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Elisabeth de la Trinité Carmélite

di Maria del Puerto Alonso ocd

Elisabetta della Trinità, nonostante la sua giovane età, rivela nella sua vita una evoluzione molto chiara rispetto alla mosericordia di Dio. Non dimentichiamoci che nacque in una Francia giansenista, dove il timore di Dio sconvolge i fedeli, riempiendoli di turbamento, scrupoli e abbattimenti. 

Un paio di anni prima di entrare al Carmelo la giovane francese assiste a delle catechesi e prende nota sul suo diario dei sermoni ascoltati.

Non è qualcosa di strano trovare prediche in cui venga detto ciò che segue: 

(Dal Diario)

Lunedì sera [13 marzo 1899]

Il giudizio

Ah! Se la morte è così spaventosa perchè spezza in due il nostro essere, sarebbe pur sempre poca cosa se tutto finisse con lei. Ma bisogna comparire davanti a Dio, rendergli conto di tutta la nostra vita. Questa volta non è più il Padre del figliol prodigo, così buono e misericordioso, non è più il Buon Pastore. È il Giudice terribile e inesorabile che non perdona... 

La povera Elisabetta trema di fronte a questi sermoni, anche se cerca di conservare la sua fiducia verso un Dio buono. Comunque quando la catechesi si sofferma sulla misericordia divina, essa non nasconde il suo entusiasmo:

(Dal Diario)

Venerdì sera [17 marzo 1899]

La misericordia divina

«Il timore è l'inizio della sapienza» (Prov 1, 7), ma colui che agirà solo per timore, non farà un passo avanti in questa virtù. Bisogna pensare all'amore, alla misericordia di Dio. 
1. Quanto è grande la pazienza di Dio per il peccatore.
2. Come Dio ricerca il peccatore.
3. Con quanta bontà l'accoglie.
Questo è stato uno dei sermoni della sera che mi ha più colpito. Mi dispiace non poterne riferire che poche righe.

Elisabetta, prima di entrare al Carmelo, comincia a leggere Santa Teresa di Gesù e la Storia di un'anima di Santa Teresina (che allora non era che una ragazza francese da poco morta in un monastero carmelitano) e entrambe la conquistano profondamente. La sua relazione con Dio, con un Dio amico e sempre amoroso, in ogni circostanza, è qualcosa con cui la futura postulante carmelitana si identifica.

Elisabetta fa esperienza di Dio come di una madre tenera e così ne scrive a un sacerdote:

Lettera 174, Edizioni OCD (Lettera 208, Les Editions du Cerf)
Al signor canonico Angles

JM+JT

[Agosto 1904]
"Misericordias Domini in aeternum cantabo" (Sal 89, 2)

Caro signor Canonico, 
[...] Il giorno 2 ho festeggiato il mio terzo anniversario d'ingresso al Carmelo. Com'è stato buono Dio con me! È come un abisso d'amore in cui mi perdo nell'attesa di andare a cantare in cielo le misericordie del Signore. [...] Vale davvero la pena abbandonare tutto a lui con piena fiducia e poi riposare nel suo amore come un bimbo nelle braccia della mamma. È proprio qui, in questa dimora immutabile, che mi piace incontrarlo.

Quando ella scrive delle lettere per esprimere il cordoglio per un defunto, insiste su questa idea dei Dio misericordioso:

Lettera 196, Edizioni OCD (Lettera 223, Les Editions du Cerf)
Alla signora contessa de Sourdon

JM+JT

[1905]

[...] Le nostre anime saranno ancora più vicine in colui che è carità, secondo la bella definizione del discepolo dell'amore (1Gv 4, 8.16). Insieme con lei farò la S. Comunione per il caro scomparso, affinchè Dio, ricco di misericordia (Es 34,6), gli dia parte nell'eredità dei Santi, nella luce (Col 1,12), se già non l'ha introdotto in questo regno. È fin là tuttavia che penetra la mia anima quando penso a lui e sono piuttosto portata a pregarlo che a pregare per lui. 

A una signora timorosa per la sua prossima operazione parla della malattia e della morte con grande saggezza, con l'utilizzo di non poche citazioni bibliche:

Lettera 192, Edizioni OCD (Lettera 224, Les Editions du Cerf)
Alla signora Angles

JM+JT

[Marzo,1905]
L'abbandono è il frutto delizioso dell'amore

[...] Capisco il suo turbamento di fronte alla prospettiva di una operazione e chiedo a Dio che ne addolcisca e calmi lui stesso la sofferenza. L'apostolo S. Paolo dice che «egli opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà» (Ef 1, 11). Per conseguenza dobbiamo accettare tutto come se ci arrivasse direttamente dalla mano divina del Padre celeste che ci ama e si serve di tutte le cose per giungere al suo scopo, quello di «unirci più intimamente a lui».  Cara signora, lanci la sua anima sulle onde della confidenza e dell'abbandono, e si ricordi che tutto quello che la turba e la getta nel timore non viene affatto dal buon Dio, perchè egli è il Principe della pace (Is 9, 5) e l'ha promessa «agli uomini di buona volontà» (Lc 2, 14). Tutte le volte che l'assale la paura di avere abusato delle sue grazie, come mi ha confidato, allora è il momento di raddoppiare la fiducia. Dice l'Apostolo: «dove abbonda il peccato molto più sovrabbonda la grazia» (Rm 5, 20). E ancora: «mi glorio nelle mie debolezze, perchè allora la forza di Gesù Cristo abita in me» (2Cor 12, 9). «Il nostro Dio è ricco di misericordia a causa del suo immenso amore» (Ef 2, 4). Non tema perciò quell'ultima ora attraverso la quale tutti dobbiamo passare. La morte, cara signora, non è altro che il sonno del bambino che s'addormenta sul cuore della mamma. Finalmente la notte dell'esilio sarà tramontata per sempre, ed entreremo nel possesso "dell'eredità dei santi nella luce" (Col 1, 12). S. Giovanni della Croce dice che saremo giudicati sull'amore e questo corrisponde alle parole dette da Gesù alla Maddalena: «Molti peccati le sono rimessi perchè ha molto amato» (Lc 7, 47). Spesso temo di avere un lungo purgatorio pensando che sarà molto domandato a chi tanto ha ricevuto. Egli ha colmato di doni la sua piccola sposa, ma ella si abbandona al suo amore e canta fin d'ora l'inno delle sue misericordie. Cara signora, se ogni giorno facciamo crescere Dio nella nostra anima, questo ci darà una grande sicurezza per comparire un giorno davanti alla sua santità infinita.

