di F. Iacopo Iadarola ocd

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Pochi giorni fa pubblicavamo un articolo sulla “firma carmelitana” di Papa Francesco. È entusiasmante constatare quanto spesso il Santo Padre nei suoi discorsi, con queste “firme”, s’involi in delle vere e proprie impennate mistiche, citando i nostri grandi santi carmelitani nei contesti più insospettati: il Messaggio ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale, il Discorso al Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo e ora, da ultimo, il discorso di chiusura dell’importantissimo summit su La protezione dei minori nella Chiesa, appena conclusosi. Le parole del Papa, stavolta, nella parte finale del suo accorato intervento sul dramma dell’abuso dei minori nella Chiesa, hanno indirizzato l’attenzione verso l’insegnamento mistico di una insigne stella del Carmelo, gassata ad Auschwitz e patrona d’Europa:

“Vorrei sottolineare l’importanza di dover trasformare questo male in opportunità, di purificazione. Guardiamo alla figura di Edith Stein – Santa Teresa Benedetta della Croce, con la certezza che «nella notte più oscura sorgono i più grandi profeti e i santi. Tuttavia, la corrente vivificante della vita mistica rimane invisibile. Sicuramente gli avvenimenti decisivi della storia del mondo sono stati essenzialmente influenzati da anime sulle quali nulla viene detto nei libri di storia. E quali siano le anime che dobbiamo ringraziare per gli avvenimenti decisivi della nostra vita personale, è qualcosa che sapremo soltanto nel giorno in cui tutto ciò che è nascosto sarà svelato». Il santo Popolo fedele di Dio, nel suo silenzio quotidiano, in molte forme e maniere continua a rendere visibile e attesta con “cocciuta” speranza che il Signore non abbandona, che sostiene la dedizione costante e, in tante situazioni, sofferente dei suoi figli. Il santo e paziente Popolo fedele di Dio, sostenuto e vivificato dallo Spirito Santo, è il volto migliore della Chiesa profetica che sa mettere al centro il suo Signore nel donarsi quotidiano. Sarà proprio questo santo Popolo di Dio a liberarci dalla piaga del clericalismo, che è il terreno fertile per tutti questi abomini».

Forze nascoste…

Questa citazione di Edith Stein (nell’editing del discorso non è stata ben segnalata: è quella che comincia con «nella notte più oscura…») non è certo di convenienza, ma profondamente sentita. Francesco vi era ricorso già al n° 8 della sua esortazione apostolica sulla chiamata universale alla santità Gaudete et exsultate, riportandola identica per segnalare quei “segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri di quel popolo che «partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità» (Lumen gentium 12)»”. Ora, il brano citato dal Papa è tratto da un breve e denso testo di Edith Stein, Vita nascosta ed Epifania [1], che riprende concetti chiave a lei molto cari e ricorrenti nella sua opera, riecheggiati ad esempio in questo suo altro celebre testo, La preghiera della Chiesa:

"Chi si consegna senza ritorno al Signore viene da Lui scelto come strumento per costruire il suo regno […]. I testi ufficiali di storia tacciono di queste forze invisibili e incalcolabili. La fiducia del popolo credente e il giudizio della Chiesa, a lungo provato e attentamente ponderato, però le conosce. E il nostro tempo si vede sempre più costretto, quando tutto il resto viene a mancare, a sperare l’ultima salvezza da queste sorgenti nascoste" [2]. Quali sono queste sorgenti nascoste? Sono anime in cui: "la consegna amorosa, illimitata, a Dio e il reciproco dono divino, l’unione totale e continua, è la massima elevazione del cuore per noi raggiungibile, il più alto grado di preghiera. Le anime che lo hanno raggiunto sono realmente il cuore della Chiesa: in esse vive l’amore sommosacerdotale di Gesù. Con Cristo nascoste in Dio, non possono che irraggiare l’amore divino, di cui sono ricolme, negli altri cuori e così collaborare alla perfezione di tutti all’unità di Dio, che era ed è il grande desiderio di Gesù" [3]. Come esempio di ciò Edith sta chiaramente alludendo all’Atto di offerta come vittima di olocausto all’Amore misericordioso di santa Teresa di Gesù Bambino, con cui ella volle porre sé stessa (e tutte le anime invitate a percorrere la sua piccola via) nel cuore della Chiesa, per effondere l’amore di Cristo in tutte le sue membra. Ma in primo piano Edith non indica Teresina, bensì cita esplicitamente l’esempio di una laica, Maria Antonietta De Geseur: una giovane donna offertasi nella vita quotidiana come vittima all’Amore di Dio, per la santificazione della Chiesa: “Così aveva compreso la sua chiamata Maria Antonietta De Geseur. Doveva compiere questo altissimo compito di cristiana nel mondo e il suo cammino è certamente significativo, esemplare e fortissimo, per molti che oggi si sentono sollecitati, seriamente e radicalmente, nella loro vita interiore a rispondere per la Chiesa, e che non sono destinati a seguire questa chiamata nel nascondimento di un monastero. L’anima che è entrata nel più alto grado della preghiera mistica è nel «tranquillo operare della vita divina», non pensa più che a consegnarsi all’apostolato cui Egli l’ha chiamata” [4].

