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mappa-madagascar-300x264Pubblichiamo l'ultimo resoconto del nostro Padre Marco Paolinelli, che dopo una breve sosta in Italia è da poco rientrato in Madagascar, dove è docente universitario. In Madagascar la presenza carmelitana, avviata da tre padri della Provincia Veneta più di 40 anni fa, è ormai consolidata e autonoma, con una settantina di membri fra padri (tra cui un Vescovo) e frati in formazione.
Il seguente articolo è alquanto lungo, quindi per chi è interessato se ne consiglia la stampa (cliccando sull'ingranaggio qui in alto a destra)

di P. Marco Paolinelli ocd

In Italia, mi felicitavano in molti perché qui avrei trovato l’estate, e il sole, e il caldo, e magari qualcuno pensava a spiagge bianche e a palme fruscianti. Niente di tutto questo. C’è un ciclone che scorrazza in questa parte dell’Oceano Indiano. P. Bruno ha dovuto ritardare di un giorno la sua partenza, dal 13 al 14, perché il ciclone era su Mauritius, dove avrebbe dovuto fare scalo. Se riesco a spedirla, guardate la foto che allego, relativa alla situazione di ieri 16 gennaio. Il centro del ciclone è proprio su Morondava, dove secondo i giornali ha fatto 22.000 sfollati; poi, oggi, ha attraversato in larghezza il Madagascar ed è uscito all’altezza di Manakara (si spera che non rientri).

Qui a Tana siamo toccati solo dalla frangia estrema, vento che ulula sinistramente e grandi piogge: il livello dei due fiumi di Tana si è alzato paurosamente, in diverse zone qui intorno, per esempio ad Anosikely, lo spettacolo desolante del riso già abbastanza alto sommerso dall’acqua, e il raccolto è perduto; nell’orto delle Suore di Torino, ma certo anche altrove, il mais ‘dorme’, cioè è steso orizzontale a terra. Soprattutto, ci sono case che crollano, per prime le vecchie case coi muri di argilla seccata, e ci sono vittime. Sulle pendici ripide del colle deve sorge il Palazzo della Regina, l’Acropoli di Tana, ho contato almeno 5 frane, con case che sono lì lì per slittare a valle. Ho saputo che un ex-studente della nostra Università, che era andato ad insegnare in una città dell’ovest dopo aver ottenuto la licenza, è rimasto ucciso nel crollo della casa dove abitava. Era il più bravo del suo corso, e pensavo di richiamarlo perché continuasse gli studi.

Ieri venerdì e oggi sabato, chiuse le scuole; anche all’Università, niente corsi. Io, che non sapevo, mi sono avviato alle 6 sotto la pioggia sferzante, e non ho trovato gli studenti; ho avuto modo però di incontrare il Rettore e i Presidenti dei Dipartimenti di Teologia e di Psicologia, riuniti per la preparazione del Simposio che si terrà in Università a fine febbraio, con tema: ‘La comunicazione nell’era di internet’. Adesso a sera scrivo al lume di candela, siamo senza luce da qualche ora (ma per questo non è necessario il ciclone).

Quanto al viaggio, era andato bene, a parte un’ora di ritardo dell’aereo, già alla partenza da Parigi, ritardo dovuto a controlli di polizia che sono stati effettuati su qualche passeggero che destava sospetto. Il posto davanti al mio, in aereo, era occupato da un Prete italiano che viene in Madagascar per predicare gli esercizi alle Suore di un Istituto di origine italiana; poco lontano, viaggiava un volontario, sempre italiano, che viene regolarmente e dà una mano presso Padri e Suore; alla mia sinistra, una ragazza francese studiava quelle che hanno tutta l’apparenza di essere le carte relative ad un progetto in corso di realizzazione; e chissà quante altre persone del genere tra i più di 200 passeggeri! P. Augustin e due novizi, che erano venuti all’aeroporto a prendermi, hanno aspettato quasi 4 ore, dalle 10 circa alle 2 circa, e io sono arrivato al convento di Itaosy 23 ore dopo la partenza dal convento di Brescia. Ad Itaosy, trovo ancora tutti quanti i novizi (8); ad Ampasanimalo, tre studenti hanno fatto la professione solenne, il 10, e sono stati ordinati Diaconi l’11.

