di P. Ermanno Barucco ocd
Un “messaggio nuovo”
Sul piazzale davanti alla Basilica costruita a Lisieux dal 1929 al 1937 in onore di santa Teresa è stata posta nel 1938 una statua della Santa ad accogliere i pellegrini. A differenza di quella posta nel 1923 davanti alla chiesa del monastero di Lisieux dove Teresa ha vissuto, non la si rappresenta più con il crocifisso nella mano sinistra e con le rose offerte a Gesù sulla croce tenute con la mano destra. Eppure è stato lo stesso artista a realizzarle entrambe.
La statua davanti alla Basilica alza il braccio destro al cielo e nella mano sinistra tiene un libro sul quale campeggia la scritta “omen novum”, “il messaggio nuovo”. Niente rose... strano, poiché l’identificazione della Santa con le sue rose era ormai assodata, irrinunciabile. Qual è il significato di questo cambiamento e di questo nuovo modo di rappresentarla?
Un percorso a ostacoli
Il progetto di questa statua fu un percorso ad ostacoli che durò 6 anni. Si iniziò con un primo bozzetto che lo scultore “ufficiale” di Teresa, padre Marie-Bernard, realizzò nel giugno del 1932. Ma questo bozzetto, che non sappiamo però come rappresentasse effettivamente Teresa, non piacque alle Carmelitane Scalze di Lisieux che chiesero un gruppo formato da Teresa inginocchiata ai piedi di Gesù che le offre rose perché lei le sparga sul mondo. Il rettore del Santuario si oppose, chiedendo all’artista una statua di Teresa da sola. Le cose si complicarono ulteriormente con l’intromissione di altri ecclesiastici, che chiesero una statua di Teresa con il crocifisso e le rose. Ne risultò un tira e molla che portò padre Marie-Bernard a chiedere sei volte in due anni di trovare un altro scultore perché sentiva che mancava la fiducia verso di lui, verso la sua esperienza artistica e verso la conoscenza personale che egli possedeva in profondità circa la figura e gli scritti di Teresa. Nonostante tutto ciò, tutti lo cercavano per incaricarlo di progetti che cambiavano continuamente anche nella mente degli stessi committenti. Demoralizzato e senza entusiasmo, nel 1934 ricevette l’ordine da madre Agnese di Gesù, priora del Carmelo e sorella di Teresa, di non gettare la spugna e darsi per vinto.
Una statua “nuova”
Scoccò allora una nuova ispirazione, come l’intuizione di un nuovo modo nel quale Teresa gli chiedeva di rappresentarla dopo le molteplici forme precedenti. Come aveva capito anni prima quando era divenuto “lo scultore di Teresa”, lui era al servizio della piccola Santa e non di quello che dicono gli uomini (e le donne).
Ecco allora la nuova ispirazione: secondo padre Marie-Bernard non è più il tempo delle statue di Teresa con le rose, perché occorre reagire al sentimentalismo sdolcinato che si era purtroppo prodotto davanti a queste rose travisandone il senso originario. Lo scultore arrivò a scrivere: «La seminatrice di rose deve cedere il passo al Dottore» che tiene un libro in mano, il Vangelo, come in tante raffigurazioni di Gesù negli antichi mosaici e nelle icone orientali. Su questo libro padre Marie-Bernard scrisse “omen novum”, cioè “il messaggio nuovo”, perché – spiegò ancora, rifacendosi alla fonte di questa espressione, pronunciata infatti da Pio XI, il papa che beatificò e canonizzò Teresa – «la grande grazia portata nel mondo da suor Teresa è innanzitutto la sua dottrina, perciò ella vuole più degli imitatori che dei miracolati». La fama di Teresa che concede grazie e miracoli, cioè la sua abbondante “pioggia di rose”, ha nascosto e oscurato la piccola Teresa che grazie al Vangelo, che tiene nella mano sinistra, indica, con la mano destra alzata, la sua «piccola via tutta nuova» (Ms C, 2v°) per vivere l’infanzia evangelica (cf. Mt 18,1-5; 19,13-15; Mc 9,33-37; 10,13-16; Lc 9,46-48; 18,15-17), chiamata poi da altri «piccola via dell’infanzia spirituale». Si tratta della piccola via della fiducia e dell’abbandono nell’amore misericordioso di Dio Padre che Gesù, il Figlio, ci ha donato con la sua vita, morte e resurrezione. Coloro che seguono Gesù sulle sue orme e che seguono Teresa sulla sua piccola via, sono gli “imitatori” che, come ha intuito padre Marie-Bernard, Teresa “cerca” più di quanto voglia avere dei devoti perché chiedono solo le sue grazie e i suoi miracoli. Quanto è vero ciò ancor oggi rispetto al modo con cui si “cerca” santa Teresa!
