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di P. Ermanno Barucco ocd

Brusasorci F. 1579 Madonna con Gesù Bambino in gloria con Santa CaterinaUna notizia recente: la reliquia di san Tommaso Becket

È di alcuni giorni fa la notizia che la tunica indossata da san Tommaso Becket durante il suo assassinio nella Cattedrale di Canterbury il 29 dicembre 1170 sarà la preziosa reliquia che la Chiesa cattolica potrebbe “prestare” alla Chiesa anglicana che nel 2020 celebrerà proprio a Canterbury gli 850 anni della morte dell’arcivescovo ucciso di spada da quattro cavalieri e gli 800 anni della traslazione del corpo dalla cripta ad una cappella della Cattedrale. La tunica è quindi insanguinata, testimone del martirio di fedeltà a Dio, a Cristo e alla Chiesa richiesto a Tommaso Becket, che venne canonizzato a Segni già nel 1173 da papa Alessandro III e il cui culto si diffuse con estrema rapidità in Inghilterra e in tutta Europa a partire da Anagni, dove risiedeva all’epoca la curia papale e dove si trova la più antica cappella dedicata al Santo con affreschi sulla sua storia.

La tunica è stata donata al papa da re Enrico VII Tudor nel 1485, prima dello scisma con Roma provocato dal figlio Enrico VIII nel 1535, ed esami recenti ne hanno confermato l’autenticità. Proprio Enrico VIII fece disperdere e distruggere i resti mortali di Tommaso Becket, ma ciò non ha impedito i pellegrinaggi verso la sua tomba che continuano ancora oggi e saranno certamente più numerosi nel 2020.

Una storia antica: “Becket e il suo re”

Negli ultimi cent’anni questo Santo è stato reso celebre anche dalla letteratura drammatica (T. S. Eliot, 1935; K. Follet, 1989), dall’Opera lirica (I. Pizzetti, 1958), dal teatro (J. Anouilh, 1959) e dal cinema (nel 1951 con il film di G. Hoellering e nel 1964 con gli attori Peter O’Toole e Richard Burton nel famoso “Becket e il suo re”). Nato a Londra da una famiglia di mercanti normanni, educato nelle scuole abbaziali e avviato agli studi e agli uffici ecclesiastici, uomo colto e raffinato, ma anche ambizioso e scaltro, divenuto amico del re Enrico II, Tommaso sarà nominato da questi prima Cancelliere del regno nel 1154 e poi voluto come arcivescovo di Canterbury nel 1162 con lo scopo di averlo complice nella sottomissione della Chiesa al potere del re. Ma una volta eletto vescovo Tommaso sente che deve difendere “l’onore di Dio” e compiere appieno la sua missione spirituale non tradendo la libertà della Chiesa. Fuggito in esilio per sei anni in Francia, torna in Inghilterra dopo essersi riconciliato con il re ma consapevole della fine che lo attende, abbandonato completamente alla volontà di Dio e al martirio. Quattro cavalieri lo uccideranno pensando di far piacere al re di nuovo infuriato contro Tommaso. Due anni dopo la sua morte, Enrico II farà pubblica penitenza. Con la canonizzazione, la tomba di Tommaso Becket divenne meta di numerosi pellegrinaggi dall’Inghilterra e da tutta Europa, tra l’altro descritti in chiave letteraria alla fine del XIV secolo ne “I racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer.

Un legame “carmelitano”: san Tomaso Cantuariense a Verona

È importante per noi ricordare che quest’anno ricorrono anche i 900 anni della nascita di san Tommaso Becket, stabilita da alcuni al 21 dicembre del 1118 (o del 1119 o del 1120 secondo altri). E sarebbe bello poter offrire anche un breve riferimento al legame che si è creato a Verona tra i Carmelitani e questo Santo: la chiesa di san Tomaso Cantuariense al Ponte Nuovo, lato Veronetta. La chiesa sorge sull’Isolo, l’antica isola che si trovava in mezzo all’Adige, prima che dal 1895 un ramo del fiume fosse interrato per costruire argini adeguati contro le inondazioni.

