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Meditazione carmelitana sulla I Domenica d'Avvento dell'anno C (Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36)

di P. Ermanno Barucco ocd

san-lucas-el-grecoLuca: il vangelo della misericordia

Con la prima domenica di Avvento di quest’anno, comincia la lettura domenicale del vangelo di Luca, “il vangelo della misericordia”, come è chiamato, perché presenta il ministero di Gesù sotto l’angolatura particolare dell’annuncio della misericordia e del perdono di Dio. Non tanto per la frequenza elevata della parola “misericordia”, peraltro usata sei volte all’inizio, nei Cantici del Magnificat e del Benedictus (Lc 1,46-55.58.68-79), come fosse una porta di ingresso del vangelo, ma in forza delle “parabole della misericordia”, alcune tipicamente lucane (Lc 15,1-32), e degli episodi di Zaccheo (Lc 19,1-10) e della peccatrice perdonata con relativa parabola (Lc 7,36-50). Il vangelo di Luca non insiste molto più degli altri evangelisti nel mettere in evidenza che Gesù perdona i peccati, tuttavia esso solo trasmette le parole di Gesù sulla croce «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34) e la figura del buon ladrone “perdonato” e accolto in Paradiso (Lc 23,39-43). Inoltre, a partire dalla fine del suo vangelo, Luca introduce l’annuncio del perdono dei peccati proclamato a tutte le nazioni (Lc 24,47) che riprenderà più volte lungo gli Atti degli Apostoli, che sono il secondo volume della sua opera, la continuazione del suo vangelo.

Si tratta quindi di una felice e provvidenziale coincidenza l’inizio della lettura domenicale del vangelo di Luca lungo tutto quest’anno liturgico e l’inizio, tra pochi giorni, dell’anno del Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco, il quale ha scelto come motto del Giubileo una frase tipicamente lucana: “Misericordes sicut Pater”, «siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36), frase che spicca per la sua originalità rispetto a quella di Matteo: «Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).

Il ritorno di Gesù, giudice giusto e misericordioso

In questa prospettiva siamo chiamati a leggere le letture che ci offre questa prima domenica di Avvento (anno C). L’annuncio del ritorno di Cristo come giudice, la sua venuta nella gloria alla fine dei tempi, con i segni che l’accompagneranno, non possono farci dimenticare che Gesù sarà sì giudice giusto ma anche, e soprattutto, misericordioso. Il profeta Geremia nella prima lettura ci presenta infatti il compimento delle «promesse di bene» in favore della casa di Israele, la venuta del «Germe di Giustizia» che esercita sì la giustizia e il diritto, ma che pure porta la salvezza (Ger 33,14-16), dopo aver perdonato il popolo e aver promesso una nuova alleanza (Ger 31,31-34).

L’insieme delle letture ci invita ad assumere il giusto atteggiamento nell’attesa del Ritorno glorioso di Cristo, del suo secondo Avvento. Gesù dice: «risollevatevi e alzate il capo» davanti al compimento finale della Redenzione ormai prossimo, per guardare a colui sta per tornare. Perché noi conosciamo chi è colui che deve venire: Gesù. Noi sappiamo chi stiamo attendendo, conosciamo il suo amore per noi e ciò che ha operato per la nostra salvezza. È lui, Gesù misericordioso, che ritornerà glorioso. Quindi il miglior modo per attenderlo è vivere già ora più in profondità il rapporto con lui, conoscerlo meglio attraverso il vangelo e il dialogo con lui nella preghiera. Non dobbiamo lasciarci distrarre e appesantire in questa attesa da «dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita», che ci farebbero dimenticare chi stiamo attendendo e che lui sta tornando. Il pericolo non si trova tanto nel tradirlo con i nostri peccati, lui è misericordioso, ma nel dimenticarci di lui perché presi da altro, da altre cose che sono diventate i nostri interessi intoccabili e prioritari.

«Vegliate in ogni momento pregando»: la Regola carmelitana

Per “ricordarci” sempre di lui, Gesù stesso ci ha lasciato queste parole nel vangelo: «vegliate in ogni momento pregando». Questa espressione ricorda quella che si trova al centro e nel cuore della Regola carmelitana data dal patriarca di Gerusalemme sant’Alberto ai primi eremiti del Monte Carmelo all’inizio del XIII secolo: «ciascuno rimanga nella sua celletta, meditando giorno e notte la legge del Signore e vegliando in preghiera». E la Regola si conclude così: «se qualcuno farà di più, il Signore stesso, quando tornerà, lo ricompenserà. Tuttavia si comporti con discrezione, moderatrice della virtù». L’antica Regola carmelitana cioè riassume un atteggiamento tipico di ogni cristiano che attende il ritorno di Cristo, e lo pone al centro dell’esperienza particolare dei Carmelitani: «vegliate in ogni momento pregando».

Il risveglio di Dio nell’anima e il risveglio dell’anima

giovannibussa

Potremmo anche tradurre: «restate svegli per pregare sempre». Ma restare svegli significa non dormire mai? Vuol dire fare delle veglie notturne di preghiera? Per comprendere questo restare svegli possiamo rifarci ad alcune pagine di san Giovanni della Croce a commento della sua poesia Fiamma d’amor viva. Il Santo carmelitano parla del risveglio di Dio nell’anima, del Verbo sposo nel fondo dell’anima, come di un movimento che il Verbo produce nella sostanza dell’anima. Così l’anima stessa è risvegliata dal sonno grazie al risveglio di Dio in lei, e passa da una conoscenza naturale ad una conoscenza soprannaturale che permette di «conoscere le creature mediante Dio e non Dio mediante le creature, ciò significa conoscere gli effetti mediante la loro causa e non la causa mediante gli effetti» (FB 4,5).

Infatti tipico dell’esperienza naturale è conoscere le cause mediante gli effetti sperimentabili. Ma quando non riscontriamo “in natura” gli effetti desiderati, cioè quando riteniamo che le nostre preghiere non siano state esaudite come avremmo voluto, ci sembra che Dio non agisca, o che si sia addormentato. San Giovanni della Croce ci avverte che in realtà «quando noi siamo negligenti e addormentati davanti a Dio, ci sembra che Dio sia addormentato e ci trascuri» (FB 4,8). In fondo non conosciamo Dio, perché Dio vuole essere conosciuto per ciò che è, ci siamo invece fatti un’immagine di Dio che non è Dio. Il rischio poi è che noi pensiamo di essere stati dimenticati da Dio senza vedere che spesso siamo stati noi a dimenticarlo, non abbiamo seguito le vie che lui ci ha mostrato – come dice il Salmo – non ci siamo lasciati condurre da Dio sui suoi sentieri. L’Avvento è anche un tempo di conversione e di pentimento, che sono possibili riscoprendo la grande misericordia che Dio ci offre per conoscerlo in modo nuovo e per «progredire ancora di più», secondo l’esortazione della prima lettera di san Paolo ai Tessalonicesi.

Ecco allora che san Giovanni della Croce ci offre una preghiera che possiamo elevare a Dio, chiedendo di essere risvegliati dal sonno della nostra dimenticanza e dei nostri peccati, perché Dio si è già svegliato in noi offrendoci la sua misericordia: «Risvegliaci e illuminaci, Signore mio, affinché conosciamo e amiamo i beni che ci porgi continuamente, e sapremo che ti sei mosso a farci grazia e che ti sei ricordato di noi» (FB 4,9).