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di P. Stefano Conotter ocd

laudatosi

È un dato di fatto che nei suoi testi magisteriali più importanti Papa Francesco ama citare San Giovanni della Croce[1]. Certamente questo si spiega perché Bergoglio è stato professore di letteratura in Argentina e quindi non poteva non conoscere approfonditamente uno dei più importanti poeti di lingua spagnola. Mi sembra però che si possa cogliere anche un’affinità d’animo più profonda che secondo me emerge particolarmente nella lettera enciclica Laudato si’, di cui è stato celebrato il quinto anniversario dalla pubblicazione il 24 maggio scorso.

In questo stesso giorno è iniziato un anno speciale dedicato alla Laudato si, per verificare cosa si è fatto in questi cinque anni e soprattutto per cercare cosa sia importante fare ancora. Sicuramente la crisi del Coronavirus ha reso ancora più attuale la visione che Francesco ha offerto in questa lettera.

Tra i “luoghi” in cui il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale propone di aprire un “cantiere” Laudato si’ (diocesi, parrocchie, famiglie, scuole, ospedali, mondo agricolo etc.) ci sono anche le comunità religiose. Mi sembra bello che questa visione dell’ecologia integrale possa essere letta anche alla luce dei diversi carisma. Io penso che noi carmelitani dovremmo sentirci particolarmente a casa in questa lettera e che dovremmo portare il nostro contributo per la realizzazione degli obiettivi della Laudato si’. Tra l’altro il carisma dei santi carmelitani mi sembra un ottimo antidoto contro le derive panteistiche o le riduzioni naturalistiche in cui il tema dell’ecologia può scivolare[2].

Vorrei cercare di indicare alcuni punti che ci interpellano come carmelitani e che ci stimolano a investirci in questo cantiere.

In primo luogo è proprio il tema della casa comune, della dimora, che è congeniale all’universo simbolico carmelitano. Il tema biblico della vigna/giardino (Karmel in ebraico) è stato assunto nella nostra storia come primo paradigma del carisma. Secondo le parole dei profeti il Carmelo è il luogo dove la terra può diventare il bel giardino che Dio ha affidato alla creatura umana oppure può diventare un deserto inospitale che divora i suoi abitanti. La discriminante è la fedeltà all’Alleanza e la docilità alla parola di Dio. Ricordiamo i racconti del leggendario carmelitano che richiamano questo ruolo dei carmelitani per la cura della terra e dell’acqua che si erano inquinate. La loro presenza orante è l’inizio di un cammino di risanamento. Ed è proprio questa la prospettiva dell’ecologia integrale[3].

Il tema della casa, dimora (oikos in greco, da cui deriva la parola ecologia) è anche un tema centrale nella visione teresiana. Infatti l’ecologia integrale proposta dalla Ladato si’ ha al centro la persona umana con la sua dignità infinita. Potremmo dire che la conversione ecologica corrisponde a quella intuizione di Chiara Lubich che completava la visione del Castello interiore di Teresa, con la necessità di prendersi cura del corrispondente Castello esteriore dell’ambiente naturale e sociale in cui viviamo. “Tutto è in relazione” continua a ripetere l’Enciclica: “è importante recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con se stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio. L’educazione ambientale dovrebbe disporci a fare quel salto verso il Mistero, da cui un’etica ecologica trae il suo senso più profondo”. Mi sembra che il carisma teresiano possa essere un forte richiamo al fondamento spirituale dell’ecologia. Teresa aveva cura che i suoi monasteri fossero luoghi organizzati attorno all’orazione, che rende la persona, la fraternità, e anche l’ambiente esterno una dimora ospitale per lo Sposo[4].

Inoltre, una delle parole chiave della Laudato si’ è proprio la contemplazione, come atteggiamento fondamentale, che permette di vivere ed attuare l’ecologia integrale: “C’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero.  L’ideale non è solo passare dall’esteriorità all’interiorità per scoprire l’azione di Dio nell’anima, ma anche arrivare a incontrarlo in tutte le cose” (LS 233); “Questa contemplazione del creato ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare, perché «per il credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e silenziosa»” (LS 85); “Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode” (LS 12); “Per questo, quando contempliamo con ammirazione l’universo nella sua grandezza e bellezza, dobbiamo lodare tutta la Trinità” (LS 238); “La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo” (LS 222); “L’essere umano tende a ridurre il riposo contemplativo all’ambito dello sterile e dell’inutile, dimenticando che così si toglie all’opera che si compie la cosa più importante: il suo significato” (LS 237). Per un Ordine contemplativo, come si definisce il Carmelo, la Laudato si’ è musica per le proprie orecchie!

