di P. Ermanno Barucco, ocd

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Il padre Marie-Bernard non fu solo “scultore di Teresa” ma di altre opere di diversi soggetti. Alcune statue della Vergine Maria ad esempio lo hanno reso famoso. Tra queste c’è anche la riproduzione della statua della “Vergine del sorriso”, quella statua di Maria Immacolata – con le mani aperte e le braccia tese, con la corona di stelle sulla testa e la luna sotto i piedi, mentre schiaccia la testa al serpente – che aveva accompagnato la storia santa della famiglia di Teresa.

Il padre Luigi l’aveva ricevuta in dono prima ancora di sposarsi e l’aveva inizialmente posta nel giardino della piccola abitazione a due piani, una torretta detta “Pavillon”, che aveva acquistato per abitare ad Alençon e che si trovava vicino alla campagna e al fiume. Una volta sposato e trasferitosi in una casa più grande, in questo giardino giocheranno le sue figlie durante i numerosi “fuori porta” che la famiglia si concedeva. Teresa stessa racconta: «Ricordo con gioia i giorni in cui papà ci portava al Pavillon, i minimi particolari mi si sono scolpiti nel cuore… Mi ricordo soprattutto le passeggiate della domenica in cui la mamma ci accompagnava sempre… Sento ancora le impressioni profonde e poetiche che mi nascevano nell’anima alla vista dei campi di grano smaltati di fiordalisi e di fiori campestri» (Ms A, 11v°).

La statua della Vergine fu trasferita nella casa familiare dopo le nozze di Zelia e Luigi e divenne un punto di riferimento spirituale per tutta la famiglia Martin, specialmente nel mese di maggio dedicato alla Madonna, quando le bambine coglievano fiori per attorniarne la statua e facevano altre decorazioni (cf. Ms A, 29v°). Questa statua diventerà famosa nel mondo intero proprio per l’importanza che aveva per la famiglia di Teresa. Ella lo ricorda all’inizio di Storia di un’anima: «Prima di prendere la penna, mi sono inginocchiata davanti alla statua di Maria (quella che ci ha dato tante prove di predilezioni materne da parte della Regina del Cielo per la nostra famiglia) e l’ho supplicata di guidarmi la mano…» (Ms A, 2r°).

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Nel santuario di Santa Teresa del Bambino Gesù di Verona-Tombetta questa devozione familiare è rappresentata in un quadretto conservato nel piccolo passaggio tra la chiesa e l’atrio: la sera prima di andare a letto Teresa prega davanti alla statua della Vergine insieme a sua madre mentre in fondo alla camera assiste alla scena il padre.

La statua fu portata dalla famiglia Martin da Alençon a Lisieux nel loro trasferimento dopo la morte di Zelia, nella casa dei “Buissonnets”, ed è qui che prese il nome di “Vergine del sorriso” da quando, il 13 maggio 1883, con un sorriso, guarì Teresa da quella strana malattia psicofisica che l’aveva resa ipersensibile dal momento della morte della madre Zelia nel 1877. Teresa racconta di sé come di un fiorellino che «languiva e sembrava per sempre appassito… Tuttavia aveva un Sole accanto a sé, questo Sole era la Statua miracolosa della Madonna che aveva parlato due volte alla mamma, e spesso, molto spesso, il fiorellino volgeva la sua corolla verso l’Astro benedetto… Una domenica mi misi a chiamare quasi a bassa voce: “Mamma… Mamma”. […] Mia sorella Maria si inginocchiò accanto al mio letto con Leonia e Celina, poi si rivolse alla Madonna e, pregandola con il fervore di una Madre che chiede la vita del figlio, Maria ottenne quello che desiderava… Dal momento che non trovava alcun soccorso sulla terra, anche la piccola Teresa si era volta alla sua Madre del Cielo; la pregò con tutto il cuore di aver finalmente pietà di lei… All’improvviso la Madonna mi parve bella, così bella che non ho mai visto nulla di così bello: il suo volto spirava una bontà e una tenerezza ineffabile, ma ciò che mi penetrò fino in fondo all’anima fu “l’incantevole sorriso della Madonna”. Allora tutte le mie sofferenze svanirono…» (Ms A, 29v°-30r°).

Questo episodio è rappresentato in un mosaico in alto nella Cappella della Santa nel Santuario di Tombetta, proprio sopra la riproduzione della “Vergine del sorriso” che si staglia sopra l’urna in cui giace la statua di Teresa che “spira d’amore”. L’intento di chi progettò questa Cappella nel 1940 fu di “ripresentare” a Verona la Cappella edificata nel 1923 nella chiesa del monastero di Lisieux in vista della beatificazione di Teresa: stessa urna con Teresa distesa nel momento della morte, stessa statua della Vergine del Sorriso (ma di dimensioni più grandi), stesse statue dei grandi angeli e della piccola Teresa che suona l’arpa gettando le rose sulla croce davanti a sé (quest’ultima composizione di statue a Lisieux fu poi tolta, oggi infatti non c’è più).

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Ma prima di arrivare nel luogo dove è oggi fin dal 1923, la statua della “Vergine del sorriso” fu portata dalla casa di famiglia al monastero di Lisieux, Teresa ancora vivente, quando entra in monastero sua sorella Celina dopo la morte del padre Luigi nel 1894. Teresa la pose all’ingresso della sua stanza e la statua rimase vicino a lei nell’infermeria anche negli ultimi mesi di vita nel 1897. Aver posto infine nel 1923 – come abbiamo detto – la statua della “Vergine del sorriso” sopra l’urna di Teresa che spira d’amore, sembra voler indicare ancora il Sole che illuminò il piccolo fiorellino donandogli nuova forza per la vita, tanto che Teresa riprese questa rappresentazione nel disegnare una parte del suo stemma personale a fianco di quello che lei stessa aveva disegnato per Gesù, stemmi che campeggiano in cima all’urna stessa (ben smaltati di diversi colori a Lisieux e semplicemente in bronzo a Verona).

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Attraverso Teresa e i suoi scritti anche la statua della “Vergine del sorriso” ebbe rinomanza, così che fin dal 1918 padre Marie-Bernard decise di riprodurne diverse copie al fine di evitare riproduzioni inesatte che già circolavano. Ma la complessità dell’opera, per ottenere una riproduzione più fedele possibile dell’originale, richiese diversi anni di studi e si concluse nel 1921 quando lo scultore restò due settimane nel monastero delle Carmelitane a Lisieux: una specie di “ritiro spirituale” lo definì. Cominciò ricoprendo la statua di plastilina e poi, una volta seccata, dividendo lo stampo in 200 pezzi per staccarli dalla statua senza rovinarla. Infine ricompose tutti i pezzi (come un puzzle) per ottenere lo stampo per riprodurre modelli “gemelli” della “Vergine del sorriso”. Al Santuario di Verona ci sono due esemplari nelle dimensioni originarie (alti 70 cm circa), uno nell’atrio di ingresso laterale della chiesa (sopra la tomba di padre Angelo Meneghini grande promotore del Santuario di Teresina) e l’altro sotto il porticato esterno che dà sul piazzale.

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Inoltre, come dicevamo, c’è la riproduzione ingrandita (due metri e più) e un po’ modificata che si trova nella Cappella della Santa. E proprio qui si può recitare la preghiera tipica del Santuario, indirizzata sì a santa Teresina ma chiedendole pure di intercedere presso la Vergine Immacolata che le «sorrise sul mattino della vita» e che dall’alto ancor ora illumina e protegge coloro che la pregano innalzando lo sguardo alla sua statua come fece Teresa.

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