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di P. Ermanno Barucco ocd*

giovanecoppia

Secondo le anticipazioni del Rapporto Giovani 2018 dell’Istituto Toniolo, in Italia solo il 20 % dei giovani dai 20 ai 35 anni ha già figli, circa il 40 % conosce coppie che hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita (PMA) e il 2,1 % l’ha impiegata. Quest’ultimo valore basso si spiega perché sono le coppie di età superiore che ne fanno più uso, circa il doppio, in quanto la fecondità delle donne diminuisce rapidamente dopo i 36 anni.

Per questo la prima, necessaria ed efficace risposta alla diminuzione della fertilità è aiutare i giovani, con interventi culturali e sociali, nonché politici ed economici, a potersi sposare prima e a cercare di avere figli ben prima di quanto accade oggi. A ciò si deve aggiungere l’educazione a non mettere a rischio le funzioni generative (evitando alcol e fumo in eccesso, droghe e comportamenti sessuali pericolosi per la salute e la procreazione).

Nell’anteprima del Rapporto non si specifica se i giovani intervistati sappiano: in cosa consistono le tecniche di riproduzione assistita; valutarle a livello antropologico ed etico; comprendere quando rispettano la dignità umana di tutti i soggetti coinvolti (genitori e figli). Il Rapporto sarà pubblicato interamente nella primavera 2018, ma per ora sappiamo che i giovani hanno risposto a domande focalizzate su due ambiti antropologici ed etici: il primo che distingue tra coppie eterosessuali e omosessuali; il secondo tra procreazione omologa ed eterologa. Anche con questi soli elementi, si nota nei giovani una diversa visione etica razionale, qualora sia anche sostenuta da convinzioni religiose o da una prospettiva più di “trascendenza” che solo di “promozione di sé”.

In genere, la priorità dei giovani è consigliare alle coppie di amici che non riescono ad avere figli di vivere bene la loro vita di coppia, che sia una coppia omosessuale (38 %) o eterosessuale (22,5 %). Successivamente un 38 % consiglierebbe l’adozione, quale che sia il genere di coppia. Il ricorso alla PMA sarebbe poco consigliato, sia che si tratti di tecniche omologhe, con gameti della coppia, solo un 15% dei giovani lo farebbe, o anche eterologhe, con donazione di gameti, con oscillazioni tra 15 e 19 %. La maternità surrogata è molto meno consigliata, all’amico/a etero (2,4 %) come all’amica lesbica (4,5 %) o all’amico gay (8,8 %).

Generalmente gli uomini vedono la realizzazione della coppia più nella vita comune, mentre sono di più le donne a esprimersi a favore della PMA, perché prevale in loro il desiderio di avere un figlio. Ma l’indagine mostra che tutti desidererebbero averlo naturalmente e che, personalmente, farebbero meno ricorso alle tecniche di quanto siano pronti/e a consigliarle agli altri. Inoltre l’impiego dell’eterologa farebbe sentire i giovani meno sicuri della propria identità (25 %), insicurezza che, aggiungiamo noi, verrebbe a galla anche nei figli una volta che ne venissero a conoscenza.

Tutti questi elementi ci dicono che, tra i giovani, la pratica della PMA è un’opzione presa in considerazione soprattutto in forza del fattore emotivo di “avere un figlio” (biologico di entrambi e attraverso la gravidanza della stessa donna della coppia etero) più che in base alla valutazione etica della tecnica. Il fattore emotivo lo si avverte in particolare nelle coppie eterosessuali, dove l’insuccesso nella possibilità di avere un figlio naturalmente è percepito come determinante, mentre le coppie omosessuali non possono avere un figlio naturalmente, e devono necessariamente far ricorso a donatori di gameti e a pratiche che non “riproducono” direttamente la generazione naturale.

Se i giovani traessero le conseguenze logiche da questa loro sensibilità, capirebbero razionalmente l’insostenibilità etica di molte tecniche, sopratutto dell’eterologa e della maternità surrogata, ma anche della PMA omologa che nella coppia eterosessuale si sostituisce alla procreazione naturale invece di aiutarla a realizzarsi in modo eticamente giusto e buono nella pienezza di amore dell’atto sessuale tra uomo e donna. In fondo, ciò che desiderano i giovani, per sé e per gli amici, è avere a disposizione tecniche che aiutino la procreazione naturale (alcune possibilità esistono già, ma bisogna informarne i giovani e svilupparne di nuove). La scienza dovrebbe “aiutarli” in tale direzione, e non, come accade spesso, in altre, nelle quali prevale l’interesse economico sull’attenzione alla coppia e al suo vero desiderio.

*Professore di Bioetica

Pubblicato in Gente Veneta, anno XLIV, n. 4 (26 gennaio 2018) p. 9