Una prima piccola chiesa dedicata a san Tommaso Becket fu edificata dai Benedettini negli anni immediatamente successivi alla sua canonizzazione in data incerta tra il 1173 e il 1185, venendo poi consacrata nel 1316. In quei primi decenni del Trecento passò ai Carmelitani che già nel 1351 cominciarono a costruire una seconda chiesa a ridosso della precedente dedicandola alla Vergine Annunciata quale patrona dell’Ordine. A partire dal 1449 iniziò un nuovo cantiere: le due chiese furono quindi demolite per costruirne una sola più grande, l’attuale, in stile gotico ma con riferimenti ancora al romanico, consacrata nel 1504, che nella lunetta sopra il portale della facciata mostra un affresco dell’Annunciazione (ancora visibile seppur rovinato) e che come pala dell’altare maggiore, collocata nell’abside, presenta uno stupendo dipinto di Felice Brusasorsi (1579) a confermare il titolo di san Tommaso Becket. In questa pala il Santo vescovo, visibilmente trafitto al cuore da una spada, è rappresentato con altri santi accanto a lui: san Francesco d’Assisi, san Marco, san Giovanni Battista e un frate Carmelitano, o un santo dell’Ordine, che tiene in mano un modello dell’edificio della chiesa stessa di san Tomaso come offerta a Dio, mentre più in alto nel quadro spicca tra le nuvole una Madonna con bambino affiancata da santa Caterina d’Alessandria e attorniata da angioletti.

Riordinata in parte dal grande architetto veronese Michele Sanmicheli a metà del Cinquecento (anche se recenti studi non confermano questo dato), si dice che in questa chiesa abbia suonato l’organo il tredicenne W. A. Mozart lasciando incise le sue iniziali su una delle canne. Sopravvissuta a crolli di alcune pareti (poi ricostruite più solide), alle soppressioni napoleoniche, a spoliazioni risorgimentali e asburgiche, a usi impropri (insieme al convento carmelitano, oggi distrutto, fu utilizzata come ospedale militare, caserma, carcere, magazzino per la paglia e il fieno) e a inondazioni dell’Adige, la chiesa si presenta oggi in una veste ordinata e affascinante, con una facciata semplice ma ben disegnata, con un bel campanile e con all’interno opere scultoree, pittoriche e ornamentali di pregevole valore, di cui alcune in tema tipicamente carmelitano. Come esempio possiamo segnalare la bella Annunciazione del pittore veronese Antonio Balestra realizzata nel 1702, sia a conferma dell’antico titolo carmelitano della chiesa come “dell’Annunciata”, sia perché il Balestra aveva già realizzato lo stesso soggetto alcuni anni prima (1697) sempre a Verona per la chiesa degli Scalzi (Carmelitani scalzi!). Con le soppressioni dell’800 i Carmelitani furono costretti a lasciare la chiesa di san Tomaso la quale, dopo varie vicende, fu affidata al clero diocesano.

San Tommaso e la Vergine: una chiesa sola, un unico culto “carmelitano”

Questo legame singolare tra san Tommaso Becket e i Carmelitani è, a vedere così, solo casuale e locale. Ma a ben guardare invece ci sono secoli di “culto” resi da frati carmelitani al santo vescovo di Canterbury insieme alla Vergine annunciata, in un’unica venerazione come è unica questa chiesa di san Tomaso Cantuariense di Verona, nata dalla “fusione” delle due precedenti, anche se in realtà nessuno dei due titoli ha “assorbito” o “sostituito” l’altro: l’arte figurativa ce lo testimonia! Ecco che Dio ha fatto dei due una chiesa sola, una sola venerazione, un’eucarestia sola sull’altare dedicato a san Tommaso Becket nella chiesa dei Carmelitani dedicata alla Vergine Maria dell’Annunciazione.