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a cura delle Carmelitane Scalze di Cividino

Tappezzeria Avignon XVIIsec r

Tutti coloro che visitano un monastero carmelitano portano con sé la certezza di avere incontrato una famiglia religiosa "contenta", che sa trasmettere una gioia non di circostanza o epidermica, ma talmente reale da contagiare anche gli altri. In effetti, la gioia al Carmelo non è tanto un sentimento, che può accompagnare certi momenti belli della vita e poi passare, quando vengono meno le condizioni per assicurarlo.

Essa è invece una esperienza permanente, vitale, che è insieme dono e virtù. E' dono, perché Dio ne è la sorgente, in quanto gioia piena, totale, definitiva: e saper "vedere" Dio in ogni cosa è quel dono della fede che riempie progressivamente la vita di una letizia liberante. 

Se il Carmelo ha questa caratteristica particolare di gioia e di letizia è proprio perché è contemplativo, ossia "sa vedere" Dio, che è beatitudine. Pertanto, come le creature esposte al sole diventano luminose, così le creature esposte alla letizia di Dio (perché con tutta la vita cercano Lui, desiderano Lui e sono incontrate da Lui), diventano esse stesse liete. Sono nella gioia e questa contagia tutti.

Per la carmelitana, ciò che avvicina a questa mèta è sorgente di gioia e si potrebbe restare stupiti nel constatare come, in monastero, ogni piccola cosa, anche la più feriale e apparentemente insignificante appartenga al linguaggio dell'Amore, sia annunzio del Signore, che ti raggiunge, ti inquieta, ti sorprende, ti educa, ti libera.

Come per ogni credente poi, anche per noi una sola è la "Via" che permette di arrivare al Padre: Gesù Cristo, "e questi crocifisso!". Perciò facciamo nostro il grido di S. Paolo: "Sovrabbondo di gioia in ogni tribolazione" (2Cor 7,4), perché seguire Lui porta, giorno dopo giorno, a guadagnare libertà da tante prigioni e vincoli terreni e a ridare fiato ad una vita che, senza zavorre, desidera camminare, anzi volare, dietro il suo Signore.

Questo è l'aspetto ascetico della gioia: un esercizio, una virtù di "evasione" da se stessi, dai propri gusti, modi di vedere, scelte, ostinazioni, in alcuni momenti faticoso e mai fatto una volta per sempre ma che libera interiormente ed esteriormente, rende più leggeri da se stessi e, quindi, autenticamente gioiosi.

Vivere con Gesù ed essere trovati in Lui è la sola garanzia di una vera gioia; per questo cercare insieme il Signore, secondo lo stile di vita voluto dalla S. Madre Teresa, che alterni momenti di eremitismo a momenti di intensa vita fraterna, aiuta, rafforza, alimenta lo spirito di letizia; e se non ha senso un cristiano triste e pessimista, una carmelitana che fosse tale solo un poco, sarebbe una contraddizione vivente!