(da Gente Veneta n. 48 del 20 dicembre 2014, p. 18)

“NON SIETE VUOTI.
SIETE DEGNI PERCHE’ SIETE ABITATI COMPLETAMENTE DA DIO”

La mistica di S. Teresa d’Avila per l’uomo di oggi

emils“Non siete vuoti. Siete degni perché siete abitati completamente da Dio che vi ama, vi perdona, è misericordioso; cercatelo perché lui abita dentro di voi e con l’aiuto della Chiesa lo troverete” riassume così la mistica di S. Teresa d’Avila padre Emilio José Martinez, Vicario Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, a Venezia per un intervento sul V centenario della nascita di santa Teresa, nel 2015, in qualità di responsabile del centenario nel mondo e di profondo studioso della Santa che ci suggerisce che il modo migliore per celebrare questo anniversario è “leggere Teresa, conoscerla, portarla nella nostra vita. Non possiamo limitarci a fare celebrazioni solenni, dobbiamo andare alla sua scuola frequentando i suoi figli e le sue figlie e leggendo le sue opere.”

“Siamo orgogliosi di essere l’unico ordine fondato da una donna” continua p. Martinez, riferendosi ancora a Santa Teresa d’Avila, raccontandoci la storia dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi che a Venezia sono presenti in due comunità: quella dei frati vicino alla stazione ferroviaria e quella delle monache di clausura a S. Alvise. “Siamo nati dall’albero fecondo dell’Ordine fondato in Terra Santa intorno al 1200, sul Monte Carmelo. Approdato in Europa, l’Ordine è cresciuto, e santa Teresa, monaca carmelitana spagnola, ha operato la riforma che ha portato alla fondazione di un ordine nuovo” – quello degli Scalzi –, con i monasteri femminili a partire dal 1562 e i conventi maschili dal 1568. “Il nostro non è mai stato un ordine molto consistente – dice – ma ha mantenuto costantemente un discreto numero di religiosi”. I frati sono 4mila – un numero che non muta dal 1952, “di questi tempi quasi un miracolo” – e circa 10 mila le monache. Il numero maggiore dei religiosi è in Europa, in Italia e Spagna soprattutto, “ma il futuro dell’ordine si trova in Asia, India e Africa, e, per l’Europa, in Croazia, dove ci sono tanti giovani.” Dal canto suo però la provincia Veneta quest’anno “è stata benedetta con l’ingresso di 7 giovani postulanti” il maggior numero di ogni provincia europea.

Cos’è la mistica cristiana?

“Quando si parla di mistica spesso si pensa a fenomeni strani, niente di questo è mistica, sono fenomeni che a volte accompagnano l’esperienza mistica, che è invece ciò che ti permette di stabilire un rapporto intimo e immediato con le realtà divine e in particolare con la persona di Gesù in modo che la tua fede diventa assolutamente diversa: non è una cosa che vivi perché gli altri te l’hanno imposta o insegnata, ma perché tu stesso, nella comunità che è la Chiesa, hai avuto l’opportunità di stabilire un rapporto personale con Cristo. Allora anche il confessionale è un luogo mistico perché lì si stabilisce, tramite un uomo, un rapporto con Gesù che accoglie e dona la sua misericordia.

Ma qual è il proprio della mistica cristiana, oggi che si parla molto di mistica anche per altre religioni?

“La mistica cristiana è un cammino di allenamento per il servizio. Le mistiche non cristiane hanno invece come scopo l’autorealizzazione o l’elevazione dell’anima alla compassione. L’elemento oggettivo della mistica cristiana è incontrare Gesù e imparare da Lui ad essere servitori gli uni degli altri vicendevolmente, come dicono S. Teresa e S. Giovanni della Croce.”

Quale contributo può dare il Carmelo nella presentazione della mistica cristiana oggi?

“Un nostro compito è aiutare la chiesa a scoprire le vie dell’esperienza mistica non soltanto attraverso le scuole di preghiera, ma anche attraverso la celebrazione dei sacramenti, aiutando la gente ad andare oltre al mero compimento del precetto. Poi c’è la possibilità di far conoscere i nostri Santi, perché noi Carmelitani siamo come un’antenna che accoglie un segnale e rimanda all’altra antenna che sono Teresa, Giovanni della Croce, Teresina, Edith Stein, Elisabetta della Trinità, la beata Myriam e loro portano il segnale alla fonte assoluta che è Dio. Io credo che tutti siamo chiamati alla vita mistica, ma non allo stesso modo.”
E una cosa ci tiene particolarmente a dire p. Emilio: “A volte la preghiera viene mitizzata. Quando uno è innamorato non serve che abbia davanti l’essere amato per pensare a lui, così vale anche nei confronti di Dio: c’è una dedizione alla preghiera che è necessaria, ma la cosa più importante è che tutto il giorno sia impregnato dalla presenza di Dio, da quando ti alzi a quando vai a letto devi essere conscio che sei alla presenza di Dio, ed estendere l’orazione a tutti gli eventi della vita di ogni giorno, pensare a Gesù, parlare con Lui. Anche quando si pecca dire: ‘Signore, so che tu non ci abbandoni’. Così facendo ci mettiamo in una disposizione in cui lo Spirito ci può più facilmente riscattare.” E fa un esempio: “Avere sempre in mente Gesù è come portare il gps: quando cadi, il segnale dice ‘attenzione’ e lo Spirito subito ti soccorre, ti dice ‘andiamo dal confessore’.”

A proposito di mezzi di comunicazione, l’uomo occidentale che ricerca spasmodicamente la comunicazione può essere aiutato da questi moderni mezzi a capire la chiamata alla comunione mistica con Dio?

“All’uomo della nostra società non interessa comunicare quanto piuttosto conoscere pettegolezzi, ha bisogno di esibire sé stesso e sapere cosa fanno gli altri. Ed è come un bambino iperattivo che si annoia subito delle esperienze che fa. Un’altra difficoltà è la mancanza di spirito di sacrificio e il modo nel quale si pensa alla felicità oggi, che si identifica con la comodità. Dobbiamo cercare di usare questi media in modo che conoscendo bene le loro tecniche possiamo offrire il messaggio del Vangelo, per esempio come i tweet del Papa, ed essere pronti ad accogliere i nostri fratelli quando cadono e disperano, vedendo che le loro azioni non li hanno portati alla felicità.”

Ma l’uomo cerca una comunicazione con Dio?

“L’uomo occidentale cerca l’unione con Dio senza saperlo. ‘Guardate figlie mie che non siete vuote’ dice Teresa. L’uomo di oggi pensa di essere vuoto e riempie la vita di un sacco di esperienze e cose, ma nei momenti di crisi si rende conto che queste cose non l’hanno riempito e allora c’è l’opportunità di predicare la buona notizia e dire guardate che non siete vuoti. Dobbiamo essere profeti e dire la verità senza compromessi, ma come il Terzo Isaia che dice: ‘Consolate, consolate il mio popolo’ perché la gente non è matura e non è capace di accettare la critica, di fronte ad essa si difende o sparisce. Ha bisogno di un profeta di consolazione e di misericordia.”

Carlotta Venuda