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Ora, tutte queste citazioni, tanto in Francesco quanto in Edith, non riguardano certo lo screditare il clero a favore dei laici o dei consacrati, o viceversa. A questo riguardo Francesco è stato molto chiaro: “Permettetemi adesso un sentito ringraziamento a tutti i sacerdoti e ai consacrati che servono il Signore fedelmente e totalmente e che si sentono disonorati e screditati dai comportamenti vergognosi di alcuni loro confratelli. Tutti – Chiesa, consacrati, Popolo di Dio e perfino Dio stesso – portiamo le conseguenze delle loro infedeltà. Ringrazio, a nome di tutta la Chiesa, la stragrande maggioranza dei sacerdoti che non solo sono fedeli al loro celibato, ma si spendono in un ministero reso oggi ancora più difficile dagli scandali di pochi (ma sempre troppi) loro confratelli. E grazie anche ai fedeli che ben conoscono i loro bravi pastori e continuano a pregare per loro e a sostenerli”.

Si tratta, invece, attraverso questa citazione carmelitana del Papa, di recuperare anche nei momenti più drammatici quello sguardo fiducioso sulla Chiesa che è Popolo di Dio e Corpo Mistico insieme, in cui “tutto è connesso” (per usare un’altra espressione molto cara al pontefice) e dove, sotto l’influsso del Capo e grazie alla "corrente vivificante della vita mistica che rimane invisibile", tutte le membra si soccorrono e si suppliscono vicendevolmente, secondo la sintetica espressione di Francesco, “nel silenzio e nel donarsi quotidiano”.

…contro il Male

Riguardo al contesto storico in cui Edith Stein ha scritto Vita nascosta ed epifania, correva l’anno 1940, con il nazismo all’apice del suo potere. È questa "la notte oscura”, il “nostro tempo” cui Edith allude nelle citazioni su riportate: il tempo, come proclamato apertamente in altri suoi testi, della “potenza dell’Anticristo” e dei “nemici della croce” incarnati dal nazismo (di cui già nel 1933 aveva denunciato lucidamente l’”aperta eresia” con una lettera a Pio XI). Crediamo che questa franchezza abbia costituito un ulteriore motivo per cui Francesco ha avuto a cuore la nostra carmelitana, denunciando senza timori e senza scrupoli, come lei, la presenza attiva di Satana nelle persecuzioni interne ed esterne della Chiesa: “Fratelli e sorelle, oggi siamo davanti a una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva e distruttiva. Dietro e dentro questo c’è lo spirito del male il quale nel suo orgoglio e nella sua superbia si sente il padrone del mondo e pensa di aver vinto. E questo vorrei dirvelo con l’autorità di fratello e di padre, certo piccolo e peccatore, ma che è il pastore della Chiesa che presiede nella carità: in questi casi dolorosi vedo la mano del male che non risparmia neanche l’innocenza dei piccoli. E ciò mi porta a pensare all’esempio di Erode che, spinto dalla paura di perdere il suo potere, ordinò di massacrare tutti i bambini di Betlemme. Dietro a questo c’è satana”. Chi volesse leggere un altro splendido testo di Edith Stein, Il mistero del Natale [5], vi troverebbe un’eco profonda di queste parole del Papa.

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Ora, nella lotta contro il Male, argomenta Francesco, “così come dobbiamo prendere tutte le misure pratiche che il buon senso, le scienze e la società ci offrono, così non dobbiamo perdere di vista questa realtà e prendere le misure spirituali che lo stesso Signore ci insegna: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera, penitenza. È l’unico modo di vincere lo spirito del male. Così lo ha vinto Gesù”. Qui sovvengono i mistici. Qui scaturiscono quelle che Edith Stein chiama “sorgenti nascoste” di santità, che mandano avanti la Chiesa e “rinnovano il volto della terra” [6]: nel “donarsi quotidiano” dei laici, nell’offerta della vita dei religiosi e dei sacerdoti, in unione feconda, realmente mistica, all’offerta di Cristo come sacerdote e come vittima [7]. Termine quest’ultimo che non deve richiamare vecchie devozioni tacciate di vittimismo o dolorismo, ma che deve ridestare il coraggio, la gioia e l’entusiasmo di chi vuole imparare a stare davvero, al di là di tutte le possibili strategie mediatiche ed ecclesiali, dalla parte delle vittime.

Note:

[1] Contenuto in E. Stein, Nel castello dell’anima. Pagine spirituali, Edizioni OCD, Roma 2004, pp. 424-429.

[2] Ivi, pp. 353-354.

[3] Ivi, p. 355.

[4] Ivi.

[5] Ivi, pp. 106-123.

[6] Ivi, p. 351.

[7] È quanto fece la stessa Edith scrivendo alla sua Priora il 26 marzo 1939: “Cara Madre, per favore, mi consenta Vostra Reverenza di offrirmi al Cuore di Gesù come vittima di espiazione per la vera pace: che la potenza dell’Anticristo, se possibile, crolli senza che scoppi una nuova guerra mondiale e un nuovo ordine si possa costruire. Lo vorrei fare oggi perché è la dodicesima ora. So che sono un nulla, ma Gesù lo vuole, ed Egli certamente in questi giorni chiamerà anche molti altri a fare lo stesso” (Ivi, 404).