maternita

Sul numero di Avvenire del 6 luglio 2017 è stata pubblicata la seguente lettera scritta dal nostro P. Ermanno Barucco (professore di teologia morale e Bioetica all'Istituto teologico di Bruxelles) sul recente caso di maternità surrogata contrattata da Cristiano Ronaldo.

«Caro Avvenire, dopo la notizia della nascita di una bambina e un bambino, figli di Cristiano Ronaldo, nati attraverso la pratica della fecondazione assistita e dell’utero in affitto, mi sento di scrivere questa lettera attraverso il nostro giornale ai due piccoli. «Benvenuti; vediamo in voi la bellezza della vita umana appena nata e la benedizione di Dio fin dal vostro concepimento. Non possiamo non vedere questo. Siete figli di Dio per diventarlo in pienezza, avete i tratti filiali del Figlio di Dio Gesù, sarete sempre più resi conformi a Lui.

Nessuno potrà dirvi che siete (solo) figli della provetta, figli dell’utero in affitto, figli della volontà di potenza dell’uomo. Siete figli di Dio per diventarlo in pienezza, questa è la vostra vocazione e missione, per voi come per gli altri. Voi, siete figli biologicamente di Cristiano e siete figli di una donna che sicuramente desidererete un giorno conoscere, e avreste desiderato già conoscere fin d’ora. Perché nel vostro corpo c’è anche il suo Dna, nella vostra vita c’è la vita sua che si trasmette e si dona, nel vostro volto ci sono alcuni tratti del suo volto, nel vostro essere figli c’è il suo essere madre. C’è e ci sarà sempre, si vedrà sempre. Solo i ciechi, quelli che si vogliono accecare da sé con il loro egoismo, non vedono e dicono che non si vede, e imporranno a tutti di dirvi che non si vede. Con la grazia di Dio che opera invisibilmente nel cuore di tutti gli uomini di buona volontà, lo Spirito Santo darà la possibilità a tutti di vedere di nuovo la realtà. Quel giorno, vedremo, vedranno, cari bambini, che vi è stata imposta una ferita nella vostra vita di figli: la separazione da vostra madre, nonostante siate stati accuditi e cresciuti con amore da nonna e zie... e papà. Ma noi vediamo, voi vedrete, e un giorno vorrete dire a tutti, e particolarmente a papà: “Guardate, guardate, in noi si vede nostra madre! Dov’è? Dov’è stata in questi anni? Perché non ce l’avete donata?”. Forse anche vostro padre, un giorno, riuscirà a vedere»