Occupato da altri impegni artistici e in quelli dovuti alla normale vita religiosa da monaco, l’artista scultore poté consegnare la statua di “Teresa dottore della piccola via dell’infanzia evangelica” solo il 4 ottobre 1938, portandola personalmente a Lisieux. Ma l’opera non fu collocata all’interno della Basilica, come inizialmente previsto, bensì all’ingresso della spianata davanti alla Basilica, perché fosse Teresa ad accogliere i pellegrini che si incamminano con lei sulla piccola via.
“Due” Terese a Verona
Nel Santuario di Santa Teresa di Gesù Bambino a Verona questa statua è stata riprodotta dalla ditta Arrighini in dimensioni un po’ più piccole e posta all’interno della chiesa sopra la bussola dell’ingresso principale realizzata in marmo e con vetrate nel 1942. Teresa indica la piccola via, ma si ha un effetto suggestivo poiché dietro la statua domina su tutta la parete di fondo il grande affresco di 144 metri quadrati dipinto nel 1931 da U. Bargellini e definito “l’apoteosi del Carmelo”. In alto l’incoronazione della Vergine ad opera della Trinità, sotto a sinistra S. Simone Stock che riceve lo scapolare, a destra S. Teresa di Gesù (d’Avila) e tutt’intorno i Santi carmelitani. Alla base il corteo delle piccole anime (bambine e giovani) che, guidate da santa Teresa, percorrono la “piccola via” e salgono al Monte Carmelo. A sinistra in basso, scene di vita dell’annuncio missionario a tutti i popoli perché nel 1927 Teresa fu proclamata patrona di tutte le missioni cattoliche.
La composizione della scena in basso, esclusi tutti i Santi Carmelitani eccetto Teresa, è la riproposizione dell’immagine che conclude quella serie di raffigurazioni allegoriche della Piccola via pubblicate in un libretto francese del 1921 correlate ognuna da una strofa poetica di spiegazione. Furono anche pubblicate in diverse edizioni italiane, a volte riviste graficamente. Queste immagini allegoriche volevano spiegare la piccola dottrina di Teresa e furono riprodotte a Verona in grandi affreschi nel Salone della Piccola via, tranne appunto l’ultima immagine che ha invece ispirato la parte inferiore della controfacciata del Santuario. A differenza dell’immagine originale, che vede Teresa di spalle mentre con le braccia aperte stende il suo mantello per accompagnare la salita delle piccole anime nel grande affresco di Verona Teresa è rivolta verso gli spettatori, pur con gli occhi alzati, e ha (anche qui!) il braccio destro teso verso l’alto, come la statua che verrà posta innanzi all’affresco in seguito. Con l’altro braccio teso verso il basso la Santa apre il suo mantello alla folla di piccole anime che la circondano e sono in cammino verso la cima del Monte Carmelo ma per un’altra via adatta a coloro che sono piccoli come Teresa, una via “nuova” possibile a tutti, “un messaggio nuovo” che PIO XI identificherà bene nell’“Infanzia spirituale” che non è che la via dell’amore.