Dai containers arrivati a Mahajanga, trovo che sono arrivate ancora qualche coperta, e uno scatolone di libri datato 2013; le une e gli altri abbondantemente innaffiati di pioggia durante il viaggio in camion da Mahajanga fin qui; in compenso, niente libri divorati dagli animali come era successo l’ultima volta.

I nostri confratelli di qui si stanno mobilitando per l’arrivo della reliquia di S. Teresa, che resterà in Madagascar dal 19 al 25. Si tratta del bastone di S. Teresa, e qualcuno dice che bisognerà spiegare bene la cosa alla gente, perché nella cultura malgascia legno e pezzi di legno sono impiegati per fare sortilegi.

Nella casa di preghiera di Itaosy stanno facendo gli esercizi spirituali gli Oblati di Maria, in maggioranza Padri polacchi dal robusto appetito; il predicatore invece è un Padre italiano, che è originario di Brescia e missionario in Senegal. Uno dei Padri, malgascio, mi vede passare e dice che è stato mio allievo ad Ambatoroka negli anni 1994/96; si vede che non sono poi invecchiato troppo!

Nel villaggio di Ambodivoanjo, dai cento semi di ananambo (di cui vi avevo scritto) pare non si siano ottenute che 5 pianticelle; ma, come il costume vuole, mi è stato portato un sacchetto di bei fagiolini, segno di riconoscenza per l’aiuto dato per gli orti. È arrivato a destinazione il letto che avevamo ordinato per l’ultima famiglia entrata nel villaggio, il 24 dicembre. Ieri, sabato 17, una Suora del Buon Pastore ha accompagnato da me una delle ragazze che ospitano; accolgono le ragazze senza appoggio familiare che aspettano un bambino, durante la gravidanza e fino a qualche mese dopo il parto, poi non possono più tenerle e cercano di trovargli una sistemazione. La ragazza che è venuta ieri, con un bel bambinotto di tre mesi stretto al petto per proteggerlo dal vento del ciclone, ha un buon risultato all’esame di maturità, e ha voglia di studiare. Chiederebbero per lei una borsa di studio e anche un alloggio al villaggio di Ambodivoanjo; credo si possa aiutarla. L’anno accademico ormai è cominciato da tempo, ma penso che intanto possa perfezionare il francese, molto carente, per poi iniziare gli studi superiori l’anno prossimo.

Torno a scrivere dopo quanto tempo? quindici giorni? venti? giorni di lavoro in Università, dal lunedì al sabato mattina compreso, mattina e pomeriggio; è finito il primo semestre, lunedì prossimo cominceranno gli esami. Negli spezzoncelli di tempo, sono riuscito anche a finire (quasi) un breve articolo per la rivista dell’Università, ACM (Aspects du Christianisme à Madagascar). Quasi un miracolo! Ma non esisto solo io al mondo: intorno, giorni scuri e difficili. Scuri proprio anche in senso meteorologico, perché dopo il passaggio del ciclone altri due, che si sono sviluppati al largo nel mare, hanno continuato a rovesciarci addosso pioggia e pioggia, sotto un cielo invariabilmente grigio, e temperature sempre più fredde; giorni difficili, perché il ciclone Chedza ha fatto una settantina di morti, e ci sono circa 160.000 sinistrati, sfollati, che abitano nelle scuole o in tende. Questo nel centro-nord del Madagascar, in particolare sul versante occidentale; il sud, il Grande sud, è colpito invece da una siccità grave, e c’è carestia; i giornali scrivono che ci sono più di 100 morti di stenti. Qui, c’è chi ha perduto la casa, chi il riso nella risaia sommersa, ma anche tutti i piccoli mestieri che permettono a tanti di vivere sono resi impossibili dalla pioggia continua: il facchinaggio, la vendita di povere cose ai margini delle strade... È stata dichiarata una giornata di solidarietà nazionale, ci sono raccolte di beni e di fondi per le vittime del ciclone e per quelle della carestia.

