di Iacopo Iadarola

mura avila giorno

Teresa Maestra di relazioni umane: figliolanza, paternità, fraternità. Questo il tema dell’incontro nella città natale della grande santa spagnola in occasione del cinquecentenario della sua nascita. Non poteva scegliersi miglior argomento per il radunarsi di tutta la famiglia carmelitana europea di formatori (una trentina) e studenti (una settantina): di padri dunque, e figli e fratelli in cammino insieme. Abbiamo detto Europa, ma oltre alle province di Inghilterra-Irlanda, Austria, Francia, Fiandre, Polonia, Croazia, Italia, Germania, Spagna e Portogallo erano presenti anche studenti e formatori dall'Egitto, dal Libano, dalla Nigeria e dalla Corea. Sede degli incontri è stato il Cites, il centro internazionale di spiritualità teresiano-sanjuanista gestito dal nostro Ordine, anche se il convenire dei formandi e formatori è avvenuto non solo in aula ma anche per le strade di Avila e all’ombra delle sue mura, in amichevoli conversazioni e passeggiate. Mura che ci han ricordato che, formandi e formatori, siamo tutti pietre di una stessa bellissima costruzione, anche se di colori e tagli diversi. 

E che, se c’è “chi vede il proprio Ordine andar perdendo in qualche cosa, procuri di divenire pietra così forte da rialzare l'edificio. E il Signore l'aiuterà”, come insegna la Santa Madre nel libro delle Fondazioni (4,7). Insegnamento che abbiamo avuto il privilegio, fra una conferenza e l’altra, non tanto di studiare, quanto di respirare, toccare e contemplare fra le mura del monastero dell’Incarnazione, della casa natale della Santa, della prima gemma della riforma teresiana, il monastero di S. Giuseppe.

I lavori si sono svolti in tre giorni, moderati dal presidente dei provinciali europei, p. Gabriele Morra. Si è iniziato il 3 agosto con l’orazione e la celebrazione eucaristica presieduta da p. Miguel Marquez, provinciale della neonata provincia iberica nonché relatore della prima sessione: la figliolanza secondo Teresa. Con uno stile fresco e molto visivo (“a Teresa piaceva molto usare le immagini!”), p. Miguel ha commentato una suggestiva serie di diapositive recanti immagini di rinascita e rifioritura, invitando alla fiducia e a non lasciarsi andare al languore dello sconforto, ma lasciandosi sorprendere dal Dio delle novità che sa sempre come innestare un legno vecchio. Perché i momenti di debolezza e di crisi, quali quelli che la Chiesa e il Carmelo stanno attraversando in Europa (mancanza di vocazioni, chiusura di conventi) sono opportunità di crescita: a patto che “ci lasciamo nascere” come Teresa ha fatto in tutta la sua vita piena di “morti” e “rinascite”, ripartendo ogni volta dai momenti della propria massima debolezza per lasciar fare grandi cose alla misericordia di Dio. Precisamente in questa capacità di “nascere sempre” sta la vera figliolanza, tanto a livello individuale quanto a livello comunitario: perché anche le comunità del Carmelo, se non si fanno figlie fiduciose, diventano fossilizzate ripetitrici del “si è sempre fatto così”. E c’è da ringraziare Dio, ha affermato p. Miguel, se sono fallite e non hanno avuto vocazioni quei modelli di vita o di comunità religiose che non hanno saputo rappresentare una risposta della grazia al proprio tempo.