Non sono solo "belle parole", Elisabetta stessa sperimentò per diversi mesi la malattia, che l'avrebbe fatta morire di fame. In mezzo ai suoi patimenti, ella vedeva sempre la mano misericordiosa di Dio. Così scrive pochi mesi prima di morire:

Lettera 240, Edizioni OCD (Lettera 276, Les Editions du Cerf)
Al signor canonico Angles

JM+JT

[Giugno, 1906]
"Deus ignis consumens" (Eb 12, 29)

[...] Io sono sì, ancora prigioniera, ma una prigioniera felice che nell'intimo della sua anima canta, notte e giorno, l'amore del suo Maestro. Egli è così buono! Si direbbe che non ha da pensare che a me, da amare che me, talmente si dona alla mia anima! Mi tratta così perchè, a mia volta, mi doni a lui per la sua Chiesa e tutti i suoi interessi, perchè sia sollecita del suo onore come la mia S. Madre Teresa.

Suor Elisabetta parlava della sua vocazione alla sua unica sorella: Guite, che amava profondamente e con la quale condivideva una grande empatia. Quando questa sua sorella si sposa e comincia ad avere figli, secondo quanto si pensava all'epoca, non c'era da sperare che potesse vivere una profonda vita spirituale, per quanto pia e virtuosa. La giovane carmelitana non si rassegna a questo, e invita sua sorella a vivere a fondo la propria vocazione battesimale e mistica:

Lettera 252, Edizioni OCD (Lettera 298, Les Editions du Cerf)
Alla sorella, signora Chevignard

JM+JT

[16 Luglio 1906]
"La mia vocazione è l'amore" (S. Teresa di Gesù Bambino)

[...] Cara sorellina, bisogna eliminare la parola «scoraggiamento» dal tuo vocabolario d'amore: più senti la tua debolezza, la difficoltà a raccoglierti, più il Maestro sembra nascosto. e più devi rallegrarti perchè tu allora dai a lui, e non è forse vero che "è meglio dare che ricevere" (At 20, 35) quando si ama? Dio diceva a S. Paolo: «La mia grazia ti basta, perchè la forza si perfeziona nella debolezza» (2Cor 12, 9). E il grande Santo l'aveva compreso così bene da esclamare: «Mi glorio nelle mie infermità, perchè quando sono debole, la forza di Gesù Cristo abita in me» (2Cor 12, 9). Che importa ciò che sentiamo? Lui è l'immutabile, colui che non cambia mai. T'ama oggi come t'amava ieri, come t'amerà domani, anche se lo hai fatto soffrire. Ricordati che un abisso chiama un altro abisso, e che l'abisso della tua miseria, mia cara Guite, attira l'abisso della sua misericordia. Oh, vedi, Egli mi fa capire questo molto bene, ed è per noi due.

Ed è per noi due... Non è solo per noi monache carmelitane, è qualcosa riservato anche per i laici... Comprendere e vivere l'amore di Dio, la sua misericordia infinita, è qualcosa a cui sono chiamate tutte le persone di tutti gli stati di vita e di tutte le età. Per questo scrive a una giovane adolescente:

Lettera 276, Edizioni OCD (Lettera 324, Les Editions du Cerf)
Alla signorina Germana de Gemeaux

JM+JT

[Ottobre 1906]
"Dio solo basta" (S. Teresa di Gesù)

[...] Cara sorellina della mia anima, alla luce dell'eternità, il buon Dio mi fa comprendere tante cose e io vengo a dirle, come da parte sua, di non aver paura del sacrificio, della lotta, ma piuttosto di rallegrarsene. Se la sua natura è un soggetto di combattimento, un campo di battaglia, oh! non si scoraggi, non si rattristi, vorrei dirle anzi: ami la sua miseria, perchè su di essa Dio esercita la sua misericordia. Quando la vista di questa miseria la getta nella tristezza e la fa ripiegare su se stessa, questo non è che amor proprio! Nell'ora dello scoraggiamento si vada a riposare sotto la preghiera del suo Maestro. Sì, sorellina, sulla croce egli la vedeva, pregava per lei, e questa preghiera è estremamente vivente e presente davanti al Padre (Eb 7, 25). È questa che la salverà dalla sua miseria. Più sente la sua miseria, più deve crescere la sua confidenza, perchè lui solo è il suo sostegno e non si metta in mente che non la vorrà prendere per questo. È una grossa tentazione.

 

Fonte: www.delaruecaalapluma.wordpress.com
(traduzione dallo spagnolo di F. Francesco Palmieri ocd)