Una bella giornata sabato 31, grazie alla dedizione e alle prodigiose qualità organizzative di Zaina: festa di scambio di auguri per il nuovo anno (qui molto sentita) per gli abitanti di tutti e tre i villaggi, Antsahamasina Antsahakely e Ambodivoanjo: più di 400 persone, nel centro sociale di Ambodivoanjo, intitolato a P. Gaetano Mendo. Messa presieduta da P. Augustin, il nuovo Parroco, poi relazioni relative alla situazione e alla vita dei tre villaggi, tenute dai rispettivi responsabili, poi distribuzione di 400 sacchetti scrupolosamente uguali meticolosamente preparati da Zaina e compagne, taglio di una torta gigantesca, canti e danze finché non ha cominciato a farsi scuro. Giudizio unanimemente condiviso: la prossima volta la festa bisogna cominciarla al mattino. Serve una carrozzina per un ragazzo handicappato grave, di diciotto anni ma piccolo e fragile come un bambino.

Nel villaggio di Antsahamasina, le piogge hanno dato il colpo di grazia ad un gabinetto che è definitivamente crollato; ne abbiamo affidato a 3 abitanti del villaggio stesso la ricostruzione, spesa prevista circa 400 euro. Situazioni difficili: una donna del gruppo delle vedove da settimane sta male, non riescono a capire bene cosa abbia ma è afflitta da una debolezza estrema e non può lavorare: la casa gliela forniamo noi, i figli sono tutti nelle nostre ‘adozioni scolastiche’ e perciò a mezzogiorno mangiano alla mensa scolastica, ma a sera tornano a casa e non trovano niente, perché la mamma non ha la forza di cercare durante il giorno i piccoli lavori che le permettevano di mettere in tavola qualcosa.

Sabato 7 febbraio. Oggi giornata intensa: Messa al Carmelo alle 6, breve incontro con le monache dell’Associazione dei Carmeli del Madagascar e dell’Oceano Indiano, riunite ad Ampasanimalo (mi hanno chiesto due giorni di conferenze su Edith Stein, da tenere ai primi di settembre a Morondava, il cui Carmelo sarà eretto ufficialmente il 25 agosto; il Provinciale P. Aldino mi legge?). Poi, partenza per la residenza del Nunzio, che celebra la giornata della vita religiosa invitando i religiosi e le religiose (un esercito di suore!): conferenza del Nunzio, Messa (2 ore soltanto), pranzo con i Preti tutti al tavolo del Nunzio e le Suore a picnic nel parco (bellissimo); c’erano due Vescovi religiosi, tutti e due italiani, il Vescovo di Ambatondrazaka Trinitario e il Vescovo di Ambanja Salesiano; mancava invece il Vescovo di Morondava Carmelitano. Predicatore trascinatore di folle, con alternanza di francese e di malgascio, di toni faceti e di toni mistici, tutto per far sentire la grandezza e la bellezza della vita consacrata, il nostro P. Flavio. Durante il pranzo, ho l’occasione di conoscere il Sacerdote responsabile del collegamento di tutte le iniziative di carattere sociale della Diocesi di Tana; avevo ricevuto un paio di circolari, ma non ero ma potuto andare alle riunioni: Ci siamo scambiati gli indirizzi, potrebbe iniziare una collaborazione interessante. Siamo ripartiti per Itaosy, P. Flavio P. Vincent e io, stanchi e soddisfatti quando ancora fervevano canti e danze, con una sola idea, distenderci per una siesta, per quanto tardiva. Invece, mi è stato dato di vivere nella mia carne proprio il Vangelo di oggi, quello del ritorno dei discepoli dalla missione, e Gesù che li invita a ritirarsi con lui in disparte per un momento di riposo, e invece la folla continua ad accalcarsi intorno a loro, e il riposo sfuma. Il pensiero della siesta, che aveva occupato le nostre menti durante le lunghe soste degli ingorghi interminabili, sfuma davanti alla coda di gente che aspetta al cancello, per chiedere, chiedere: una umanità dolente che non si può ignorare passando oltre.

