Assunta in cielo

Poi la Madonna scompare, ma come? La storia non ci documenta, ma la fede ci illumina. Dopo la Pentecoste, le Sacre Scritture avvolgono di silenzio il mistero di Maria. Hanno detto poco, ma abbastanza per la nostra fede. Dobbiamo pensare che Maria sia stata con l’apostolo Giovanni per il resto della vita, dove non sappiamo.

Quando Maria finisce di essere la pellegrina di Dio? I giorni della Madonna, come i giorni del Figlio suo, sono destinati a finire; i giorni terreni passano e anche per Maria giunge il tempo del trapasso dal tempo all’eternità. La Madonna conclude la sua esistenza terrena in una maniera gloriosa con l’assunzione in corpo e anima in cielo.

Il mistero dell’assunzione è il coronamento della vita di Maria. Immacolata-Assunta: tra questi due misteri della fede si compie il destino di Maria. È gloriosa in cielo, siede alla destra del suo Figlio, presso il Padre, è sempre la Madre del Verbo incarnato, è sempre la Madre della Chiesa, è sempre la mediatrice di ogni grazia.

E questa maternità trasfigurata dalla gloria è un mistero che consola la nostra fede come consola la nostra speranza. La meravigliosa sapienza di Dio tra l’Immacolata e l’Assunzione dipana un’esistenza umana, inverosimile ma autentica e preziosa. E come è vero che con l’ascensione Gesù non è partito del tutto da questo mondo perché mantiene la sua promessa di rimanere con noi fino alla fine del tempo, così è vero che Maria non è partita del tutto: a fianco del Figlio, nei modi misteriosi che la potenza di Dio ha stabilito, è con noi, è in mezzo a noi, resta con noi.

I documenti tacciono in proposito, ma la coscienza della Chiesa, illuminata dal suo fondatore, Gesù Cristo, rivelatore dei misteri di Dio, sa che la Vergine, nella gloria di una misteriosa risurrezione, è in cielo presso il Figlio suo a continuare la sua maternità. Anche in cielo Maria e la Madre di Gesù e come Gesù, risuscitato da morte, è la rivelazione dell’amore di Dio e la sorgente della sua salvezza, così Maria è la Madre di questo inesauribile dono di redenzione.

Lasciamo ai teologi le molte curiose domande circa la morte o meno della Madonna, noi sappiamo una cosa sola: che la Madonna è viva nella pienezza della sua carne immacolata e della sua verginità feconda; non attende più la risurrezione dei morti e la vita eterna, perché è già viva per sempre presso il Padre.

Il fatto che il Signore circondi di silenzio e di oscurità anche questa consumazione, ci dice come egli sia geloso dei suoi misteri; ci dice come il Signore compia e riveli i suoi misteri solo per alimentare la nostra fede, per dare alla nostra fede una inesauribile fecondità di contemplazione e di grazia

La gloria della Madonna, viva in corpo ed anima presso il Padre e presso il Figlio nella comunione dello Spirito, è davvero il compimento glorioso della sua storia, una storia che si realizza senza soluzione di continuità fra terra e cielo, e fa di lei il misterioso ponte attraverso cui Dio scende all’uomo e l’uomo ascende a Dio.

Niente di strano che in questa prospettiva si pensi alla Madonna come mediatrice di ogni grazia, come corredentrice, come regina del cielo e della terra: la Madonna, così vicina alla terra degli uomini, oggi è in cielo primizia di una gloria redentrice vittoriosa, ma anche sorgente di una grazia che non finisce di dilagare nel mondo.

Così crediamo alla Madonna, così il suo mistero è patrimonio della nostra sapienza di cuore, della nostra pietà, della nostra preghiera, come è patrimonio della nostra supplica, della nostra fiducia e anche della nostra serenità e della nostra pace.

Non è la Madonna che ci stacca da Dio, che ci allontana da Cristo e dal suo Spirito; al contrario, se vuoi trovare Dio, passa per Maria, se vuoi incontrare Cristo passa per Maria, se vuoi conoscere lo Spirito passa per Maria, che è la gloria della Trinità, che è la sua manifestazione più pura, che della Trinità è il capolavoro misterioso, la bellezza incomparabile, oggetto della nostra contemplazione orante quaggiù e della nostra beatitudine in paradiso.

