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di P. Hermann Ramanantoanina ocd

pace

Ha fatto un po’ sognare la profezia di Isaia offertaci dalla Chiesa nella prima Domenica di Avvento. Il profeta diceva: “Forgeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci” (Is 2,4). Sognare perché, vedendo quello che succede nel mondo, ci viene da dire che sarebbe troppo bello se accadesse ciò che dice Isaia!  Non parliamo solo della Terza Guerra mondiale “a pezzi”, come dice papa Francesco, ma anche di quello che avviene nelle nostre città e nella nostra quotidianità. Quanta violenza attorno a noi. Basta un piccolo fatto spiacevole per far scattare una reazione violenta, verbale e, a volte, anche fisica.

Di fronte alle troppe violenze nel nostro mondo, ognuno ha pronto il suo commento. Ci diciamo allora che è così che funziona il mondo: la sua economia (di cui fanno parte il commercio delle armi e i vari soprusi nei confronti dei paesi poveri grazie anche ai loro corrotti governi), la sua politica (anche qui ogni cosa diventa un discorso di parte, cioè partitico); la sua gente (con proprio carico di stress e di nervosismo e ancor più di disagio sociale). 

Nonostante ciò, papa Francesco afferma: “Tutti desideriamo la pace (Regina Coeli a Betlemme, 25 maggio 2014)”. Nessuno può negare che, in ognuno di noi, “abiti” un desiderio di pace e di tranquillità e viva sempre in lui la nostalgia del bello in questo mondo. Tale desiderio non si configura innanzitutto e solo come assenza di guerra nel mondo, ma più al fondo come serenità del cuore, in una parola, della vita tutta. Tutti noi abbiamo sete di questa serenità e di questa tranquillità. Vogliamo un mondo migliore, desideriamo questo cambiamento nel mondo. A proposito di questo cambiamento nel mondo, il grande Mahatma Gandhi diceva: “Be the change that you wish to see in the world” (Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo!). Madre Teresa era dello stesso parere quando diceva che le rivoluzioni sono vere se cominciano “da me e da te”.

Sono frasi che arrivano al cuore e non lasciano margini di trattativa. È troppo facile, e un po’meschino, criticare sempre, a torto o a ragione, gli altri, le varie istituzioni con i loro responsabili, stando poi fermi nella nostra comodità. Se davvero vogliamo qualche cambiamento per il bene e per la pace, cominciamo da noi, dalla nostra quotidianità. Così hanno fatto i santi (san Francesco, santa Teresa di Gesù, …). Il sogno di Isaia può cominciare a prendere forma nell’ambito della nostra quotidianità o, per usare le parole di papa Francesco all’inizio di questo anno, “facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita” (questa e le successive citazioni sono tratte dal Messaggio per la giornata mondiale della pace 2017).

Per cominciare ad agire non possiamo aspettare che i grandi della terra cambino, dall’oggi al domani, la loro politica in favore dei milioni di poveri. Per poter debellare la lebbra dalla faccia della terra Raoul Follerau chiedeva (e aspettava) che gli venisse dato il denaro speso per un solo aereo di guerra! L’aereo, o meglio il prezzo di quell’aereo, non gli è mai stato consegnato e oggi tanti esseri umani continuano a soffrire di questa terribile malattia.

In attesa che i potenti cambino le “spade in vomeri e le lance in falci”, ognuno di noi può attuare, certo su scala più ridotta, questi piccolo miracolo, perché “il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano”. Chiunque abbia fatto qualche esperienza di arti marziali, ha sentito almeno una volta il “maestro” dire che, così come siamo, abbiamo già in noi abbastanza armi per difendere e per attaccare! Ognuno di noi ha mani, piedi, testa, sguardo, bocca quindi gesti, pensieri, parole e urla che possono trasformarsi in “armi” per fare del male a qualcuno! Sguardi pieni di odio, parole taglienti e gesti violenti possono ferire e mettere al tappeto per molto tempo la vita di chi ci circonda. Iniziamo allora da qui e forgiamo tutte queste “armi” in qualcosa di buono, di utile, di vero e di bello per noi e per gli altri. Sì, già con le nostre mani, con i nostri piedi (andare a trovare qualcuno), con il nostro sguardo, con le nostre parole, possiamo togliere il dolore e la sofferenza a qualcuno e restituirgli la voglia di vivere.

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Tutto ciò non è al di fuori delle nostre capacità. Scrive papa Francesco: “L’esempio di santa Teresa di Gesù Bambino ci invita alla pratica della piccola via dell’amore, a non perdere l’opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Una ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo”.

Scrive ancora papa Francesco: “Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza”. In concreto, non si può superare la situazione di violenza di oggi “se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo ‘di più’ viene da Dio”. Infatti, “la nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza”. I cristiani sono persone pacificate perché certe dell’amore di Dio per ognuno di loro, quello steso amore che vorrebbero testimoniare a tutti gli altri uomini. Accogliamo perciò l’invito di papa Francesco: “nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune”.