Il tema dell’ecologia non è trattato dalla Laudato si’ come uno dei tanti dossier che stanno sulla scrivania e su cui anche la Chiesa deve dire la sua. E’ piuttosto un modo di vedere l’insieme delle questioni dell’umanità, è un modo di abitare la realtà, di cogliere il legame dei diversi aspetti dell’esistenza. E’ questo modo di “essere al mondo” che secondo me è congeniale al nostro carisma, un po‘ come la sfida del profeta Elia sul monte Carmelo, che ricentra tutti i problemi attorno all’abitare la Terra promessa nella fedeltà all’Alleanza il Dio dei padri.

Per questo mi sembrerebbe bello come carmelitani accettare la sfida di quest’anno Laudato Si’ e farlo diventare anche un cantiere educativo per il lavoro con i giovani. Sono convinto della fecondità di questa visione, soprattutto in questo momento epocale di ripresa dopo la tragedia della pandemia. Ritengo che il contributo carmelitano ad una vera ecologia integrale sia troppo prezioso per concederci il lusso di tenerci al margine di quest’anno per la cura della casa comune.

Vorrei terminare questo invito con questo paragrafo che riassume forse il punto che più ci sta a cuore a partire dalla visione carmelitana della persona come chiamata al dialogo con Dio (cf. Gaudium et spes 19).

“Se la crisi ecologica è un emergere o una manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale della modernità, non possiamo illuderci di risanare la nostra relazione con la natura e l’ambiente senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali. Quando il pensiero cristiano rivendica per l’essere umano un peculiare valore al di sopra delle altre creature, dà spazio alla valorizzazione di ogni persona umana, e così stimola il riconoscimento dell’altro. L’apertura ad un “tu” in grado di conoscere, amare e dialogare continua ad essere la grande nobiltà della persona umana. Perciò, in ordine ad un’adeguata relazione con il creato, non c’è bisogno di sminuire la dimensione sociale dell’essere umano e neppure la sua dimensione trascendente, la sua apertura al “Tu” divino. Infatti, non si può proporre una relazione con l’ambiente a prescindere da quella con le altre persone e con Dio. Sarebbe un individualismo romantico travestito da bellezza ecologica e un asfissiante rinchiudersi nell’immanenza[5]” (LS 119).

Note:

[1] Evangelii Gaudium 11 e 287 ; Amoris Laetitia 231 ; Laudato si’ 234.

[2] Proprio parlando di San Giovanni della Croce il Papa precisa: «Non è perché le cose limitate del mondo siano realmente divine, ma perché il mistico sperimenta l’intimo legame che c’è tra Dio e tutti gli esseri, e così “sente che Dio è per lui tutte le cose”» (LS 234). Sul bisogno di una mistica che animi la conversione ecologica invocata da Francesco, e su quanto a questo fine possa servire la spiritualità sanjuanista, cf. l’opuscolo di recente pubblicato del nostro confratello Iacopo Iadarola, Cantare il creato. Con san Francesco e san Giovanni della Croce, EMP, Padova 2019, che prende le mosse proprio da LS 234. Sul nostro sito poi son stati pubblicati già un articolo del medesimo autore sulle citazioni carmelitane nella Laudato si' (qui) e un ricco florilegio di testi desunti dalla letteratura carmelitana, e non, a commento di alcuni passi salienti dell'enciclica, composto dal nostro P. Piero Rizza (qui).

[3] Se «i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi», la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore. Tuttavia dobbiamo anche riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente (LS 217).

[4] Su queste tematiche cf. la miscellanea curata dalla nostra facoltà teologica del Teresianum: AA. VV., «Tutte le creature sono connesse tra loro» (Laudato si’ 42). Il principio di integralità nella visione dell’humanum, Edizioni OCD, Roma 2017.

[5] E’ qui che il Papa richiama anche l’inconciliabilità fra ecologia e il rifiuto dei valori della vita: “Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto” (LS 120).