incontro formatori

A queste parole hanno fatto eco, ma con tutt’altro stile comunicativo, quelle del nostro padre generale Saverio Cannistrà, da poco rieletto: la paternità secondo Teresa di Gesù. Con questo tema p. Saverio ha condiviso con noi le fatiche del suo ultimo lavoro (qui si può scaricare il testo completo), un approfondito spoglio dei testi teresiani in cui ha scandagliato il rapporto della santa con la figura paterna: del proprio padre, di Dio Padre, di s. Giuseppe. Proprio in quest’ultimo, il “glorioso san Giuseppe, mio vero padre e signore” (Vita 6,6; 33,12) p. Saverio ha ravvisato un elemento fondamentale della spiritualità teresiana. S. Giuseppe, vera icona del Padre, come esempio di umiltà e obbedienza “non al mondo, ma alla verità di se stessi, e specialmente alla verità di quella mancanza originaria, di quel desiderio inevitabilmente aperto e insoddisfatto che caratterizza l’essere dell’uomo”. Nella cosiddetta epoca “dell’evaporazione del padre” è di questo esempio di genuina paternità che i formatori del Carmelo (ma anche i padri naturali) hanno bisogno: “il padre non è un fornitore di beni, non è neppure un compagno che si pone irresponsabilmente allo stesso livello del figlio. Il padre in quanto padre non ha che un compito: quello di consegnare al figlio gli strumenti per far procedere la sua storia, senza immobilizzarla nel passato, condannandola alla ripetizione, e senza abbandonarla alla deriva di una dissipazione senza speranza […] ma nessuna eredità si riceve automaticamente: bisogna prima essere orfani per essere eredi. Temo che questa condizione di orfani ci faccia troppo paura, ma senza l’attraversamento di questo lutto non riusciremo ad essere eredi. E se non saremo eredi, neppure potremmo essere padri”. A questo riguardo è stato senz’altro pregnante e provvidenziale che le celebrazioni presiedute da p. Saverio nei giorni della sua presenza avessero come letture consegnate dalla liturgia due episodi biblici in cui l’umile fiducia e l’obbedienza ebbero un ruolo centrale: il cammino titubante di Pietro sulle acque verso Gesù (Mt 14,22-36), e il resoconto timoroso degli esploratori in Canaan mandati da Mosè (Nm 13,1-35). È con la “determinata determinazione” di Teresa, con l’esempio di totale abbandono a Dio Padre da parte di s. Giuseppe che si vincono queste difficoltà, tanto nella propria storia vocazionale quanto nel cammino odierno del Carmelo europeo.

Infine, il trittico delle relazioni umane in Teresa si è concluso con la conferenza tenuta da p. Gianni Bracchi, maestro dei novizi della provincia veneta, sul tema della fraternità secondo Teresa. Il primo dato da recepire al riguardo, ha sottolineato, è che la fraternità è anzitutto un dono, e non un problema da porsi. È il dono di un’appartenenza originaria nel Figlio, in cui siamo tutti figli e quindi fratelli. È la “grazia della fraternità” (Summa Theologiae II-II, 14, 2, ad 4) in cui si risolve essenzialmente la grazia di Gesù Cristo, “primogenito di molti fratelli” (Rm 8,29). È l’orizzonte entro il quale l’”Io sono” diventa “Io sono tuo”: e chi si riconosce di Dio può dire allora che tutto è proprio, come l’anima innamorata di S. Giovanni della Croce: “Miei sono i cieli e la terra…miei i peccatori…lo stesso Dio è mio”. Teresa completa quest’insegnamento ricordando che a monte di ogni cammino di orazione ci sono tre obiettivi fondamentali da conseguire: il distacco, l’umiltà, e l’amore fraterno (Cammino di Perfezione c. 4). Senza queste tre mète l’interiorità diventa intimismo e individualismo, perché manca quell’amore reciproco che ci “disinganna” (Libro della mia vita 16,7), che ci provoca in una guerra permanente al nostro vecchio io per farlo uscire da sé stesso e fargli capire che interiorità non è il proprio ombelico, ma, con la parole del grande teologo personalista J. Mouroux, “interiorità è relazione: con sé stessi, con gli altri, con il mondo, con Dio attraverso conoscenza e affezione. E la sua perfezione è la comunione” (da L'expérience chrétienne). Parole in perfetta armonia con la Relazione dello stato dell’Ordine frutto dell’ultimo Capitolo generale: “il nostro profetismo viene tutto da lì, dalla capacità di testimoniare un’esperienza di vita diversa, alternativa alla logica del mondo, fondata su tre pilastri: l’amore fraterno, il distacco e l’umiltà. È questa la nostra testimonianza specifica, che ci individua come figli e figlie di S. Teresa”. È questo il monito che è vibrato nelle parole di p. Gianni e che ha entusiasmato l’assemblea dei formatori e degli studenti, sciogliendo ogni uggia di statistiche e buie previsioni sul Carmelo europeo. Ed in questo, anche, si è riassunto l’appello rivolto dal p. Generale nel confronto finale con studenti e formatori, rispondendo alle loro domande: “la scelta di essere membri di una comunità di fratelli e sorelle. È la scelta di investire le nostre migliori energie su una realtà piccola, povera e insignificante agli occhi del mondo. Eppure per noi, tutto dipende da essa. Costruire comunità teresiane è il nostro primo e fondamentale impegno. Cerchiamo prima di ogni cosa la comunità teresiana e tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù”.

Qui di seguito una galleria di foto dell'incontro: