volgere ... al loro fine. Il corpo di Cristo è ben formato nel corpo di Maria. Essi sono ormai a loro agio in questo inaudito dialogo divino e umano.

Possiamo vivere al meglio la gioia dell’attesa, in questa terza domenica di avvento, già festa della Visitazione, nella persona di Maria magnificante. In lei ascoltiamo e sperimentiamo gli antichi annunci profetici e le promesse di liberazione. Zia Maria Vergine Immacolata ci introduce anche alla gioia del nipote Giovanni Battista, prigioniero lieto, abbandonato profeta Yod, ultimo perché minimo, il più piccolo tra di loro, il più grande tra di noi.

Ad ogni istante nel suo bianco ventre si rinnova la gioia per il fatto che Egli è disceso sino a lei, al suo popolo, a noi. Gioia quieta di chi è stato eletto a servire l’Altissimo, che ha eletto il servizio del Signore. Essa ci sospinge grata, impone la domanda che Gesù ci pone:

“Che cosa siete andati a vedere nel deserto, che cosa cercate in questo ultimo avvento?” Ce lo chiede perché non lo sappiamo. Lo sa. Anche se ci fossimo poi realmente entrati in questo avvento, già da quattordici giorni. Lo chiede ai discepoli di Giovanni, lo chiede anche a Maria anelante negli alti monti di Giuda, del proprio tempio santo ricolma, lui, il fiore.

Siamo certi di essere giunti alla meta di tutto il nostro desiderio, il tutto desiderato? Riposa veramente l’esplorazione curiosa divagante ed esplode il conoscimento diuturno come se dovessimo portare in grembo questo fuoco divorante e partorirlo al mondo? Come se l’indice del figlio di Elisabetta e Zaccaria esprimesse sicura buona notizia? Perdiamo ancora tempo ad interrogarlo, metterlo alla prova, ipotizzarlo, teorizzarlo cioè ignorarlo quando invece il minimo-massimo Giovanni semplicemente ce lo vuole porgere?

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“Che cosa cercate dunque?” “Che beatitudine volete?”
Colei che vede la gloria di Dio, che procede sicura sulla via della fede, la preservata da ogni macchia, che ascolta la Parola di Dio, l’Assunta vittoriosa sulla morte, la serva del Signore, bella Madre dei bei piedi degli annunciatori del Vangelo, ci darà la risposta. Partorirà un figlio, si affideranno a Giuseppe, fuggiranno in Egitto, vivranno in quel mai qualche cosa di buono di Nazareth. Lo perderanno, lo ritroverà sotto la croce. Beata colei che non si scandalizzerà dello Scandalo. Gioia d’insospettata provenienza.

Maria risponde Gesù, Gesù risponde Maria. A chi cerca, indica Maria, indica la Chiesa, opere vive della sua venuta, quiete gioie sulla sua magnifica mano. Vi ho consigliato in questo avvento di seguire il raggio di luce che da Betlemme squarcia le nostre profonde tenebre e vaste esteriori. Di praticare dunque la presenza di Dio e l’esame di coscienza quotidiano. Vedere una giornata alla luce di Dio, trattenerlo il più possibile nelle nostre umili dimore. Secondo la risposta di Gesù, queste pratiche ci conducono a Maria e alla Chiesa.

Ai loro piedi sugli alti monti di Giuda, sull’orbe terracqueo, mossi prontamente dalla gioia di annunciare il seme, fiore, frutto ben più desiderabile d’ogni altro. Ad Eva, ad Adamo, a tutti i loro figli. Con il lieto mondanamente stolto ottimismo della fede che ci assicura che ben pochi cuori si rifiuteranno di aprirsi alla quieta gioia dell’Avvento e all’esultante gioia del Natale.

Ben pochi, ma il tuo?

Custodisce qualcuno, lo conosce sempre più profondamente, lo segue sino allo Scandalo, lo dona con generosità, il tuo cuore, l’unico cuore che Dio ti ha dato e vorrà pesare?