Il Vangelo e la Via
La cosa che stupisce quindi è che nell’affresco di Verona del 1931 il pittore U. Bargellini “anticipi” con quel braccio destro alzato quella raffigurazione che porterà a compimento padre Marie-Bernard negli anni 1934-1938 facendo la statua di Teresa dottore che indica la piccola via. Ma stupisce ancor più che proprio una copia di questa statua sia stata posta, anni dopo, “davanti” alla raffigurazione simile già affrescata dal Bargellini. Teresa è stata ricca di grazia nell’ispirare i suoi artisti per continuare a dire, anche attraverso la loro arte, che la missione che Dio le ha affidato consiste soprattutto nel comunicare il “messaggio nuovo” dell’infanzia spirituale-evangelica, con il libro aperto del Vangelo in mano, e di indicare, alzando il braccio, la Via di questa infanzia che tutti possono percorrere seguendola sulla sua “piccola via tutta nuova”.
Omen Novum e Piccola via
Omelia di Pio XI per la canonizzazione di santa Teresa di Gesù bambino, 17 maggio 1925
«Risulta parimenti che per questa forza di ardente carità, nella giovane di Lisieux esistettero il proposito e l’impegno “di lavorare per amore di Gesù, unicamente per piacergli, per consolare il suo Sacratissimo Cuore e per promuovere la salvezza eterna delle anime, le quali poi amassero Cristo per sempre”: che ciò ella abbia cominciato a fare e ad ottenere appena giunse nella patria celeste si comprende facilmente da quella mistica pioggia di rose, che per divina concessione, come da viva aveva ingenuamente promesso, ha già sparso in terra e continua a spargere.
Perciò, Venerabili Fratelli e diletti Figli, vivamente desideriamo che tutti i cristiani si rendano degni di partecipare a questa larghissima effusione di grazie, patrocinata dalla piccola Teresa; ma molto più vivamente desideriamo che guardino a lei con diligenza per imitarla, comportandosi come fanciulli, perché, se non saranno tali, secondo quanto dice Cristo, verranno esclusi dal regno dei cieli. Se da tutti verrà percorsa questa via dell’infanzia spirituale, tutti vedranno quanto facilmente si potrà realizzare quella correzione della società umana che abbiamo proposto fin dagl’inizi del Nostro Pontificato e soprattutto indicendo il Giubileo Massimo.
Perciò facciamo Nostra quella preghiera con cui la nuova santa Teresa del Bambino Gesù, concluse la sua preziosa autobiografia: “Ti supplichiamo, o buon Gesù, di riguardare al grande numero delle piccole anime e di sceglierti sulla terra una legione di vittime, che siano degne della tua carità”».
Discorso di Pio XI ai pellegrini francesi venuti per la canonizzazione, 18 maggio 1925
«Ma cos’è tutto ciò a confronto di questo diluvio, di questo uragano di gloria che si riversa oggi su Lisieux… suor Teresa è la vetta di questa gloriosa storia di Lisieux. […] Voi la ringrazierete per tutta la vita per avervi aperto e facilitato il cammino verso la vera gloria. […] Teresa affascina oggi il mondo con la magia del suo esempio, esempio di santità che tutti possono e devono seguire, poiché tutti devono entrare in questa “piccola via” – via d’una tale semplicità che di infantile ha solo il nome – in questa “via dell’Infanzia spirituale”, fatta tutta di purezza, di semplicità di spirito e di cuore, d’amore irresistibile di bontà, di verità e di sincerità. E questa virtù dell’“Infanzia spirituale”, che risiede nella volontà dell’anima, ha, come più bel frutto, l’Amore. O via così bella, così buona, così fruttuosa, fatta tutta di pace e di santità!... Omen novum! Che diventerebbe la vita familiare, che diventerebbe la vita sociale, se un tale insegnamento fosse compreso da tutti! Se questa limpidezza di spirito, d’intelligenza, di cuore, costituisse il fondamento dei rapporti tra le nazioni! Quale trasformazione avverrebbe nel mondo se ritornassimo a questa semplicità evangelica. […] La Provvidenza è magnifica e delicata nei suoi interventi! Essa ci offre la salvezza attraverso una nuova Giovanna d’Arco, risplendente di gloria…».
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