Mantova
CHIESA DI SANTA TERESA E SAN GIUSEPPE
Via Giuseppe Mazzini, 42 – 46100 MANTOVA Orario di apertura: Orario delle SS. Messe: Orario per le confessioni: Contatti:
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CENNI STORICI
I Carmelitani Scalzi della Provincia Lombarda arrivarono a Mantova nel 1646 grazie alla reggente Maria Gonzaga. La prima pietra del convento e della chiesa attuali furono poste nel 1661 e nel 1668. Verso la fine del XVIII secolo, in clima di rivoluzione francese, i frati dovettero lasciare Mantova e nel 1805 il convento passò al comando militare. Durante il dominio austriaco esso venne adibito a carcere. Qui trascorsero gli ultimi giorni prima di essere impiccati, il 7 dicembre 1852, alcuni dei patrioti martiri di Belfiore. Sul finire del secolo i Gesuiti subentrarono come proprietari del convento e custodi della chiesa, rimanendo qui una quarantina di anni (nella chiesa sono ancora visibili tracce del loro passaggio), fino al ritorno dei Carmelitani, questa volta della Provincia Veneta, nel 1936. Dal 1945 fino al 1968 il convento svolse la funzione di casa di noviziato. Esso è ampio, con celle disposte su due piani attorno a un chiostro-giardino.
La chiesa, intitolata a Santa Teresa e San Giuseppe, ha tutta l’esuberanza dello stile barocco con elaborate decorazioni a stucco, belle cancellate in ferro battuto, marmi policromi soprattutto nelle quattro cappelle. La prima cappella a destra è dedicata a San Giovanni della Croce, compatrono di Mantova dal 1728. La seconda è la cappella della Beata Vergine del Monte Carmelo (con statua lignea di Ferdinando Perathoner del 1956). La Sacra Famiglia è al centro della prima a sinistra, dove si trova anche un’urna con la statua di Santa Teresa di Gesù Bambino. Nella seconda a sinistra la tela di Domenico Canuti (1680) raffigura Gesù che appare a Santa Teresa di Gesù. Il presbiterio e l’abside sono separati da una scenografica parete con un ciborio in marmo di Giovanni Battista Bianchi (1688) e con statue lignee di due angeli e dei santi titolari, Teresa e Giuseppe, di Guglielmo Dolce (1690). Alle pareti di presbiterio e coro sei grandi tele di Filippo Gherardi si ispirano a episodi della vita di santa Teresa. La sagrestia si segnala per un bell’altare in noce di un intagliatore locale (secolo XVII).
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di P. Fabio Roana ocd
Il 18 febbraio di quest’anno 2022 cade il 530o anniversario della fondazione del monastero delle carmelitane di Mantova (1492), dedicato a Santa Maria della Visitazione o Santa Maria del Paradiso, ma comunemente conosciuto come il Carmelino, fondazione avvenuta all’interno della Riforma mantovana (Congregazione mantovana dei carmelitani osservanti, secoli XV-XVIII).
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Nella storia della Chiesa e del Carmelo, Mantova è un tassello molto interessante che vale la pena di scoprire. Pronti a pedalare?
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Ricorre oggi nel martirologio romano, al 5 dicembre, la memoria del beato Bartolomeo Fanti, illustre carmelitano della Congregazione mantovana. Eccono qui un breve profilo biografico tratto da I Carmelitani a Mantova: 1936-1986, i cinquant'anni di un ritorno, Provaglio d'Iseo, 1986.
La vita del Beato Bartolomeo Fanti, che va dal 1443 al 1480, coincide col periodo di massima vitalftà ed espansione della Congregazione mantovana; anzi, egli ne fu, seppure in forma nascosta, uno dei più validi promotori. Purtroppo, le notizie biografiche giunte fino a noi sono molto scarse per poter dare di lui una precisa fisionomia di uomo e di santo dalla spiccata personalità e dai linea menti ben distinti.
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Brescia, sabato 3 novembre, ore 20.30 e Mantova, domenica 4 novembre, ore 20: La musica nuova incontra san Giovanni della Croce. Nelle chiese dei nostri conventi in queste due città verrà eseguito il Cantico espiritual per soprano solo, gruppo vocale, due violini, violoncello, organo e voce recitante, con testo di san Giovanni della Croce (1542-1591) e musica di Cecilia Vettorazzi (1959).
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Su tutti i giornali del mantovano l'altroieri è comparsa la notizia della morte di Riccardi Visioli, giovane "ragazzo-farfalla" (viene così chiamato in gergo medico chi è affetto da una rara malattia della pelle, l'epidermolisi bollosa) che ha affrontato con una fede commovente e luminosa il suo terribile male. Un frate del nostro convento di Mantova racconta la grazia di averlo conosciuto.
di F. Marco Sgroi ocd
Simbolo di una fragile grazia e di una delicata bellezza, la farfalla ispira, da sempre, la vitalità festosa della creazione. La gioia di un amore che volteggia tra la rugiada dei campi, tra il profumo dei fiori, tra i fili d’erba che, innalzandosi dal basso, cercano di grattare la pancia del cielo nell’estremo orizzonte. Quanti colori! Quanta vivacità! Meraviglia del creato e sussulto innocente dello spirito. Eppure, tutta la bellezza della farfalla è sprigionata proprio dalla sua grande fragilità, dalla sua immensa delicatezza.
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