Stampa

di F. Iacopo Iadarola ocd

img 7005

Non posso non provare simpatia per l'ultima uscita dei Mienmiuaif, band musicale di marito e moglie di cui abbiamo già parlato e chi si spiega qui in cinque punti. Da allora si stan facendo sempre più strada, chiamati da ultimo a Radio Maria per delle puntate mensili in cui testimoniano il loro amore matrimoniale a suon di canzoni da loro composte. Era naturale quindi che ne nascesse anche un minialbum, che ha da poco visto la luce: "Quando saremo piccoli".

Inutile rilevare come già da questo titolo, che inneggia alla "piccola via" di S. Teresa di Gesù Bambino, si evince la spiccata simpatia dei due per i nostri santi carmelitani: se non fosse chiaro c'è tanto di foto di Teresina da piccola a testimoniarlo sul retro dell'album. E varie altre tracce carmelitane, come ad esempio la strofa dedicata al nostro Santo Padre S. Giovanni della Croce (Dormiva la sua notte oscura / con la fronte piena di poesia / appoggiata alla Scrittura) nel brano "San Giuseppe su sfondo azzurro"; o ancora, il modo in cui hanno trovato il Sopralenuvole Music Studio, luogo in cui i brani sono stati arrangiati e partoriti: Giuseppe (il lui della band) mi racconta candidamente che glielo ha fatto conoscere Teresina, dal momento che aveva ricevuto il biglietto da visita del responsabile dello studio in seguito a un concerto tenuto presso il nostro santuario di Verona Tombetta, e che si decise a chiamarlo proprio nel momento in cui il responsabile, Federico Lopez, stava pregando la novena delle rose per la nostra Teresina lì venerata.

Ma, anche se non viene esplicitamente nominata, a mio parere è lo spirito di S. Teresa d'Avila che fa maggiormente capolino in questo piccolo gioioso album. Una delle caratteristiche più salienti del carisma fondazionale della nostra Santa Madre, infatti, è consistita proprio nello stile delle "ricreazioni" che voleva per le sue monache e per i suoi frati. Tanto più austera e contemplativa doveva essere la vita dei carmelitani e delle carmelitane da lei riformati, quanto più nelle ricreazioni si doveva garantire uno spazio di serena libertà, sano divertimento, umile creatività. Ne sono prova le numerose canzoni e poesie composte da lei stessa e dalla sue monache per ravvivare questi momenti, che nello spirito e nella (non) forma ci ricordano molto alcuni pezzi dei Mienimuaif. Come la nostra band canta le gioie, le fatiche e gli eroismi quotidiani del matrimonio cristianamente vissuto (mio nonno e mia nonna erano più avanti / si amavano fino in fondo senza i guanti), così s. Teresa e le sue monache mettevano in musica, con semplicissime melodie improvvisate, le gioie e le fatiche e gli eroismi quotidiani della vita consacrata. "I fioretti di Teresa d'Avila" riportano numerosi esempi di quanto S. Teresa tenesse a questo stile, al punto di suscitare in una sua monaca queste parole: "invece di farci ballare, la Madre farebbe meglio a chiamare un predicatore"; o ancora quando, in occasione di un giorno di festa nel Carmelo di Medina, in cui aveva composto alcune strofette spirituali che le monache avrebbero dovuto cantare durante la ricreazione, una di loro rispose: "Adesso ci chiamano a cantare! Fosse almeno per contemplare!". E in casi come questi S. Teresa non mancava di redarguire le consorelle recalcitranti, facendo loro severamente notare come dietro i loro seriosi spiritualismi ci fossero soltanto orgoglio e autoreferenzialità, mentre l'obbedienza e l'umiltà, fondamento di ogni vita contemplativa, stavano proprio nella capacità di stare semplicemente insieme, anche se fra canzoni scanzonate e ricreazioni un po' chiassose. Celeberrima, infine, la canzone da lei composta - raccolta in ogni edizione ufficiale delle sue poesie - per scacciare le tarme che minacciavano di infastidire le monache del Carmelo di S. Giuseppe di Avila (State forti, figlie mie / se davver la croce amate / contro bestie così rie / il Signore supplicate!). 

Questo per chi pensasse che i testi dei Mienmiuaif, che trattano di cereali, di pigiami, dei tergicristalli della panda, di ciabatte, di frigoriferi e di altri elementi di cui è costellata la loro vita matrimoniale, trattino di cose di poco conto. Sempre S. Teresa d'Avila, Dottore della Chiesa, ci ha insegnato una volta per sempre che "Dio si aggira fra le pentole". E ben venga allora chi ci ricorda, accordandolo sulla chitarra, questo profondo mistero quotidiano che abita i nostri cuori di cristiani; chi ci ricorda, cantandolo ad alta voce, la sublimità di ogni vocazione, tanto matrimoniale quanto consacrata. Lo dice anche S. Giovanni Paolo II: "La Chiesa ha bisogno, altresì, dei musicisti. Quante composizioni sacre sono state elaborate nel corso dei secoli da persone profondamente imbevute del senso del mistero! [...] Nel canto la fede si sperimenta come esuberanza di gioia, di amore, di fiduciosa attesa dell'intervento salvifico di Dio" (Lettera agli Artisti, 4 aprile 1999).