Tra loro, c’è una donna del gruppo delle vedove che mi porta un regalo di inizio d’anno: una coppia di piccole galline faraone che mi presenta in fondo a una cesta: il corpo è una pigna, già un po’ aperta, il che dà l’impressione di un piumaggio arruffato, la testa è modellata in gesso, mi dice, tutto è uniformemente colorato di scuro e fittamente picchiettato di bianco, le zampe sono di filo di ferro verniciato in rosso vivo; le fa lei e va a venderle in pieno centro, ad Analakely, Rue de l’Indépendance. Le trovo bellissime, e bello e confortante che lei abbia questa iniziativa e questa genialità; alla prima occasione, vi mando una foto; e voglio farle vedere a Sandra per sentire cosa ne dice.

Si parla di un nuovo ciclone in formazione, già battezzato ‘Fundi’; si sta muovendo dal Canale di Mozambico verso le regioni del sud; che possa dare una mano ad alleviare la siccità?

Le manifestazioni del V Centenario teresiano si susseguono senza posa; organizzatore più che instancabilissimo (alla faccia della grammatica), P. Tsitoaina. Da luglio, poi, saranno di nuovo in visita in Madagascar le reliquie di S. Teresa di Gesù Bambino e genitori; riunioni di commissioni e comitati sono già iniziate, sempre grazie all’instancabilissimo.

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Sabato 28 febbraio. Riprendo a scrivere qualche cosa con l’intenzione di spedire subito, senza neanche rileggere cosa ho scritto sopra. Constato che le molte faccende non solo rendono difficile trovare il tempo per scrivere, ma soffocano anche quell’‘occhio contemplativo’ che permette di vedere la realtà da comunicare. In questo periodo in Università cose importanti, come gli esami del primo semestre, l’inizio del secondo semestre, e il Simposio organizzato da tutti i Dipartimenti dell’Università. Agli esami niente di particolare da segnalare, a parte una cosa che mi ha colpito; uno degli studenti che si sono presentati abita, mi ha detto, nel villaggio in cui Padre Pedro ospita le famiglie più diseredate ed emarginate. Gli ho chiesto come mai avesse deciso di studiare filosofia (lo chiedo a tutti, tranne ai religiosi, che in genere studiano filosofia perché costretti), e lui mi ha dato una risposta che in realtà non era risposta alla mia domanda, ma che mi ha toccato: ‘voglio sapere, come gli altri’, ha detto. Il tema del Simposio, 23-25 febbraio, era La comunicazione nell’era di internet. Perché Madagascar è anche questo: fianco a fianco cultura dell’oralità (pre-stampa, pre-manoscritti, pre-scrittura) fino alle tecnologie più moderne della comunicazione; e non necessariamente le cose si sovrappongono come strato su strato, ben distinti e separati, ma si mescolano ...

Sono passati da Tana P. Andrea, che sono riuscito a sentire solo per telefono, è subito tornato a Morondava, e P. Bruno, con cui invece ho avuto modo di fare una bella chiacchierata; non sapevo che sarebbe rientrato così presto in Madagascar; ma anche lui è subito partito per Marovoay. La mia area geografica comprende invece solo i 10 km circa da Itaosy ad Ampasanimalo/Ambatoroka; fino all’anno scorso partendo da Itaosy la mattina alle 6 arrivavo ad Ambatoroka alle 6.30; lunedì scorso, è stata necessaria un’ora e mezza; quanto al ritorno, ho toccato le tre ore meno un quarto. Il traffico in gran parte della città e in fasce orarie che si dilatano sempre più procede a passo d’uomo, quando procede. Ma i malgasci sono pazienti.

