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gaudete

Segnaliamo con gioia ai nostri lettori la felice coincidenza della pubblicazione dell'ultima esortazione apostolica del Santo Padre Francesco, Gaudete et exsultate, con l'ingresso di S. Teresina nel Carmelo di Lisieux, il 9 aprile 1888: anche allora, come oggi, tale data coincideva con la Solennità dell'Annunciazione. E, come era facilmente prevedibile, la nostra santa (insieme a S. Teresa d'Avila e ad Edith Stein) è abbondantemente citata in questo documento sulla vocazione universale alla santità, verso la quale la piccola via di Teresina costituisce senza dubbio uno degli incoraggiamenti più entusiasmanti che un cristiano possa trovare.

Vogliamo inoltre ricordare il gioioso ed esultante ingresso di Teresina nel Carmelo con il seguente contributo di P. Giuseppe Furioni ocd, che ne riporta le testimonianze:

Il 9 aprile 1888, centotrent’anni fa, Teresa entrava nel monastero carmelitano di Lisieux. Era la festa rinviata dell’Annunciazione. Anche allora, come in quest’anno 2018, il 25 marzo coincideva con la festa delle Palme e il calendario liturgico aveva posticipato l’evento dell’Incarnazione al lunedì dopo la domenica in albis. Teresa – che aveva tanto desiderato di potere entrare in clausura nel giorno di Natale – scoprì nel ritardo un’ulteriore delicatezza del suo Dio Bambino: in quella festa infatti egli era «ancora più piccolo», perché appena concepito nel grembo della Vergine purissima. In monastero, Teresa amerà dipingere immagini sacre raffiguranti Gesù Bambino, commentate da questa espressione dialogata di san Bernardo: «Gesù, chi ti ha fatto così piccolo?» – «L’Amore!».

Teresa ricorda l’ultima sera trascorsa ai Buissonnets: «Per la mia entrata fu scelto il 9 aprile, giorno in cui il Carmelo celebrava la festa dell’Annunciazione, rimandata a causa della quaresima. La sera prima, tutta la famiglia era riunita attorno alla tavola alla quale io sedevo per l’ultima volta. Ah, come sono strazianti quelle riunioni intime!... proprio quando si vorrebbe vedersi dimenticati, le carezze, le parole più affettuose ci sono prodigate e ci fanno sentire il sacrificio della separazione. Il mio diletto Re non diceva quasi niente ma il suo sguardo si posava su di me con amore. La zia ogni tanto piangeva e lo zio mi faceva mille complimenti affettuosi. Anche Giovanna e Maria erano piene di gentilezze per me, soprattutto Maria che, prendendomi in disparte, mi chiese perdono dei dispiaceri che pensava di avermi dato. Infine la mia cara piccola Leonia, tornata dalla Visitazione da qualche mese, mi colmava ancora di più di baci e di carezze. È solo di Celina che non ho parlato: ma lei intuisce, Madre diletta, come passò l’ultima notte che abbiamo dormito insieme...» (Ms A, 68v°-69r°).

Non meno commovente è il racconto dell’ingresso, sempre dalla voce della protagonista: «La mattina del grande giorno, dopo aver dato un ultimo sguardo ai Buissonnets, nido grazioso della mia infanzia e che non avrei mai più rivisto, partii al braccio del mio diletto Re per salire la montagna del Carmelo. come la sera prima tutta la famiglia si riunì per ascoltare la Santa Messa e fare la comunione. Appena Gesù discese nel cuore dei miei cari, attorno a me udii solo singhiozzi; solo io non versai lacrime, ma mi sentii battere il cuore con una violenza tale che mi sembrò impossibile muovere un passo quando ci fecero cenno di recarci alla porta della clausura; tuttavia andai avanti, chiedendomi se non sarei morta tanto il cuore mi batteva forte... Ah, che momento, bisogna averlo passato per sapere cos’è!» (Ms A, 69r°).

Infine il congedo, è ancora Teresa che racconta, tutta bianca nella sua veste di sposa: «La mia emozione non trapelava all’esterno; dopo aver abbracciato tutti i membri della mia diletta famiglia, mi misi in ginocchio davanti al mio incomparabile Padre, chiedendogli la benedizione; per darmela si mise anche lui in ginocchio e mi benedisse piangendo... Era uno spettacolo che doveva far sorridere gli angeli quello di questo vegliardo che presentava al Signore sua figlia ancora nella primavera della vita!...» (Ms A, 69r°).

Un conoscente, che aveva assistito alla scena, disse poi al signor Martin che gli era sembrato di vedere Abramo in atto di sacrificare a Dio il figlio Isacco. Luigi, ascoltando, sorrise: «Ma – disse – se Dio mi avesse chiesto di sacrificare la mia bambina, io avrei alzato il coltello molto, molto lentamente, aspettando l’agnello».

Scrisse poi a un amico: «La mia reginetta è entrata ieri al Carmelo. Dio solo può chiedere un simile sacrificio. Egli mi aiuta così potentemente che, in mezzo alle lacrime, il mio cuore sovrabbonda di gioia».

Intanto Teresa varca la soglia della clausura: «Alcuni istanti dopo, le porte dell’arca santa si chiusero dietro di me e là ricevevo gli abbracci delle sorelle dilette che mi avevano fatto da mamme e che ormai prendevo come modelli delle mie azioni...» (Ms A, 69r°).

Nessuna allusione all’ammonimento del rev. Delatroëtte alla comunità, davanti al sig. Martin, con la porta della clausura tutta aperta. Lo riporta madre Agnese, ricordando che la comunità rimase di sasso: «Ebbene, mie Reverende Madri, voi potete cantare un Te Deum! Come delegato del Vescovo, vi presento questa bambina di quindici anni, di cui avete voluto l’entrata. Vi auguro che ella non deluda le vostre speranze, ma vi ricordo che se avverrà altrimenti, voi ne porterete da sole la responsabilità».

I presenti – gelati da quel freddo avvertimento – restarono colpiti proprio dal fatto che Teresa fosse l’unica a mostrarsi assolutamente serena, come se quelle parole non la riguardassero.

Appena entrata, come tutte le postulanti, fu condotta in coro: «Ciò che prima di tutto mi colpì furono gli occhi della nostra santa Madre Genoveffa che si posarono su di me; restai un attimo in ginocchio ai suoi piedi ringraziando il buon Dio della grazia che Egli mi concedeva di conoscere una santa».

Poi la priora, Madre Maria di Gonzaga, l’accompagnò nei diversi posti della comunità: «Tutto mi sembrava incantevole, credevo di essere trasportata in un deserto: soprattutto la nostra cella mi affascinava, ma la gioia che provavo era calma, nemmeno il più lieve zefiro faceva ondeggiare le acque tranquille sulle quali veleggiava la mia navicella, nessuna nuvola oscurava il mio cielo azzurro... ah, ero pienamente ricompensata di tutte le mie prove... Con che gioia profonda ripetevo queste parole: “Per sempre, sono qui per sempre!...”» (Ms A, 69v°).

Scrivendo, nel 1895, i suoi ricordi, ripensando alle fatiche passate per entrare in monastero, si esprimerà così: «Oggi, che godo della solitudine del Carmelo (riposandomi all’ombra di Colui che ho così ardentemente desiderato), penso di aver acquistato questa felicità a pochissimo prezzo, e sarei pronta a sopportare pene ben più grandi per conquistarla, se non l’avessi ancora» (Ms A, 53v°).