Di Maria mai abbastanza

E così possiamo dire di avere percorso, lasciandoci guidare dalla fede, i vari momenti del suo mistero gaudioso, doloroso, glorioso, come il rosario ci fa meditare. La conclusione è che la Madonna è presente nella nostra vita non perché ve la mettiamo noi, ma per un posto che prende da sé nella volontà del Figlio suo. Maria è un dono che Dio fa all’umanità: riceverlo vuol dire essere credenti, custodirlo vuol dire essere fedeli, amarlo e viverlo vuol dire rendere feconda la nostra fede e nutrire inesauribilmente la nostra carità.

Quanto più si vuol essere cristiani, quanto più si è segnati da speciali vocazioni, tanto più la presenza della Madonna diventa una componente della vita. Avremo modo di meditare come la Madonna non soltanto è veicolo di una inesauribile grazia salvatrice, ma è anche esempio di come la grazia si accoglie e si rende feconda; esempio di come una fede si vive, di come il dono della fede diventi sapienza del cuore e certezza della vita. C’è nella Madonna una esemplarità che ripete quella di Cristo; c’è un nostro discepolato della Vergine che non fa concorrenza al discepolato di Gesù, ma lo integra, lo rende più vero, lo rende più umano e insieme più sovrumano. Non tutto si capisce, non tutto si riesce a penetrare sino in fondo, ma è proprio questa inesauribilità del mistero che deve sedurci e nutrire la nostra vita.

«De Maria numquam satis», diceva san Bernardo: di Maria non si dirà mai abbastanza. Non esagerava. Il mistero di Maria, l’intima connessione col mistero di Cristo è inesauribile e perciò il nostro «numquam satis» diventa atteggiamento consapevole e giusto. Intesa bene, la presenza della Madonna nella nostra vita non è mai un’esagerazione.

Minimismo mariano

Vorrei dire che un piccolo esame di coscienza sul nostro atteggiamento di cristiani a questo proposito, deve essere fatto. Abbiamo assistito in questi anni a una specie di minimismo mariano, allo scadimento di tante devozioni, abbiamo visto mettere in discussione la verginità, la maternità, l’assunzione, abbiamo circondato di un problematicismo teologico senza fine la figura e la missione della Madonna.

Il risultato è che il povero cristiano ha perduto l’entusiasmo della fede, la commozione che stringeva le folle intorno alla Vergine nel plauso, nella lode, nella consolazione, nella speranza.

La Chiesa ha reagito a tutto questo con la promulgazione del messale mariano, dove le grandi devozioni sono tutte riportate, i grandi titoli sono tutti proclamati e diventano oggetto di culto ecclesiale e ufficiale, uscendo dall’ambito della devozione puramente popolare. Ma intanto il nostro popolo la conosce di meno, la prega di meno, l’ama di meno: le stesse grandi devozioni, il rosario e lo scapolare, hanno subito un oscuramento.

Oggi sono molti i preti che il rosario non lo dicono mai, sono molti i religiosi e le religiose che lo dicono solo sporadicamente; e non parliamo poi dello scapolare.

La nostra fedeltà alla Madonna deve essere soprattutto la speranza che la Madonna trionfi, che la Madonna regni, che la Madonna torni ad essere la Madre benedetta attorno alla quale i figli si stringono in una comunione che anticipa il paradiso.

E a questo punto mi pare di avere il diritto, oltre che il dovere, di chiedere perdono a mia Madre: «Madre mia, ti siamo costati l’olocausto di un Figlio, ti siamo costati il peso di una maternità indefettibile e tribolata, ti siamo costati una pazienza senza fine, una speranza sempre accesa, un cuore ardente di amore… e non ti vogliamo bene. O te lo vogliamo a sprazzi, a momenti; ma quella comunione a cui ci chiami, per cui ci sei stata data non trova sufficiente corrispondenza dentro di noi. Ti chiedo perdono, Madre mia, e nell’umiliazione di questa richiesta sono sicuro che la tua misericordia di Madre mi accoglie, o Madre di misericordia. Amen».

* Meditazioni tenute dal Cardinal Ballestrero alle Suore di Carità dell’Immacolata di Ivrea nella Casa di spiritualità «Madre Antonia Maria Verna» di Andrate (TO) nell’agosto 1994. Si trovano in Anastasio Ballestrero, Il mistero di Maria. Meditazioni spirituali sulla Madre di Dio, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1995, pp. 46-50.