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di Iacopo Iadarola

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È appena trascorso, il 7 gennaio 2015, il trentesimo anniversario della morte di P.Sergio Sorgon, missionario carmelitano in Madagascar: l’Isola rossa nei cui  “fiumi si direbbe che scorre sangue”. Così si era espresso vedendo il paese dall’aereo che lì lo aveva portato nel 1969, insieme ad altri due padri, per impiantare la missione promossa dal Carmelo veneto. Non sapeva che, molto dopo - dopo 16 anni di infaticabile lavoro missionario, di costruzione di scuole e parrocchie in ruoli di alta responsabilità - in quei fiumi avrebbe versato il proprio sangue. Il 7 gennaio 1985 infatti, in circostanze ancore misteriose, sarebbe stato barbaramente ucciso per moventi certamente non irrelati al suo sforzo e al suo impegno appassionato per il riscatto e l’emancipazione del popolo malgascio. A questo riguardo, impiegava spesso il termine "malgascizzazione" per indicare quel lungo e faticoso processo culturale che si auspicava avvenisse per la nazione e per la Chiesa del Madagascar, processo tramite cui il popolo malgascio avrebbe dovuto diventare il protagonista e l'interprete delle propria fede, cultura ed economia - e non un passivo ricettore di istruzioni impartite dall'alto

Il prossimo marzo, l’episcopato malgascio e la curia generale dell’Ordine carmelitano inoltreranno ufficialmente alla Congregazione delle Cause dei Santi la domanda di apertura del processo di beatificazione.

Per un suo breve profilo biografico rimandiamo a questo articolo scritto da Mons. Bruno Gumiero, Arciprete emerito del Duomo di San Donà (VE), suo paese natale che lo ricorda con tenace affetto e dove proprio ieri si è tenuta una celebrazione eucaristica in suo ricordo presieduta da P.Rodolfo Girardello, vicario generale dell’Ordine ai tempi dell’assassinio. 

Per ricordare le vive parole di P.Sergio riportiamo invece uno dei tanti articoli che scrisse dalla terra di missione, sulla figura di S.Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, articolo che rivela appieno la sua anima di carmelitano e di missionario che ha saputo amare non a parole o con la lingua, me con i fatti e nella verità (1Gv 3,18), come ci ha ricordato la liturgia in questi giorni.

I VARI MOTIVI DI UNA PRESENZA

di P.Sergio Sorgon

Da ormai cinquant'anni questa giovane e sorridente suora di clausura, che ha bruciato la sua vita "per la missione", cioè per l'avvento del Regno di Dio, la si ritrova in tutto il mondo, perfino nelle più remote e squallide cappelle della brousse africana. Perché? Chi ve l'ha portata e che cosa ha portato lei, inve­ce?

NEL MISTERO DEL CORPO MISTICO

Santa Teresa del Bambino Gesù è in missione perché que­sto è il posto che le conviene, avendo fatto della missione la ragione della sua vita. Evidentemente l'efficacia della sua azione pastorale, della sua vita trascorsa nella monotonia della clausura non la si può misurare ... a cifre! Ma nel Mistero del Corpo Mistico della Chiesa resta un fatto reale, riconosciuto e additato ad esem­pio dalla Gerarchia, e il suo messaggio è un insegnamento e una verifica continua per ogni metodo di lavoro missionario.

NELLA CHIESA MALGASCIA

Per quanto ci riguarda, nella Chiesa del Madagascar ci so­no alcuni dati che possono aiutare ad apprezzare il valore e l'influsso del suo messaggio, anche se, nelle origini, le ragioni dell'interesse e della devozione a Santa Teresa del Bambino possono apparire occasionate da ben altre circostanze.

Infatti, se il grande slancio missionario della Chiesa Catto­lici negIi ultimi 50 anni è coinciso con la sua proclamazione a Patrona delle Missioni, qui in Madagascar la Santina è arrivata anche sull'onda della "Pax Gallica", cioè del colonialismo francese. Evidentemente il fatto che storicamente lo sviluppo della Chiesa cattolica nel Madagascar sia legato alla colonizzazione francese porta alla constatazione che anche qui la Chiesa ha camminato al passo con le situazioni della storia umana.

