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di P. Stefano Conotter ocd

romania webMi piacerebbe parlare della consacrazione della nostra chiesa di Ciofliceni, il 30 maggio scorso, come una festa di nozze, dopo la lunga preparazione che è stato come un tempo di fidanzamento. Dov'era la sposa? Probabilmente la cosa che più ha impressionato, prima di tutti noi frati carmelitani, è stata la partecipazione del popolo di Dio, quasi un migliaio di fedeli accorsi da tutta la diocesi di Bucarest che si estende dai Monti Carpazi all'ultimo tratto del Danubio prima di sfociare nel Mar Nero. Ma c'erano anche fedeli dalle altre regioni della Romania, dal Banat, dalla Transilvania e dalla Moldavia, oltre ad una nutrita rappresentanza di amici Italiani accompagnati dai nostri confratelli di Trento, Verona e Brescia. Tanti altri hanno partecipato attraverso la diretta televisiva della cerimonia che è stata trasmessa dalla televisione rumena (TVR 1).

Direi che la partecipazione del Popolo di Dio è stato l'elemento più importante per quello che Papa Francesco dice dei santuari Mariani nella Evagelii Gaudium: «È lì dove si può osservare come Maria riunisce attorno a sé i figli che con tante fatiche vengono pellegrini per vederla e lasciarsi guardare da Lei» (EG 286).

thumb romania 169Entrata della processione in SantuarioIl rito suggestivo della consacrazione è stato poi reso più espressivo dalla bellezza del Santuario. Dopo che l'architetto e un rappresentante degli operai hanno consegnato simbolicamente le chiavi dell'edificio all'arcivescovo Ioan Robu, questi si è rivolto verso la porta recitando uno dei salmi della salita a Gerusalemme e battendo tre colpi con il pastorale sul portone d'ingresso. Allora ha afferrato la maniglia a forma di DA, che significa il Sì con il quale Maria ha aperto la porta della storia alla venuta del Figlio di Dio, ed ha aperto la processione che ha introdotto tutto il popolo dentro il Santuario. Davanti a noi si apriva la scena della Gerusalemme celeste rappresentata dagli splendidi mosaici eseguiti da P. Marko Rupnik nell'abside del Santuario. Così ci siamo sentiti pellegrini verso la glorificazione dell'Agnello di Dio, preceduti ed accompagnati da Maria e dai Santi.

La Parola di Dio, in particolare la prima lettura tratta dall'ultimo capitolo dell'Apocalisse - "ecco la sposa dell'Agnello" - ci ha introdotto nel suggestivo rito della consacrazione dell'altare, il luogo dove lo Sposo si dona eucaristicamente alla sposa - "Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello". Dopo il canto delle litanie sono state poste nell'altare le reliquie di alcuni santi (fra cui S. Teresa, S. Giovanni della Croce, S. Giovanni Paolo II e il Beato rumeno Vladimir Ghika).

thumb romania 222Unzione dell'altareAllora il vescovo ha invocato lo Spirito Santificatore ungendo l'altare con il Crisma consacrato nel Triduo Pasquale. Subito dopo, quattro consorelle carmelitane, quasi ha rappresentare la sponsalità consacrata nella Chiesa, hanno preparato l'altare rivestendolo della tovaglia bianca. Le offerte per la consacrazione sono state portate da alcuni laici carmelitani vestiti con gli abiti tradizionali di varie regioni della Romania. Tra i doni, oltre al pane e al vino, è stato posto sull'altare anche un rotolo con i nomi dei tanti benefattori, fra cui la lunga lista delle parrocchie della diocesi che hanno portato in pellegrinaggio la loro colletta per contribuire alla costruzione del Santuario. La presenza del vescovo della diocesi greco cattolica di Bucarest, monsignor Fratila, ha sottolineato la vocazione del Santuario della Vergine del Carmelo ad essere luogo di incontro fra Oriente e Occidente, come anche lo stile stesso dell'architettura e dei mosaici ci invita a vivere una fede che respira a due polmoni, come amava dire Giovanni Paolo II.

La celebrazione è stata seguita ovviamente da un "banchetto". Come a Cana abbiamo quasi rischiato di dover ricorrere all'intercessione di Maria, tanti erano gli invitati alle nozze! Per fortuna ancora una volta le nostre cuoche e i loro aiutanti hanno saputo interpretare alla perfezione la parte di Marta.

Ora la festa di nozze deve diventare storia feconda di amore, per continuare a generare figli di Dio in cammino verso l'Abbraccio del Padre, accompagnati dalla sollecitudine materna di Maria, Madre della Chiesa. E noi frati carmelitani che serviamo nel suo Santuario? Come "l'amico dello Sposo" e come San Giovanni della Croce rappresentato nei mosaici dell'abside, siamo chiamati a indicare e a servire questo incontro nuziale fra l'Agnello e la sua Sposa, il popolo di Dio pellegrino in questa terra.