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di P. Giacomo Gubert ocd

brother-lawrence-of-the-resurrection-rebecca-lachance-iconographyMors tua vita mea

La storia della recezione dell’insegnamento del carmelitano scalzo fra Lorenzo della Risurrezione (Nicolas Herman, 1614-1691) merita una breve nota, al termine dell’annuale ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, nel giorno dedicato a san Francesco di Sales.

La fortuna in ambito “protestante” del nostro fra Lorenzo è in buona parte legata alla sfortuna di Fénelon, perdente politico (ma vincitore morale) nel confronto con Bossuet, nell’ultima controversia teologica che "per totam Europam late insonuit”, secondo l’espressione dello stesso Fénelon in una sua lettera a papa Clemente XI.

Non tanto per la frequentazione, episodica, tra il grande teologo e l’umile fratello converso, ma per l’uso, un po’ maligno, che Fénelon fece di alcuni scritti di fra Lorenzo (i Costumi e i Dialoghi) approvati e vivamente raccomandati dal vescovo di Parigi, mons. de Noailles, suo determinato avversario insieme a Bossuet. Fénelon riesce così a cogliere in contraddizione mons. de Noilles (così come era accaduto per Bossuet per quanto riguarda la sua approvazione ai Fondamenti della vita spirituale di padre Surin).

E in effetti sono molte le espressioni di fra Lorenzo della Risurrezione che si prestano a sostenere la posizione sul “puro amore” di Fénelon. Tra tutte prendiamo, dal Secondo dialogo, i frequentemente citati numeri 8 e 11: “[Affermava] che si era sempre lasciato guidare dall’amore, senza alcun altro interesse, senza preoccuparsi della sua dannazione o salvezza, ma che avendo deciso di compiere ogni cosa per amore di Dio, si era sempre trovato bene. Era contento quando poteva raccogliere una pagliuzza da terra per amore di Dio, cercando solo lui e nessun’altra cosa, neppure i suoi doni” e “[Fra Lorenzo diceva] che Dio ricompensa in maniera così subitanea e magnifica tutto ciò che si fa per lui; che egli aveva, a volte, desiderato di poter nascondere a Dio ciò che faceva per amore suo, affinché, non ricevendone alcuna ricompensa, avesse la gioia di fare qualcosa solamente per Dio!”.

Tersteegen e Wesley

Scrive Walter Nigg: “Quanto visto sulle differenti edizioni prova che fra Lorenzo è stato capace di interessare le diverse confessioni cristiane. Appartiene, con la sua esperienza della Presenza di Dio, ad una spazio al di là delle confessioni, accentuando una verità che è propria sia alla cristianità cattolica che a quella protestante, benché il suo fondo carmelitano non possa essere cancellato. Pur vivendo nel XVII secolo, in un’epoca in cui nessuno parlava ancora di ecumenismo, fu il messaggero di un cristianesimo che attraversa tutte le confessioni”.

Una “influenza decisiva” per quanto riguarda la scoperta della Presenza di Dio, gli scritti e le biografie di e su fra Lorenzo tradotti in tedesco esercitarono su una figura eccezionale del panorama protestante tedesco, il grande spirituale del pietismo riformato Gerhard Tersteegen. Questo “santo nel protestantesimo”, secondo Walter Nigg, che impressionerà a sua volta grandemente Kierkegaard, scriverà su fra Lorenzo: “Egli ha tracciato la via per la salvezza in un modo più chiaro e breve di quanto non abbiamo saputo fare numerosi dottori in teologia, mostrando con il suo esempio, che ognuno di noi, non solamente il clero e i religiosi, nello stato e nel luogo in cui si trova, può vivere nella presenza di Dio”. A suor Giovanna della Croce dobbiamo uno studio sul rapporto tra Tersteegen e il Carmelo.

Decisivo invece nella grande fortuna di cui tuttora gode fra Lorenzo nei paesi anglofoni fu il fondatore del metodismo, John Wesley. Lo lesse ai suoi fedeli, lo portò con sé nel suo viaggio missionario in America, lo rieditò, lo consigliò vivamente ai suoi discepoli. Il suo movimento religioso, sviluppatosi inizialmente in Inghilterra, nacque proprio per aiutare i fedeli a diventare santi, a somigliare sempre più a Cristo. L’insegnamento di fra Lorenzo venne spontaneamente integrato nel “metodo” per la santità sviluppato da Wesley. A questo tema ha dedicato studi importanti il noto Jean Orcibal.

Teresa ed Elisabetta

Possiamo misurare, per contrasto, “la morte francese”, causa Fénelon, di fra Lorenzo della Risurrezione da un fatto, che ci ricorda padre Conrad De Meester, nostra guida in questa nota. Scrive: “Né la biblioteca del Carmelo di Lisieux né quella del Carmelo di Digione contenevano uno scritto di Lorenzo e noi non vediamo alcuna fonte intermediaria che avrebbe potuto far conoscere Lorenzo a Teresa o a Elisabetta” al di fuori delle12 linee (su quasi mille pagine) che Ferdinando di Santa Teresa dedicò a Lorenzo nella sua raccolta di vite sante carmelitane (Mènologe du Carmel, Lille-Bruges 1879). Un sentiero interrotto, un filo tagliato che lo Spirito, al tempo opportuno, seppe riprendere e riannodare, per il Carmelo e per la Chiesa.