Inoltre bisogna riconoscere che fino ad una decina di anni fa circa, non era certo assente, nella Chiesa missionaria o nelle diverse congregazioni religiose che lavorano nel Madagascar, una venatura di nazionalismo o di campanilismo, a volte an­che stimolanti. Ma quello che ha reso stabile e profonda la presenza di Santa Teresina è stato lo sviluppo di varie "presenze carmelitane", a cominciare dalle Monache di clausura, venute dalla Francia. Il primo monastero conta ormai 55 anni di vita. Ora ce ne sono tre. Sono venuti poi i Terziari Carmelitani, le Carmelitane di Santa Teresa di Torino, le Carmelitane Apostoliche di San Giuseppe, le Carmelitane minori della carità da Reggio Emilia, e infine anche i Padri Carmelitani Scalzi della Provincia Veneta.

Questa varia e massiccia presenza del Carmelo, in una Chiesa ancora relativamente giovane, ha certamente servito da supporto ideale al messaggio e alla devozione a Santa Te­resa del Bambino Gesù.

INFLUSSO TERESIANO

Per esempio, la vicinanza del Monastero della Carmelitane Scalze di Tananarive al seminario maggiore (unico per tutta l'isola) ha contribuito a irradiare e a mantenere un influsso ti­picamente teresiano nella formazione del clero. Un'influenza speciale di Santa Teresa e della sua spiritua­lità la si constata nelle numerose congregazioni femminili. Il Madagascar soffre di una carenza di vocazioni sacerdotali, ma è ben ricco invece di vocazioni religiose femminili. Ebbene, non c'è casa di formazione religiosa dove non si conosca o non si studi la "Storia di un'anima" o le "Lettere", ecc.

Si è convinti che per quanto diversa possa essere la spiri­tualità di ognuno, per quanto numerose e varie siano le opere e le attività, nessun' aspirante religiosa può ignorare, soprat­tutto in terra di missione, il messaggio che Santa Teresa ci ha lasciato con la vita e l'insegnamento: che solo l'Amore è mis­sionario. Per soddisfare queste esigenze di contatto con l'insegna­mento della Santa di Lisieux sono in cantiere, sia per i laici che per i religiosi e i sacerdoti, varie edizioni in malgascio dell'Autobiografia , Lettere, ecc.

Se si guardano i laici o il semplice popolo cristiano, invece, bisogna riconoscere, con un po' di rammarico, che forse non la si è fatta conoscere abbastanza. E' probabilmente una grossa lacuna nella giovane Chiesa malgascia il non aver sufficientemente inculcato il culto dei santi come gli "antena­ti" nella fede, proprio qui dove la religione ancestrale è qua­si unicamente imperniata sul culto degli antenati.

Comunque diverse Chiese, in tutte le 17 diocesi dell'iso­la, sono dedicate a Lei e in varie altre chiese si trova la sua immagine (l'ho trovata addirittura al mercato di Tananarive, dove si vende di tutto!).

Nei buoni malgasci che frequentano le Chiese carmeli­tane o che hanno sentito parlare di lei o visto la sua immagi­ne (questa strana e sorridente suora con un crocifisso tra le mani, e straniera per di più), o che la vedono moltiplicata nei vari monasteri di clausura, (che costituiscono una innovazio­ne totale nel loro panorama spirituale) rimane impresso il messaggio di Santa Teresa del Bambino Gesù, e cioè che non sono le nostre opere, i nostri discorsi, le nostre fatiche più o meno apostoliche, le nostre scuole, ospedali, dispensari in ge­nere, ecc., che salvano, che danno la fede, che fanno la Chie­sa, ma è l'Amore, è il Signore.

Articolo pubblicato sul numero 12/1977 del periodico “S.Teresa del Bambino Gesù e la sua pioggia di rose” e ripubblicato in Fino all’ultima goccia (a cura di p.Rodolfo Girardello), Edizioni Provincia Veneta OCD, 1986. 

padresergioPadre Sergio insieme ai cristiani di Ambonidobo

padresergioinmotoP. Sergio in moto da un angolo all'altro del Madagascar