di P. Stefano Conotter ocd

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L’anno scorso abbiamo accolto nel nostro convento, qui a Bruxelles, il Patriarca della Chiesa cattolica siriaca con la sua delegazione, Ignazio Giuseppe III Younan, venuto per l’ordinazione sacerdotale di un diacono siriano: padre Thomas Diddo Habbabe, che si occupa della comunità cattolica siriaca che vive in Belgio. In seguito a questa ospitalità di breve durata, il Patriarca ci ha chiesto di ospitare per un periodo più lungo padre Pierre Nader, destinato alla missione in Australia. Nell’attesa del visto, ha aiutato il padre Thomas nel servizio delle comunità siriache in Belgio. Considerato che il permesso per l’Australia non è facile da ottenere, la permanenza provvisoria di padre Pierre è durata quasi un anno. Prima della sua partenza per l’Oceania, dove si occuperà delle comunità della diasporà siriaca, gli abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande.

Padre Pierre, puoi dirci qual’è oggi la situazione in Siria dal punto di vista politico?

Sono già passati quasi otto anni dall’inizio del conflitto civile e della guerra contro l’Isis. Una guerra di cui ancora non si vede la fine, ma il cui fine è ben chiaro e cioè quello di distruggere la nazione sia economicamente che umanamente.
Dopo tutto questo periodo, il governo legittimo di Bashar al-Assad, con l’aiuto di alleati, ha messo fine alla presenza dei terroristi nella maggior parte del paese. Questo tuttavia non vuol dire che la guerra sia terminata. La situazione è ben complicata e la gente non si sente in pace e punta sempre ad emigrare.

Quali conseguenze ha lasciato questo lungo periodo di guerra?

Le conseguenze sono molte. In primo luogo c’è l’emigrazione che è il nodo cruciale della situazione attuale. La gente non si sente più al sicuro, ha perso tutto ciò che aveva e non trova più le cose necessarie per vivere e quindi vuole dimenticare la bruttezza di questa guerra, lasciando il paese per andare sopprattutto verso l’Europa, il Canada e l'Australia.
Se consideriamo il conflitto stesso, la prima conseguenza è certamente il grande numero di morti causati dalla guerra. Ma c’è anche un’altra conseguenza assai grave e cioè la deformazione dell’imagine di convivenza tra religioni diverse. Questo è un motivo di insicurezza e pericolo per il futuro della regione.

BA9674CC-B18D-4C9F-9EE9-D45028D4C099Le chiese presenti in Siria come hanno vissuto questo lungo periodo?

I cristiani di Siria formavano il 10% della popolazione prima del conflitto. Oggi la maggior parte dei cristiani è andata fuori a cercare un nuovo futuro e una stabilità di vita. La partenza è dovuta a tante ragioni: la perdita del lavoro, della casa, della famiglia o la paura per il futuro dei propri figli per la mancanza di sicurezza e di pace.
La Siria è la culla del cristianesimo antico! Per questo è normale che durante il periodo della guerra la Chiesa ha sempre cercato di conservare la fede dei cristiani, di incoraggiarli a stare nel paese aiutando i più poveri e i più bisognosi di loro. La Chiesa in Siria ha vissuto e vive ancora l’amarezza di questa guerra anche per aver perso tanti suoi fedeli ormai dispersi nel mondo. C’è il timore che l’eredità delle chiese cattoliche orientali vada perduta se non si riesce a conservarla nella diaspora. 
La Chiesa deve giocare un ruolo importante nel mantenere la fede e la pace. 

Qual è in particolare la situazione della Chiesa cattolica? Puoi darci qualche numero che ci aiuti a capire la consistenza della chiesa cattolica siriaca?

Noi cattolici eravamo circa il 2% della popolazione. Purtroppo sono tanti i fedeli cattolici Siriaci che hanno lasciato il paese per installarsi altrove, con l’aiuto di diverse comunità cristiane. La Siria ha perso più del 65% dei cristiani che hanno voluto scappare dalla guerra.
Ma la Chiesa, fiduciosa nel Signore, insiste a proteggere i suoi fedeli rimasti in Siria e cerca di continuare la sua missione nella diaspora nominando nuovi sacerdoti per tale servizio.

Come vede il futuro dei cristiani in Siria?

I cristiani di Siria sono garanti della diversità e della civiltà del paese. Senza la loro presenza la Siria non avrà un buon futuro. Parlare della Siria per i cristiani vuol dire parlare delle proprie radici e quindi questa terra e la sua civiltà ci appartengono profondamente.
Posso dire che senza i cristiani il futuro è incerto e il pericolo del terrorismo continua a crescere. Vivendo il Vangelo i cristiani possono contribuire alla costruzione di un futuro di pace e di amore.