In Università come qui a Itaosy, siamo sotto l’assedio della dura realtà di questa stagione sovrabbondante, straripante di pioggia: frane, smottamenti, inondazioni. I ripidi fianchi dei colli del centro continuano a coprirsi delle larghe ferite rossastre degli smottamenti, che travolgono case e persone. Attorno alla città, non solo le risaie sono allagate (ormai, il riso è raccolto o perduto), ma uno dei due fiumi di Tana, la Sisaony, qualche giorno fa ha rotto gli argini poco oltre il confine del nostro distretto, un intero quartiere inondato, 8000 sfollati. Altri quartieri anche del centro, quelli più miseri, sono sott’acqua da tempo, non ci si fa caso più di tanto, ma i telegiornali continuano ad intervistare gli abitanti; uno studente, dei Padri Maristi, mi dice che in casa da loro l’acqua arriva al polpaccio; nella vicina casa delle Piccole Suore del Vangelo è ancora più alta; i loro conventi si trovano nel quartiere popolare di Isotry. Anche nella casa del Segretario del Dipartimento, non certo misera, altro quartiere, c’è più o meno mezzo metro d’acqua; mi mostra le foto al cellulare, nonostante tutto è venuto al lavoro. Uno studente del terzo anno mi racconta che durante la notte (era giovedì notte) lui e la famiglia sono riusciti a scappare in fretta dalla casa che stava crollando; hanno poi passato la mattinata a strappare alle macerie quello che si poteva salvare delle loro cose, e adesso li ospitano i vicini. Non è che uno dei tanti casi, nella stessa notte nello stesso quartiere sono morte tre persone nel crollo della loro abitazione, a inizio di stagione erano morti così due giovani. Anche nel distretto, crolli e case distrutte; gli abitanti della lingua di terra in mezzo alle risaie, dove anni fa abbiamo costruito un asilo (Andrea Angela e Delia conoscono bene il posto), hanno l’acqua sulla porta di casa, e ieri un uomo anziano è venuto per chiedere di essere ospitato, lui e famiglia, in uno dei nostri villaggi; ma tutte le case sono piene, l’ultima di Ambodivoanjo è stata occupata giorni fa proprio da una famiglia che ha avuto la casa distrutta, come vi dicevo sopra mi pare. Una famiglia di Antsahamasina ospita i parenti che hanno perduto la casa; una dozzina di persone in una stanza. Il nipote sedicenne di una vecchina simpaticissima e vivacissima del gruppo delle vedove, aiuto e appoggio della nonna, è rimasto travolto dal crollo della parete della loro casa; se l’è cavata con qualche giorno di ospedale; lei è sempre come un grillo, malgrado abbia da anni una gamba un po’ storpiata. Ieri (sabato) abbiamo avuto una giornata quasi tutta di sole (la prima direi, da quando sono arrivato), ma le previsioni, da lunedì in poi, sono pioggia, pioggia, pioggia. Uno dei due tunnel in cui passa il traffico del centro città, quello di Ambanidia, costruito negli anni Trenta del Novecento, mostra, pare, infiltrazioni e crepe; ci sono stati articoli sui giornali in proposito, adesso non sento più niente, il traffico che lo attraversa è tuttora abbondantissimo, noi stessi da Ampasanimalo lo usiamo in continuazione; ma vengo sapere dal tassista mio amico che l’Ambasciata francese ha proibito tassativamente ai suoi autisti e alle sue macchine di passare dal tunnel.

Ma volete una notizia positiva, almeno una? la figlia di un’altra donna del gruppo delle vedove ha avuto la media stratosferica di 19.25 su 20! mai sentita una cosa del genere! Ricordiamoci nella preghiera, ricordiamo soprattutto chi sopporta tante sofferenze.